Distretto di Como: l’osservatorio congiunturale sul I semestre 2021
settembre 3 | Pubblicato da Luigi Sorreca | Como, NewsIl commento di Aram Manoukian, Presidente di Confindustria Como
“Il primo semestre di quest’anno traccia uno scenario positivo che rappresenta, finalmente, un’inversione di tendenza dopo quasi un anno e mezzo di segni negativi, difficilmente prevedibile nei drammatici momenti della pandemia e che salutiamo con ottimismo. La ripresa è più lenta in alcuni settori come quello turistico, che purtroppo nel nostro territorio alle problematiche legate al covid vede sommarsi quelle meteo ed ambientali, e quello tessile che attende che riprenda una socialità “normale” fatta di viaggi, eventi, serate. Alle difficoltà settoriali vanno aggiunte le criticità di approvvigionamento e di costo delle materie prime che hanno maggiori ripercussioni sulle aziende trasformatrici medio – piccole e l’incognita di una pandemia che non è ancora pienamente risolta. Tutti aspetti che ci fanno restare con i piedi per terra e che ci impongono di non abbassare la guardia. Da un lato, infatti, come cittadini, dobbiamo insistere con la compagna vaccinale che rappresenta lo scudo più forte rispetto alla diffusione del virus e, dall’altro, come imprenditori, dobbiamo raccogliere la sfida della ripartenza attraverso investimenti sulle nostre imprese in tema di sostenibilità, di governance, di crescita dimensionale e di cultura internazionale. Ovvero i temi che abbiamo posto come pilastri nel Master per imprenditori e dirigenti che con grande successo di iscritti partirà il prossimo 22 settembre”.
I dati delle aziende di Como
I primi sei mesi del 2021 evidenziano, per le aziende comasche, l’intensificarsi della fase di recupero riscontrata durante la seconda parte dello scorso anno.
In linea con quanto analizzato per il campione dei tre territori globalmente considerato, si registrano variazioni positive per tutti gli indicatori e su entrambi gli orizzonti temporali di analisi considerati.
In media domanda, attività produttiva e fatturato rivelano una crescita tendenziale del 13,3%, a conferma del miglioramento rispetto alla marcata decelerazione che aveva caratterizzato la prima metà del 2020.
La variazione congiunturale rispetto ai livelli del semestre luglio-dicembre 2020, per cui le realtà comasche avevano formulato previsioni negative nel corso della precedente edizione dell’Osservatorio (in media -2,4% per domanda e fatturato, -0,3% per la produzione), si attesta invece al +6,6% per tutti e tre gli indicatori.
All’interno del campione sono individuabili differenze nell’intensità della crescita; le realtà con oltre 50 occupati rivelano aumenti di entità più elevata rispetto a quelli delle aziende di piccole dimensioni. Per quanto riguarda i settori di attività, il recupero è maggiore per le imprese metalmeccaniche rispetto a quelle degli altri settori e a quelle tessili.
La capacità produttiva mediamente impiegata tra gennaio e giugno 2021 si attesta al 76,3% e, come esaminato per le aziende dei tre territori, rivela un forte rimbalzo rispetto al dato registrato per la seconda metà del 2020 (56,8%).
Il tasso di utilizzo risulta più elevato per le imprese di medie dimensioni (79,5%) rispetto a quelle fino a 50 occupati (74,9%); riferendosi ai settori, invece, si registrano impieghi crescenti passando da realtà tessili (63,6%), a quelle degli altri settori (80,6%) fino a quelle metalmeccaniche (85,4%).
All’interno del campione sono dunque individuabili differenze tra le aziende; è evidente però la situazione di miglioramento generalizzata rispetto a quanto esaminato lo scorso anno.
Il contributo dell’attività che le imprese comasche non realizzano al proprio interno ma gestiscono ricorrendo alla subfornitura è pari a quasi otto punti percentuali (7,7%) che si aggiungono alla produzione effettuata direttamente. L’outsourcing coinvolge prevalentemente soggetti operanti sul mercato domestico (5,3%) mentre in misura minore quelli stranieri (2,4%).
Le aziende comasche del campione esprimono fiducia sulla prosecuzione della fase positiva rilevata nel primo semestre dell’anno; le aspettative per il semestre luglio-dicembre 2021 risultano infatti in crescita per tutti e tre gli indicatori (+4,3% per la domanda, +6,7% per la produzione e + 5,5% per le vendite).
