Moda, Tessile, Abbigliamento

“I Materiali tessili da reimpiegare non sono rifiuti”

gennaio 22 | Pubblicato da Luigi Sorreca | News, Prato

Valorizzazione dei materiali tessili da riciclo, facilitazione massima nella loro gestione e pertanto, una volta individuati come tali, no alla loro classificazione come rifiuto: è questa in estrema sintesi la posizione che le categorie economiche pratesi Confindustria Toscana Nord, CNA Toscana Centro e Confartigianato Imprese Prato hanno espresso in una lettera congiunta indirizzata al Ministero dell’ambiente.

La lettera nasce nell’ambito delle consultazioni per la definizione della disciplina del cosiddetto End of waste tessili, in sostanza le regole che stabiliscono quando un materiale di scarto, già classificato come rifiuto, cessa di essere tale per rientrare nel ciclo produttivo come materia prima secondaria.

Il testo parziale redatto dal Ministero è visto di per sé con favore dalle associazioni pratesi, dato che una normazione in materia è necessaria; ma da parte di Confindustria Toscana Nord, CNA Toscana Centro e Confartigianato Imprese Prato sono stati presentati anche dei rilievi sia di metodo (si teme che la norma italiana non si armonizzi con quella europea ancora in corso di definizione, con potenziali problemi sul piano giuridico e sulla circolazione dei prodotti) sia soprattutto di merito, dato che nel testo ministeriale il momento del ciclo in cui si realizzerebbe il passaggio da rifiuto a materia prima secondaria è troppo avanzato, praticamente quando il materiale è già stato riportato allo stato di fibra. Una regola, questa, che se si concretizzasse potrebbe avere conseguenze gravi sulla filiera, scoraggiandone l’attività e incidendo negativamente sulla sua tenuta e sulla relativa occupazione.

La qualifica di un materiale come rifiuto o viceversa come materia prima secondaria comporta infatti degli effetti molto significativi su vari piani: in primo luogo, le imprese che trattano rifiuti devono essere abilitate a svolgere quella specifica attività, con tutte le conseguenze anche burocratiche facilmente intuibili. Il caso più eclatante è quello delle sfilacciature: con questa impostazione – dato che ciò che queste aziende trattano è materiale non ancora allo stato di fibra, stato che è determinato proprio da quella tipologia di lavorazione – dovrebbero essere classificate come aziende che trattano rifiuti, senza alcun beneficio ambientale diretto e con una evidente distorsione di una realtà industriale molto ben consolidata. Oggi, col quadro normativo esistente e la prassi consolidata, di fatto le sfilacciature sono imprese manifatturiere come le altre e tali devono rimanere: la fase di  passaggio da rifiuto a materia prima secondaria, sostengono le associazioni pratesi, deve avvenire nell’immediata prossimità della prima selezione svolta da impianti specializzati sui rifiuti tessili, sia pre-consumo (i ritagli di confezione e residui delle lavorazioni tessili) sia post-consumo (gli abiti usati). E’ in quella fase infatti che si verificano i documenti che accompagnano i rifiuti – passaggio necessario per evitare traffici illeciti -, si eliminano eventuali materiali estranei, si esegue se necessario l’igienizzazione, si separano i materiali idonei al riuso (gli abiti usati che entreranno nel mercato dell’abbigliamento di seconda mano), quelli da indirizzare a successivi processi produttivi (che già a questo punto, dicono le associazioni pratesi, vanno considerati materie prime secondarie) e i materiali da destinare invece allo smaltimento (gli unici che devono conservare lo status di rifiuti e seguire il ciclo relativo).

“E’ evidente che il fatto stesso di classificare come rifiuti materiali già individuati come adeguati a essere reimmessi nei cicli produttivi costituisce una forte improprietà e non contribuisce certo a quella valorizzazione del riciclo che noi auspichiamo – commenta Francesco Marini, delegato per la sostenibilità della sezione Sistema moda di Confindustria Toscana Nord -. Molto opportuno che si cominci a parlare di end of waste, ma l’auspicio è che in primo luogo i rappresentanti delle aziende vengano coinvolti nella definizione delle norme europee, quelle che faranno da riferimento per le regole degli stati UE Italia inclusa. Il riciclo tessile è un ambito produttivo fortemente specialistico, noto in tutti i suoi risvolti solo a chi vi opera, in primis le aziende pratesi del settore. Sarebbe grave che processi storicamente del tutto integrati nel processo di riciclo venissero declassati a trattamento rifiuti: ciò costituirebbe un ostacolo sul piano pratico e una distorsione su quello economico, oltre che una svalutazione di un intero processo virtuoso per la tutela ambientale. Il rischio è che un’attività che vede Prato e l’Italia protagoniste nel mondo diventi difficile e si trasferisca in altri paesi.”

“Il tema dell’end of waste, da tempo sollevato proprio dal distretto pratese, rappresenta per le nostre aziende un fattore di importanza fondamentale e strategica – dicono Moreno Vignolini, presidente nazionale della Federazione Moda di Confartigianato, e Francesco Viti, presidente di Federmoda CNA Toscana Centro -. Agendo le nostre confederazioni anche a livello nazionale, siamo in stretto contatto anche con gli altri territori tessili coi quali si registra una sostanziale condivisione delle criticità sollevate a Prato, a testimonianza che le nostre osservazioni sono concrete e sostanziali. Il nostro impegno unitario è quindi più che mai quello di portare con forza a livello nazionale le nostre posizioni, avendo la forza e la credibilità perché possano venir accolte e integrate nel testo definitivo.”

Oltre che scrivere al Ministero dell’ambiente nella persona della Viceministro Vannia Gava e di dirigenti del Ministero stesso, Confindustria Toscana Nord, CNA Toscana Centro e Confartigianato Imprese Prato hanno anche trasmesso una nota ai parlamentari espressi dall’area tessile. L’auspicio che viene formulato è che non si vogliano stabilire norme a discapito di un sistema produttivo che oggi è un vanto per il Made in Italy. Le associazioni si sono messe a disposizione per portare il loro contributo di conoscenze tecniche alla definizione di misure legislative in tema sia di End of waste che di EPR, la responsabilità estesa del produttore.



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