lungi da me l’idea di una economia italiana chiusa alle integrazioni internazionali specialmente in un mercato sempre più globale e competitivo. Ma consultando il link
http://www.eurispes.eu/content/outlet-italia-cronaca-di-un-paese-svendita-eurispes-uil-pa una qualche riflessione dovrà pur nascere se l’ Italia risulta ormai il “ parco giochi” delle multinazionali che riescono a sviluppare brand italiani che invece languono nel solo mercato domestico. ( qualsiasi riferimento alla vicenda Pirelli a partire dalla vendita di Pirelli cavi nel 2005 per poi finire ai pneumatici è decisamente voluto ).
Esiste evidentemente una mancanza di visione globale e di sviluppo economico che investe tanto la classe imprenditoriale quanto quella politica.
La prima che ha avuto il merito di far nascere e crescere le loro aziende con la sola propria capacità imprenditoriale ma ora si trova spiazzata ( ovviamente in termini generali in quanto il settore delle 4A esporta da tempi immemori ) da mercati e soprattutto da nuovi consumatori che non conosce nè , e questo è sicuramente molto più grave , ha intenzione di conoscere dovendo investire risorse economiche umane e culturali.
Al tempo stesso la politiche economiche dei diversi governi con il fondamentale apporto dei loro ” esperti economisti ” e consulenti dalla fine degli anni 80
hanno abbracciato la scellerata e ridicola visione del mondo dell’economia nella quale “ l’ italia come le altre nazioni occidentali sono ormai delle economie post-industriali nelle quali lo sviluppo economico scaturirà dalla società dei servizi e principalmente quelli alla persona.
I risultati di tali “
dotte vishion ” sono evidenti a tutti ma nessuno ha intenzione di assumenrsi qualsiavoglia responsabilità .
Al tempo stesso , in un assoluto silenzio quasi omertoso , dall’inizio della crisi del 2008 come d’incanto questi termini ( post-industriale e società dei servizi ) sono spariti dal lessico economico giornalistico senza che nessun commentatore avesse l’intelligenza ma anche la decenza di rilevarlo.
Ora infatti gli stessi che santificavano l’importanza della economia post-industriale purchè venisse mantenuta la HEAD ITALIANA ( CHI RICORDA??)
ora sono gli stessi che disquisiscono di nuova politica industriale : allora come adesso incapaci di elaborare strategie di sviluppo economico che sappiano andare oltre il brevissimo termine.
ed in questo contesto nel frattempo , che presenta una schiera molto più numerosa di sostenitori di quanto non si creda , il discorso relativo alla tutela delle prerogative delle nostre produzioni perde importanza se non addirittura dimenticato .
Altrimenti non si spiegherebbe il comportamento del governo nel semestre di presidenza della Ue e la sordità ad allarmi sempre più frequenti che arrivano dagli operatori del mercato …
Ma ancora una volta avranno ragione loro . L’ Italia è un paese nel quale la capacità di dimenticare assicura il successo eterno per qualsiasi personaggio : indipendentemente dalle bestialità economiche avesse mai partorito anche nel più recente passato.
Ovviamente con la mediocre complicità di Media servili e Università che vivono al di fuori dal contesto contemporaneo ed ora , tanto per fare un esempio , si esaltano per la app-economy la quale avrà una ricaduta occupazione nel medio termine vicina allo zero.
Ma probabilmente le intelligenze fin qui espresse sono inversamente proporzionali alla loro supponenza ed arroganza : per contro hanno perfettamente compreso come si galleggia qui in Italia.
Francesco Pontelli
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