LA FILATURA ITALIANA NEL 2024-2025 Nota a cura dell’Ufficio Studi Economici di Confindustria Moda
gennaio 28 | Pubblicato da Luigi Sorreca | Biella, Carpi, Como, Economia, News, PratoIl bilancio preconsuntivo del 2024
Per la filatura italiana (in questa accezione comprensiva della produzione di filati lanieri, cotonieri e linieri) nel 2024 si stima una prosecuzione della dinamica negativa registrata nell’anno precedente.
Secondo le elaborazioni preliminari effettuate dall’Ufficio Studi Economici di Confindustria Moda, basate sia su variabili macro sia su Indagini Campionarie interne, il fatturato settoriale è atteso in calo mediamente del -6,2% su base annua. Il turnover settoriale scenderebbe, dunque, a 2,7 miliardi di euro.
L’evoluzione sfavorevole ha interessato, peraltro, tutti i comparti di cui si compone l’industria della filatura italiana: hanno sperimentato flessioni sia la filatura laniera (comparto preponderante, con una quota dell’83% circa sul fatturato settoriale totale), sia la cotoniera che la liniera.
La debolezza del mercato dei filati emerge anche dall’analisi del trend dell’indice dei prezzi alla produzione rilevato da ISTAT (misura delle variazioni mensili dei prezzi al primo stadio di commercializzazione dei beni prodotti dalla manifattura italiana): nel caso delle filature (ATECO CB13.1) tale indice da gennaio ad ottobre 2024 presenta una variazione negativa, nella misura del -3,9%.
Tornando all’esame del bilancio settoriale, il valore della produzione (variabile questa che si propone di stimare il valore della sola attività produttiva svolta in Italia al netto della commercializzazione dei filati importati) è atteso in contrazione del -6,7%.
Relativamente al commercio con l’estero, per la filatura italiana si stima una perdita annua delle esportazioni nella misura del -4,1%; allo stesso tempo, le importazioni dovrebbero calare del -15,1%. Tali andamenti porterebbero il fatturato estero settoriale a quota 833 milioni di euro, mentre contestualmente l’import dovrebbe scendere a 797 milioni. L’incidenza dell’export sul fatturato totale si porterebbe quindi al 30,8%.
La dinamica prevista per i flussi commerciali in entrata e in uscita dall’Italia determinerebbe un surplus con l’estero di circa 36 milioni di euro (nel 2023, invece, presentava un deficit di -70 milioni). Il mercato interno, intercettato dalla variabile consumo apparente, risulterebbe anch’esso in peggioramento: ci si attende infatti un calo medio annuo del -12,2%.
Da ultimo, in linea con il trend complessivamente sfavorevole dello scenario congiunturale, se si considera il versante occupazionale, sulla base dell’elaborazione dei dati forniti dalle aziende rispondenti all’Indagine elaborata da Confindustria Moda su un panel di associati, la filatura italiana è attesa chiudere il 2024 con un numero di dipendenti inferiore (seppur di poco) rispetto a quello dell’anno precedente.
Il commercio con l’estero nei primi nove mesi del 2024
Se si focalizza l’analisi sui primi nove mesi del 2024, i dati ISTAT disponibili permettono di ottenere uno spaccato di maggior dettaglio relativamente all’interscambio con l’estero per le merceologie in esame. In tale periodo, la filatura, nel suo complesso, archivia un calo a doppia cifra in termini di export, pari al -11,5%; parallelamente, anche l’import presenta una flessione, nella misura del -18,9%. Nel periodo in esame, il valore dei filati esportati scende a 613,1 milioni di euro, mentre quello dei filati importati cala a 608,9 milioni.
Il saldo commerciale della filatura risulta positivo, dunque, per 4,2 milioni: la somma dei surplus registrati per i filati di lana e per aguglieria riesce a compensare il deficit delle altre merceologie.
Tutte le tipologie di filato qui considerate presentano dinamiche negative delle vendite estere, ad eccezione dei filati per aguglieria, che crescono del +0,6%. Più in dettaglio, in ambito laniero le esportazioni di filati sia cardati sia pettinati presentano un decremento: i primi flettono del -8,4%, mentre i secondi del -13,5%. I filati misti chimico/lana fanno registrare la dinamica peggiore della filatura, perdendo il -26,7%. L’export di filati di cotone sperimenta un calo del -12,4%, mentre i filati di lino archiviano una riduzione delle vendite estere pari al -4,1%.
Per quanto concerne i flussi in ingresso, da gennaio a settembre 2024 le importazioni di filati lanieri sono interessate da un’evoluzione negativa, sia per quanto riguarda i filati cardati, in calo del -14,9%, sia soprattutto per i pettinati, in perdita del -33,9%. Anche le importazioni di filati misti chimico/lana si mostrano riflessive, così come quelle dei filati di cotone: i primi flettono del -28,2%, mentre i secondi del -11,7%. Crescono, invece, le importazioni di filati di lino e per aguglieria, che presentano un aumento rispettivamente del +8,0% e del +12,8%.
La congiuntura complessivamente sfavorevole che ha caratterizzato la filatura italiana nel 2024 emerge anche dall’analisi degli andamenti sperimentati dai principali mercati di destinazione delle vendite di ciascuna tipologia di filato.