I dati raccolti confermano la marcata vocazione all’internazionalizzazione che da sempre caratterizza le realtà comasche; tra gennaio e giugno la quota di fatturato realizzato al di fuori dei confini nazionali è stata pari ad oltre un quarto del totale (28,1%).
Il principale mercato di sbocco per le merci prodotte dalle imprese di Como resta, in accordo con quanto esaminato nelle precedenti edizioni dell’Osservatorio Congiunturale, l’Europa Occidentale, area dove è generata oltre la metà dell’export e una quota pari al 15,7% del fatturato totale.
La struttura geografica delle vendite rivela inoltre l’importanza di altri mercati, quali l’Est Europa (3,5%), gli Stati Uniti (2%), i BRICS (2%), l’Asia Occidentale )1,6%) e l’America Centro-Meridionale (0,4%). In Italia è generato il 71,9% del fatturato mentre la quota dei restanti paesi del mondo non precedentemente indicati è complessivamente pari al 2,9%.
Nella seconda metà del semestre, per la precisione tra aprile e giugno 2021, le realtà del campione hanno indicato un incremento delle vendite che ha riguardato sia la componente domestica, sia quella estera. Nel dettaglio, il fatturato italiano è stato giudicato in crescita da circa due realtà su tre (63,1%), stabile per il 27,4% mentre in rallentamento per il rimanente 9,5%.
Con riferimento alle esportazioni, invece, la quota di imprese che ha indicato un aumento si attesta al 46,9%, quelle delle aziende che hanno comunicato una conservazione dei livelli è pari al 42,7% mentre quella riguardante la diminuzione risulta del 10,4%.
Lo scenario delineato dai giudizi qualitativi risulta coerente con le variazioni assunte dall’indicatore associato al fatturato nei primi sei mesi dell’anno.
I risultati dell’Osservatorio, oltre a mostrare il miglioramento sotto molteplici punti di vista, rivelano però anche criticità inerenti le materie prime.
Come già peraltro anticipato nell’Indagine del secondo semestre 2021 e in linea con quanto esaminato per il campione dei tre territori, le imprese comasche registrano problematiche nell’approvvigionamento delle commodities necessarie alla loro attività.
Oltre sette realtà su dieci hanno segnalato infatti di aver assistito ad aumenti dei listini di acquisto; tra gennaio e marzo il 34,7% del campione ha indicato apprezzamenti fino al 10% mentre il 37,8% ha evidenziato incrementi superiori (oltre il 10%).
La situazione si è ulteriormente aggravata nel trimestre aprile-giugno quando la quota di imprese che hanno dovuto sostenere aumenti fino al 10% è passata al 48,7% mentre quella dei soggetti che sono stati costretti a subire apprezzamenti al di sopra dei dieci punti percentuali è salita al 39%. Tali dinamiche sono state rilevate da tutti i settori merceologici e indipendentemente dalla dimensione aziendale.
Oltre all’aumento dei prezzi, che ha determinato impatti significativi sui costi di produzione per circa tre realtà comasche su quattro (73,6%), sono state registrate problematiche riguardo l’estensione dei tempi di consegna per l’85,5% del campione, la diminuzione delle quantità effettivamente consegnate rispetto alle richieste per il 62% delle aziende ed infine un peggioramento della qualità delle forniture in un caso su dieci (10,5%).
Sul versante dei rapporti con gli Istituti di credito le imprese di Como tracciano, attraverso i loro giudizi qualitativi per i primi sei mesi del 2021, un quadro di diffusa stabilità delle condizioni praticate. Analizzando nel dettaglio, le spese e le commissioni nonché la richiesta di garanzie e di tassi sono considerate invariate per il 78,8% del campione, in miglioramento per il 9,6% e in peggioramento per l’11,6%.
Per quanto riguarda invece la disponibilità degli Istituti a concedere credito attraverso l’apertura di nuove linee o l’estensione di quelle esistenti, quattro realtà su cinque (80,4%) indicano una situazione stabile, il 6,4% delle aziende segnala una maggior propensione ad esaudire le richieste mentre il 13,2% comunica una minor diponibilità all’ascolto.
