LA FILATURA ITALIANA NEL 2024-2025 Nota a cura dell’Ufficio Studi Economici e Statistici di Confindustria Moda
luglio 1 | Pubblicato da Luigi Sorreca | Economia, News- 1. Il bilancio settoriale del 2024
Il bilancio settoriale della filatura italiana (in questa accezione comprensiva della produzione di filati lanieri, cotonieri e linieri), anche nel 2024, analogamente a quanto rilevato nell’anno precedente, è interessato da una dinamica negativa.
Come già anticipato nella nota di preconsuntivo diffusa lo scorso febbraio in occasione della precedente edizione di Pitti Filati, la filatura archivia il 2024 in calo: se in tale occasione si era stimato un decremento nell’ordine del -6,2%, a consuntivo il fatturato settoriale rileva una contrazione più marcata, pari al -9,8% su base annua, perdendo circa 281 milioni di euro in dodici mesi. Il turnover cala, dunque, a 2,6 miliardi di euro.
La filatura laniera si conferma il comparto preponderante, assicurandosi l’82,6% del turnover complessivo, mentre il filato di cotone copre il 13,4%, seguito dal filato liniero circoscritto al 4,0%.
Ciascun comparto risulta interessato da un andamento negativo; la filatura cotoniera, con una variazione del -11,6%, sperimenta il calo maggiore, seguita dai filati linieri, in perdita del -10,1%, e da quelli lanieri, che flettono del -9,4%.
Anche il valore della produzione (variabile questa che si propone di stimare il valore della sola attività produttiva svolta in Italia al netto della commercializzazione dei filati importati), nel 2024, permane in territorio negativo, archiviando una contrazione del -9,6%.
Relativamente al commercio con l’estero, sia i flussi in entrata che quelli in uscita sono interessati da una dinamica negativa; a calare maggiormente sono le importazioni che, con una variazione negativa del -16,5%, calano a 783 milioni di euro, parallelamente l’export, sceso a 786 milioni di euro, registra una contrazione pari al -9,4%.
Più in dettaglio, come indicato in Tabella 2, nel 2024 tutti i comparti evidenziano una flessione delle vendite estere. I filati misti chimico-lana archiviano il calo maggiore, pari al -23,1%, seguiti dai filati di cotone, in perdita del -13,0% e dai filati di lino, che registrano un -12,3%. I filati di lana pettinata presentano una diminuzione del -10,2% mentre quelli cardati contengono la variazione al -2,5%. Infine, palesano una debole perdita (-0,8%) i filati per aguglieria.
Le importazioni di filati dall’estero mostrano un’evoluzione altrettanto negativa, ad esclusione dei filati per aguglieria e dei filati di lino, che sono interessati da crescite a doppia cifra: le importazioni dei primi sono aumentate del +21,6%, quelle dei secondi del +11,3%. Le altre tipologie di filati archiviano dei cali: i filati pettinati di lana presentano la perdita più sostenuta, ovvero -33,3%, seguiti dai filati misti chimico-lana e da quelli cardati di lana, che rilevano rispettivamente una diminuzione del -25,8% e del -10,7%. Infine, l’import dei filati di cotone mostra un -9,2%.
Per effetto degli andamenti di import ed export, nel 2024 il saldo commerciale della filatura italiana torna in attivo, presenta infatti un surplus di 3 milioni di euro. L’attivo con l’estero è circoscritto ai filati di lana cardati e pettinati, rispettivamente per 115 milioni di euro e 31 milioni, e ai filati per aguglieria, in avanzo per 78 milioni. Di contro, tutte le altre tipologie vedono le importazioni eccedere le esportazioni: i filati di cotone risultano in deficit per -129 milioni di euro, i filati di lino per -78 ed infine i filati misti chimico-lana per -14,6 milioni.
Per concludere, passando all’analisi del mercato nazionale, come indicato in Tabella 1, il consumo apparente, al lordo delle scorte, presenta una dinamica negativa pari al -13,2% in valore.
