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Imu: pesanti gli aggravi per le aziende anche con l’aliquota base

giugno 8 | Pubblicato da Luigi Sorreca | Economia, Prato

Nell’area nessun segnale ad oggi di applicazione dell’aliquota ridotta per le imprese.

Se va bene e il proprio comune si “accontenta” dell’aliquota base l’aggravio è del 47%, se va male è del 69% o anche di più: questo il quadro molto preoccupante per le imprese del distretto che si accingono a pagare l’Imu, la nuova imposta che va a sostituire l’Ici.

L’Unione Industriale Pratese ha effettuato delle simulazioni utilizzando a titolo esemplificativo la categoria catastale D/7, nella definizione ufficiale “Fabbricati costruiti o adattati per le speciali esigenze di un’attività industriale e non suscettibili di destinazione diversa senza radicali trasformazioni”: in sostanza la tipologia in cui rientra una parte consistente degli immobili produttivi. Il calcolo è stato effettuato sulla base di una situazione-tipo ricorrente: fabbricato D/7 di proprietà di una società (e non di una persona fisica) ed utilizzato per attività produttiva (quindi non libero o sfitto). Da qui si è partiti per un confronto fra l’impatto dell’Imu e quello che si avrebbe se fosse applicata l’aliquota Ici del 2011.

La simulazione è stata fatta sui comuni di Prato e Montemurlo, sulla base delle anticipazioni relative alle scelte sulle aliquote Imu espresse pubblicamente (anche se non ufficializzate) dalle rispettive amministrazioni. Prato sembra orientata a rimanere sull’aliquota base dello 0,76%, Montemurlo ad applicare lo 0,93%; altri comuni stanno ventilando aliquote anche dello 0,96% (il massimo consentito dalla legge è 1,06%).

“I risultati sono molto preoccupanti: a Montemurlo l’incremento rispetto all’Ici, che era già più alta rispetto a Prato, si prospetta di +69%, mentre Prato si ferma ad un +47% che è comunque enorme” commenta il direttore dell’Unione Marcello Gozzi “Rispetto ad altri  comuni dell’area Prato si segnala per moderazione, visto che il sindaco ha dichiarato di volersi fermare all’aliquota base: andando all’erario nazionale la quota fissa dello 0,38% il comune capoluogo incasserà meno di quanto ricavava con l’Ici. Ma nonostante questo, anche a Prato l’Imu comporterà aggravi molto pesanti. Va evidenziato inoltre che nessuno dei comuni dell’area ha dato segnali di voler applicare alle imprese l’aliquota ridotta dello 0,4%. Eppure questa è una facoltà offerta dalla legge, e non a caso perché i soggetti Ires ed in generale le imprese non beneficiano degli sgravi su Irpef e addizionali regionali e comunali, che l’introduzione dell’Imu ha riservato agli immobili che generano redditi fondiari, non locati, detenuti da persone fisiche. Le difficoltà di bilancio dei comuni sono note, ma adottare politiche fiscali favorevoli alle imprese attirerebbe investimenti e favorirebbe crescita ed occupazione: dalle nostre parti, però, questa strada non viene battuta.”

L’auspicio dell’Unione è che comunque da parte delle amministrazioni locali vi sia il massimo senso di responsabilità rispetto all’applicazione della nuova controversa imposta, che contribuirà ad amplificare l’effetto depressivo sull’economia generato dall’abnorme pressione fiscale e dall’incremento dei costi di produzione.

 


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