Sono in miglioramento, rispetto a quanto esaminato per la seconda metà del 2020, anche i giudizi riguardanti lo scenario occupazionale comasco.
Esaminando i pareri qualitativi espressi dalle realtà del campione si registrano livelli stabili per oltre due realtà su tre (67,3%) mentre, in caso di indicazioni di variazione, le segnalazioni di crescita dell’occupazione (21,9%) risulta prevalente rispetto a quelle di riduzione (10,8%).
A livello dimensionale la situazione appare più favorevole per le realtà oltre i 50 occupati, nonostante anche per le realtà più piccole sia valida la tendenza generale.
Per quanto riguarda invece i settori di attività, il quadro risulta diversificato tra imprese metalmeccaniche e degli altri settori, per le quali i giudizi di aumento dell’occupazione risultano più diffusi rispetto a quelli di diminuzione, e quelle tessili per cui, nonostante l’indicazione prevalente sia la stabilità (oltre il 55%), si riscontra una maggior incidenza di indicazioni di riduzione rispetto a quelle di aumento.
Le aspettative occupazionali per il semestre luglio-dicembre 2021 confermano sostanzialmente la prosecuzione del quadro rilevato per i primi sei mesi dell’anno; tre realtà su cinque (59,6%) prevedono un mantenimento, il 28,9% un’espansione mentre il restante 11,5% una diminuzione.
I DATI DELLE TRE PROVINCE: COMO, LECCO E SONDRIO
L’Osservatorio Congiunturale realizzato dai Centro Studi di Confindustria Lecco e Sondrio e Confindustria Como traccia, per i primi sei mesi del 2021, un quadro in miglioramento rispetto ai dati registrati per la seconda metà dello scorso anno.
Gli indicatori associati ad ordini, produzione e fatturato mostrano incrementi sia sul versante tendenziale sia sul fronte congiunturale, disattendendo al rialzo le caute previsioni espresse ad inizio anno.
In media la variazione dei tre indicatori si attesta a +16,5% rispetto al semestre gennaio-giugno 2020 e a +10,1% in confronto al periodo luglio-dicembre.
Sono positive le aspettative per l’andamento del business nella seconda metà dell’anno, con un’ipotesi di crescita media del +4,5%.
Il tasso medio di utilizzo degli impianti produttivi tra gennaio e giugno 2021 si attesta a quota 79,3%, in crescita di quasi venti punti percentuali rispetto ai livelli registrati nel secondo semestre 2020 (59,6%). All’interno del campione i dati sulla produzione sono generalmente positivi, nonostante le differenze sia rispetto alla dimensione aziendale, sia in base al settore merceologico.
Le realtà con oltre 50 occupati evidenziano un impiego della propria capacità produttiva pari all’83,4% di quella disponibile, mentre le aziende di dimensioni minori rivelano un tasso di utilizzo pari al 76,7%. Riferendosi invece ai settori di attività, si riscontra un impiego crescente passando dalle aziende tessili (69,7%) alle realtà degli altri settori (79,3%) e, infine, alle imprese metalmeccaniche (85,75%).
La produzione non gestita direttamente ma realizzata in subfornitura determina un contributo di oltre cinque punti percentuali (5,2%), che si aggiungono all’attività interna; l’outsourcing produttivo coinvolge prevalentemente soggetti nazionali (4%) rispetto a quelli esteri (1,2%).
Le realtà del campione confermano la loro forte propensione all’internazionalizzazione, con una quota di fatturato realizzato oltre i confini nazionali che supera un terzo del totale (34%). La percentuale sale al 45,8% nel caso delle aziende di medie dimensioni, mentre si attesta al 26,5% per le realtà fino a 50 occupati.
In linea con le rilevazioni precedenti, l’Europa rappresenta il principale bacino di sbocco per le esportazioni e assorbe complessivamente oltre due terzi del fatturato estero (22,6%). Ulteriori aree di interesse sono Stati Uniti (2,8%), BRICS (2,2%), Asia Occidentale (1,9%) e America Centro-Meridionale (1,3%).
Tra aprile e giugno 2021 il fatturato delle imprese del campione ha mostrato una forte accelerazione, sia sul mercato domestico, sia per quanto riguarda l’export.