2 La congiuntura nel primo trimestre del 2025
Per la filatura italiana il 2025 si apre ancora in territorio negativo. I risultati dell’indagine annua svolta da Confindustria Moda su un campione di aziende associate alla Federazione e operanti nel comparto della filatura rilevano, per il primo trimestre dell’anno, flessioni con riferimento al fatturato ma soprattutto alla produzione.
Anche l’indice di produzione industriale ISTAT relativo alla filatura (Codice ATECO CB 13.1) mostra nei primi tre mesi del 2025 una contrazione del -8,0%, confermando quindi quanto emerso dall’indagine campionaria svolta da Confindustria Moda. A determinare tale risultato è soprattutto il calo del -13,4% dell’attività produttiva in marzo e di quello del -8,5% registrato a febbraio; il mese di gennaio ha contenuto la flessione al -0,1%.
Altresì, analizzando l’interscambio commerciale con l’estero, il primo trimestre del 2025 si rileva sofferente: infatti l’export a valore archivia una decisa contrazione, pari al -10,8%, che lo porta a 202,4 milioni di euro; anche l’import della filatura, sceso a 198,4 milioni, segna una flessione (-2,1%).
Più in dettaglio, come indicato in Tabella 3, lato export, tutti i comparti evidenziano dei cali, ad eccezione dei filati di lino, che rilevano una crescita a doppia cifra del +14,8%. Le perdite più gravose hanno colpito i filati misti chimico-lana (-19,2%), seguiti dai filati di lana, sia cardati sia pettinati che, registrano rispettivamente una flessione del -13,9% e del -12,9%. Infine, i filati di cotone sperimentano un rallentamento del -11,2% e quelli per aguglieria contengono la perdita al -2,1%.
Al contrario, relativamente all’import si evidenzia una dinamica positiva per tutte le tipologie, ad eccezione dei filati misti chimico-lana, che perdono il -38,5%. A crescere maggiormente sono i filati per aguglieria, che mettono a segno una variazione positiva a doppia cifra (+32,4%), seguiti dai filati cardati di lana, in aumento del +6,9%. Tassi più contenuti si verificano per i filati di cotone (+2,1%) e per quelli di lino (+1,7%). Infine, i filati pettinati di lana contengono la crescita al +0,1%.
Il saldo commerciale del periodo presenta un surplus calato a 4,0 milioni di euro (nel primo quarter 2024 era risultato in attivo per 24,3 milioni). All’avanzo settoriale contribuiscono i filati di lana cardati (26,5 milioni), i filati per aguglieria (17,4 milioni) e in maniera minore i filati misti chimico-lana (0,7 milioni). La somma di tali surplus riesce a compensare il deficit delle altre merceologie.
Se si osservano, invece, le performance in termini di quantità, da gennaio a marzo 2025 l’export presenta una contrazione media del -4,5%, in linea con quanto rilevato da ISTAT con riferimento alla produzione fisica. Nel dettaglio i filati lanieri cardati cedono il -4,7% e i pettinati il -4,5%; per i misti chimico-lana si rileva una dinamica del -6,9%, mentre quelli per aguglieria contengono la perdita al -4,3%. In ultimo, le esportazioni in tonnellate dei filati di cotone flettono del -6,9%, mentre quelle di lino sono le uniche a registrare un aumento, nella misura del +21,8%.
Anche le importazioni a volume palesano una contrazione media, perdono il -6,2%; la dinamica negativa accomuna sia i filati misti chimico-lana, che rilevano un calo importante del -44,6%, sia i filati di cotone e di lana pettinati, che registrano una contrazione più contenuta (pari rispettivamente al -1,4% e al -0,6%). Al contrario, crescono le importazioni dei filati per aguglieria, registrando peraltro una variazione importante (+41,8%), dei filati cardati di lana (+10,0%) e dei filati di lino (+6,8%).