Da gennaio a settembre 2024, le principali destinazioni dell’export di filato di lana cardato evidenziano tutte delle flessioni sull’anno precedente, ad esclusione di Hong Kong, che a fronte di una crescita del +15,4%, guadagna il primo posto, diventando il primo cliente dei filati cardati con una quota del 17,7% dei flussi totali di comparto. Il Regno Unito, sceso in seconda posizione, presenta una perdita del -16,4% e passa a uno share del 13,0%. Al terzo posto si conferma la Turchia, che registra un calo contenuto al -1,1%, assicurandosi un’incidenza del 9,6%. Seguono il Portogallo e la Corea del Sud, che frenano rispettivamente del -6,6% e del -10,5%. Continua a perdere terreno la Romania che, dalle prime posizioni detenute fino al 2021, si trova ora al sesto posto, registrando una flessione del -7,0%. Dinamiche negative caratterizzano, anche, le vendite dirette in Bulgaria (-9,9%), in Cina (-19,7%), in Tunisia (-11,0%) e in Croazia (-52,3%).
Nel periodo in esame, il principale cliente di filato di lana pettinato è la Francia, che rileva una crescita del +2,2%, concorrendo al 13,9% dell’export totale di questa merceologia. La Turchia sale in seconda posizione e, al contrario del cardato, sperimenta un aumento del +7,9%, assicurandosi l’11,2% delle esportazioni. Seguono gli altri partner che evidenziano tutti delle flessioni delle vendite dall’Italia: la Romania cala del -24,6%, il Portogallo del -8,9% e la Germania del -19,5%. Hong Kong e Cina presentano delle contrazioni, rispettivamente del -6,1% e del -5,8%. Infine, sperimentano perdite double-digit il Regno Unito (-18,5%), la Bulgaria (-32,9%) e la Repubblica Ceca (-49,4%), che chiudono la top 10.
Nei primi nove mesi del 2024, anche il fatturato estero dei filati misti chimico/lana assiste ad una perdita verso i principali mercati di sbocco di questa tipologia di filato. Nel dettaglio Francia e Turchia, prima e seconda destinazione sono in grado di assorbire assieme il 27,5% dell’export. Presentano entrambe un calo, ma su ritmi differenti, la prima perde il -1,9% mentre la seconda il -17,1%. Flette anche la Bulgaria, che archivia una variazione del -0,6%, assicurandosi un’incidenza del 7,7%. Seguono poi sei destinazioni che sperimentano tutte dei decrementi: Croazia (-42,7%), Portogallo (-13,4%), Romania (-32,3%), Germania (-30,4%), Spagna (-48,9%) e Hong Kong (-0,9%). A questi cali si contrappone la crescita della Serbia (+13,5%).
Per quanto concerne i filati di cotone, da gennaio a settembre 2024 i flussi diretti nei primi dieci mercati risultano tutti interessati da dinamiche sfavorevoli rispetto ai livelli del medesimo periodo del 2023, Spagna esclusa (che con un aumento del +7,5% si posiziona in settima posizione). La Germania, sempre al primo posto con un’incidenza del 17,5% sul totale dei filati di cotone esportati dall’Italia, cala del -9,1%. Seguono Repubblica Ceca e Ungheria, in flessione rispettivamente del -1,6% e del -7,4%. Anche l’export in Francia perde il -18,1%, similmente quello nel Regno Unito il -19,5%. Il Portogallo – con uno share del 4,7% sul totale – cala del -11,9%. Infine, mostrano una contrazione anche la Croazia (-16,4%), l’Austria (-36,6%) e la Turchia (-16,2%).
Passando ora ad illustrare i dati di importazione per paese di approvvigionamento, sempre nel periodo gennaio-settembre 2024, relativamente ai filati cardati di lana, la Cina si conferma primo supplier, nonostante mostri un calo del -18,5%; segue la Lituania, che contiene la perdita al -3,9%. Il Regno Unito e la Polonia archiviano entrambi una variazione negativa, ma su entità differenti: il primo flette del -6,7% e la seconda del -42,6%. Grazie ad un consistente aumento,
balza al quinto posto l’India, che detiene ora l’1,1% delle importazioni. Queste cinque nazioni coprono il 97,5% dell’import totale di comparto.
I primi sei “fornitori” di filato di lana pettinato, in grado di assicurare l’87,2% del totale importato di questa tipologia, nel periodo in esame sperimentano importanti dinamiche negative. L’import dalla Romania cala del -39,3%, quello dalla Bulgaria del -28,2% e quello della Polonia del -26,5%. La Repubblica Ceca presenta un decremento del -32,5%, la Cina del -38,8%. Infine, l’India, dopo la crescita a tre cifre registrata nel medesimo periodo 2023, flette del -31,9%.
Relativamente ai filati misti chimico/lana, i primi cinque supplier (che assicurano l’83,4% del totale) presentano dinamiche differenti. La Romania, primo paese, registra un calo del -28,6%, segue la Turchia, che presenta anch’essa una contrazione del -25,6%. Di contro, Bulgaria e Spagna, terzo e quarto mercato di approvvigionamento, crescono rispettivamente del +5,8% e del +1,6%. Mostra invece una dinamica negativa la Serbia (-3,2%).
Infine, le importazioni dei filati di cotone sono assicurate per l’83,2% dai primi cinque fornitori, i quali archiviano i primi nove mesi del 2024 con andamenti dicotomici. La Turchia, primo supplier con uno share del 32,8%, registra una crescita del +0,8%; di contro l’India, seconda, vede un decremento del -12,1%. L’Egitto, al terzo posto, chiude i nove mesi con una dinamica positiva del +9,4%; mentre si evidenziano significative battute d’arresto per la Cina (-23,5%) e per il Pakistan (-39,5%).