A fianco delle positive performance registrate nella prima metà dell’anno, le imprese segnalano anche serie e diffuse criticità legate alle materie prime, come in parte già rilevato per i mesi finali del 2020. Oltre quattro realtà su cinque indicano di aver dovuto sostenere aumenti dei costi di approvvigionamento, incrementi che nella maggioranza dei casi hanno superato quota 10% provocando impatti significativi sui costi di produzione.
Altrettanto pesanti e diffuse le ricadute legate all’estensione dei tempi di consegna per ottenere le commodities richieste (86,9% del campione) e alla diminuzione delle quantità effettivamente consegnate rispetto a quanto richiesto (65,2%).
Sul versante dei rapporti tra le realtà del campione e gli Istituti di credito si registra generale stabilità.
Esaminando i pareri qualitativi formulati riguardo le spese e le commissioni bancarie, nonché la richiesta di garanzie e tassi, non si riscontrano modifiche per l’84,4% delle imprese, è segnalato un peggioramento per il 9,8% e un miglioramento per il restante 5,8%.
Per quanto attiene invece alla disponibilità degli Istituti ad attivare nuove linee di credito, o ad espandere quelle esistenti, oltre sette realtà su dieci (71,5%) comunicano un quadro stabile, il 15,2% segnala una maggior propensione ad esaudire le richieste mentre il restante 13,3% indica una minor apertura.
I giudizi espressi riguardo l’occupazione nei primi sei mesi del 2021 sono coerenti con la crescita esaminata per gli indicatori di domanda, produzione e fatturato. A fianco del 60,4% di aziende che indicano una conservazione dei livelli, tre realtà su dieci (29,9%) segnalano un’espansione; la diminuzione ha interessato solo il restante 9,7% del campione.
Le aspettative formulate per la seconda parte dell’anno confermano il permanere del quadro delineato per il primo semestre gennaio-giugno.
DOMANDA
La domanda delle imprese di Lecco, Sondrio e Como mostra una crescita per entrambi gli intervalli temporali di analisi considerati.
Il raffronto tendenziale con il corrispondente semestre dello scorso anno evidenzia un incremento del +16,9%, in parte dipendente dalla situazione di lockdown che aveva interessato i mesi di marzo e aprile 2020.
La variazione congiunturale, misurata rispetto allo scorso semestre luglio-dicembre, si attesta invece al +10,9%, dato che disattende le previsioni di stazionarietà formulate durante il precedente osservatorio (-0,3%).
Nella seconda metà del 2021 le realtà del campione attendono un ulteriore consolidamento degli ordini, con una variazione media prevista pari al +5%.
ATTIVITA’ PRODUTTIVA
Tra gennaio e giugno 2021 l’attività produttiva delle imprese dei tre territori evidenzia dinamiche coerenti con quanto esaminato per l’indicatore associato agli ordini, con incrementi su entrambi gli orizzonti temporali di analisi.
La variazione misurata rispetto ai livelli del primo semestre dello scorso anno risulta pari al 15,4%, mentre l’incremento congiunturale rilevato dal confronto con la seconda metà del 2020 si attesta al +9,6%, fortemente al di sopra delle previsioni (+1,4%) espresse nella precedente edizione dell’osservatorio.
Le imprese del campione sono fiduciose riguardo all’andamento della produzione nel secondo semestre dell’anno: in media la variazione attesa di attesta al +5%, in linea con quando ipotizzato per la domanda.
La capacità produttiva mediamente impiegata nella prima metà del 2021 mostra un miglioramento del quadro: il tasso di utilizzo degli impianti passa dal 59,6% del secondo semestre 2020 a quota 79,3%, con un aumento di quasi venti punti percentuali.
All’interno del campione si registrano differenze sia a livello di settore merceologico, sia in base alla dimensione. Le realtà metalmeccaniche (85,7%) rivelano un maggior impiego rispetto alle aziende tessili (69,7%) e a quelle degli altri settori (79,3%), mentre le aziende con oltre 50 occupati (83,4%) indicano un tasso di utilizzo superiore a quello delle imprese più piccole (76,7%).
L’outsourcing produttivo determina un contributo aggiuntivo alla produzione pari ad oltre cinque punti percentuali (5,2%). Nella scelta dei soggetti a cui affidare la subfornitura le aziende privilegiano le aziende italiane (4%) alle realtà estere (1,2%).