Si passa ora all’analisi dell’andamento per mercato di destinazione con riferimento alle singole tipologie di filato qui prese in esame. Nei primi tre mesi del 2025, per i filati di lana cardati Hong Kong si conferma la prima destinazione, con una quota pari al 22,0%, nonostante un calo del -28,9% rispetto al medesimo periodo del 2024. Il Regno Unito, stabile al secondo posto, presenta una flessione del -3,1% e copre il 13,2% del totale export di comparto. In terza posizione permane la Turchia, in perdita del -5,4%. Segue il Portogallo, in crescita del +6,2%, e la Tunisia che, al contrario, cala del -4,6%.
Nel caso dei filati pettinati, la Francia registra una dinamica negativa del -32,0%, ma mantiene il primato con un’incidenza dell’11,3% sul totale export di comparto. La seconda destinazione risulta la Turchia, in calo del -19,1%; mentre guadagna il terzo posto il Portogallo, grazie ad un incremento del +6,6%. Da ultimo, le vendite destinate in Romania e Germania fanno registrare una flessione rispettivamente del -22,7% e del -12,6%.
I filati misti chimico-lana vedono la Francia primeggiare, con un’incidenza del 23,1% sul totale export e una crescita tendenziale del +20,8%. La Turchia, secondo paese di destinazione, al contrario, presenta un importante dinamica negativa (-30,6%). Seguono Giordania e Hong Kong: la prima in aumento del +9,6% e la seconda del +8,3%. La Germania, a seguito della flessione del -27,8%, è scesa in quinta posizione.
I filati di cotone, nel periodo monitorato, mantengono la Germania come primo mercato di sbocco, nonostante una contrazione del -31,5%: la sua quota sul totale di comparto scende al 15,0%. L’export di filati di cotone in Repubblica Ceca cresce del +13,8%, mentre quello destinato in Ungheria flette del -2,5% e i flussi verso la Francia scendono del -13,0%. La Tunisia, invece, registra un deciso aumento (+49,4%) e sale in quinta posizione.
Considerando l’approvvigionamento dall’estero sempre nel primo trimestre 2025, i primi due supplier, in grado di coprire il 65,9% dell’import di filato cardato in Italia, rilevano un andamento dicotomico: la Cina mantiene il primo posto grazie ad un incremento del +10,0%; mentre il Regno Unito, stabile in seconda posizione, cala del -0,9%. La Lituania permane in terza posizione e presenta una crescita del +1,6%, anche i flussi di cardato provenienti dalla Polonia aumentano, registrando, però, un ritmo più vivace (+39,4%).
Con riferimento ai filati pettinati, la Bulgaria diventa il primo fornitore, grazie ad un aumento del +59,5%; la Polonia, conquista il secondo posto con una crescita del +1,9%. La Repubblica Ceca e la Romania, a seguito di una flessione, scendono in terza e in quarta posizione: calano rispettivamente del -10,5% e del -31,0%. La Cina, al contrario, assiste ad un aumento del +7,4%.
Nel gennaio-marzo 2025 i primi quattro paesi fornitori di filati misti chimico-lana presentano importanti dinamiche negative. La Romania, da cui proviene il 40,1% dei filati misti d’importazione, cala del -48,6%, seguita dalla Turchia, in perdita del -25,6% e con un’incidenza del 19,7%. Anche Bulgaria e Spagna, terzo e quarto paese, registrano importanti contrazioni, pari rispettivamente al -50,0% e al -46,1%. Al contrario, l’import dall’India mette a segno una crescita del +20,9%.
Da ultimo, nel periodo in esame, la Turchia, con una quota del 38,0%, rimane il principale fornitore di filati di cotone dell’Italia, nonostante un calo del -0,8%. Il secondo supplier è l’India, in aumento del +15,5%, che assicura il 16,7% degli approvvigionamenti nazionali di tale merceologia. Segue l’Egitto, in calo del -1,6%, la Cina, in crescita del +11,8%, e il Pakistan, in perdita del -6,1%.