FATTURATO
L’indicatore associato al fatturato delle imprese lecchesi, sondriesi e comasche è in crescita sia a livello tendenziale, sia nel confronto congiunturale.
La variazione registrata rispetto ai livelli del semestre gennaio-giugno 2020 si attesta al 17,2%. Il raffronto con la seconda metà dello scorso anno, quando era stato riscontrato un incremento del 3,7% rispetto ai precedenti sei mesi, mostra invece un aumento del 9,8%, dato che supera le previsioni formulate ad inizio anno (-0,4%).
Le aspettative per la seconda metà del 2021 sono positive, anche se con una variazione contenuta rispetto a quanto esaminato per i primi sei mesi dell’anno: in media l’incremento atteso è del +3,7%.
Le aziende dei tre territori confermano la vocazione all’internazionalizzazione, con una quota di fatturato realizzato oltre i confini nazionali pari ad oltre un terzo del totale (34%).
La struttura geografica dei mercati serviti evidenzia la primaria importanza dell’Europa Occidentale, dove è realizzata oltre la metà dell’export e una quota del 18,9% del fatturato complessivo.
I prodotti delle tre province sono inoltre diretti nei paesi dell’Est Europa (3,7%), degli Stati Uniti (2,8%), dei BRICS (2,2%), dell’Asia Occidentale (1,9%) e dell’America Centro-Meridionale (1,3%).
Secondo i giudizi qualitativi del campione sull’andamento del fatturato tra aprile e giugno 2021, emerge un quadro in miglioramento che risulta coerente con le variazioni a livello congiunturale e tendenziale del fatturato.
Esaminando nel dettaglio, le vendite sul mercato italiano risultano in crescita in oltre tre casi su cinque (63%), stabili per il 28,2% del campione e in rallentamento per il restante 8,8%.
Per le esportazioni indicano invece crescita per il 55,6% del campione, stabilità per il 34,9% e diminuzione per il rimanente 9,5%.
MATERIE PRIME
Le criticità già riscontrate per le imprese dei tre territori sul finire dello scorso anno riguardo all’approvvigionamento delle materie prime si sono intensificate.
Oltre quattro realtà su cinque hanno infatti indicato di aver dovuto far fronte, tra gennaio e marzo, ad incrementi dei listini che si sono apprezzati fino al 10% nel 35,1% dei casi e addirittura di una percentuale superiore al 10% nel 47,4% dei casi.
Tra aprile e giugno la quota di soggetti che ha subito un aumento dei costi di approvvigionamento fino al 10% è stata pari al 41,6%, mentre quella che ha indicato incrementi superiori al 10% è cresciuta al 50,6%.
Per il 79,4% del campione l’incremento dei costi di approvvigionamento ha determinato impatti significativi sui costi di produzione e, come conseguenza, sulla marginalità aziendale.
A complicare ulteriormente lo scenario sono stati anche l’estensione dei tempi di consegna, che ha penalizzato l’86,9% del campione, la diminuzione delle quantità effettivamente fornite, segnalata dal 65,2% delle imprese, e il peggioramento della qualità delle forniture, indicata dal 14,2%.
A fronte di questi nodi critici è stato rilevato un rischio di interruzione delle attività per un’azienda su quattro (25,1%).
OCCUPAZIONE
Nei primi sei mesi del 2021 lo scenario occupazionale delle imprese di Lecco, Sondrio e Como rivela una fase di miglioramento, coerente rispetto alle dinamiche di domanda, attività produttiva e fatturato.
A fianco del 60,4% di soggetti che indica la conservazione dei livelli, tre realtà su dieci (29,9%) segnalano un’espansione, mentre il restante 9,7% indica diminuzione.
La differenza positiva tra la quota di giudizi indicanti la crescita e quella riferita alla diminuzione è riscontrabile diffusamente all’interno del campione, sia a livello dimensionale, sia esaminando i settori di attività, ad eccezione del comparto tessile.
Le aspettative occupazionali per la seconda parte dell’anno confermano sostanzialmente il quadro delineato tra gennaio e giugno: prevale la stabilità, comunicata da oltre due aziende su tre (68,2%), ma la quota di soggetti che segnala un aumento (25,7%) ha una maggior incidenza rispetto a quanti indicano una riduzione (6,1%).