Moda, Tessile, Abbigliamento

Distretto Tessile di Como: recuperati i livelli pre-Covid. +34% le esportazioni

dicembre 15 | Pubblicato da Luigi Sorreca | Como, News

La XXXII edizione dell’Osservatorio del Distretto Tessile di Como, dopo tre anni di interruzione forzata, si è tenuta nuovamente in presenza, presso il Centro Tessile Serico Sostenibile, ed ha proposto un approfondimento del tema della sostenibilità, che nei prossimi anni avrà un impatto sostanziale sull’”ecosistema tessile europeo”, per effetto della “EU Strategy for Sustainable and Circular Textiles” che la Commissione Europea ha lanciato il 30 Marzo scorso.

Mauro Scalia, Director Sustainable Businesses di Euratex – l’associazione che rappresenta a Bruxelles l’industria tessile abbigliamento europea – ha fornito un aggiornamento sulla maturazione della normativa riguardante l’ecodesign. Sono ben 16 i regolamenti che la Commissione Europea pubblicherà nei prossimi anni, per raggiungere obiettivi di sostenibilità sociale, ambientale e di governance che impegneranno a fondo la filiera tessile. Giorgio Penati, Amministratore Delegato del CTSS, ha illustrato quindi le iniziative che la realtà di Via Castelnuovo intende proporre alle aziende del distretto tessile comasco, per prepararle ad un cambiamento epocale che sta per investire il mercato tessile abbigliamento “ed è sempre più necessario fare sistema, per renderci conto di cosa sta per accadere e per cogliere la sfida e trasformarla in opportunità” dichiara Federico Colombo, Presidente del Centro Tessile Serico Sostenibile e del Gruppo Filiera Tessile di Confindustria Como.

L’Osservatorio ha presentato anche la consueta analisi annuale dei bilanci delle aziende della filiera comasca, dalla quale è emerso un fatturato complessivo pari a 1,7 miliardi di euro nel 2021, frutto di un rimbalzo del 21,2% sul 2020 che lascia però ancora un gap significativo sul pre-Covid (-17,3% sul 2019). Gli strascichi delle restrizioni alla socialità ed alla mobilità si sono tradotti in una prima parte dell’anno ancora difficile, solo in parte compensata da una successiva ripresa dell’attività. Il forte impatto della crisi Covid sul distretto si intravede anche dalla risalita parziale dei margini (EBITDA margin al 6,2% nel 2021, dall’11,1% del 2019) e della redditività (ROI al 2,4%, dal 9,6% del 2019). Si è inoltre accentuata la dispersione delle performance tra i comparti, che vedono in ripresa più lenta i converter, ed anche all’interno dei comparti.

“Nel 2021, più che in altri anni, si è assistito a una netta polarizzazione dei risultati del campione – commenta Ilaria Sangalli, economista della Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo. Rispetto al pre-Covid, è aumentato il peso del fatturato generato dalle grandi imprese, più strutturate nel far fronte a un contesto operativo non facile, ma anche le micro imprese hanno acquisito maggiore importanza, categoria che ora accoglie molte delle realtà che nel 2019 erano catalogate come medio-piccole e che, nel 2021, non sono riuscite ad agganciare la ripartenza del mercato”.

Per quanto concerne il 2022, le esportazioni comasche di prodotti del T.A. nei primi nove mesi dell’anno hanno raggiunto i 966 milioni di euro, con un balzo del +34% rispetto al corrispondente periodo del 2021. La Francia si è confermata il primo paese di destinazione delle esportazioni comasche con quasi 213 milioni di euro, ed è cresciuta del +49%. Molto bene anche Spagna (112,5 milioni di euro), Svizzera (90,4 milioni di euro) e Germania (84,2 milioni di euro). Secondo l’indagine congiunturale svolta da Confindustria Moda, in collaborazione con Confindustria Como, sono stati ragguardevoli i risultati conseguiti in termini di fatturato sia per il tessuto abbigliamento, che rappresenta la componente più significativa del business tessile comasco (+34% tendenziale, sempre nei primi nove mesi del 2022), sia per la cravatteria e per l’accessorio (+25%). Lo scenario macroeconomico per i prossimi mesi resta caratterizzato da una forte incertezza, condizionato dall’evoluzione del conflitto in Ucraina e dai rischi di recessione indotti dall’entità della restrizione monetaria per fare fronte alle spinte inflative.

“In un contesto come questo – commenta Stefania Trenti, responsabile dell’Ufficio Industry Research presso la Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo – sarà essenziale continuare a investire sui punti di forza del Made in Italy, a partire dal know-how di filiera, fondamentale per il sistema moda. Tracciabilità, filiere corte, qualità del capitale umano sono asset chiave anche per realizzare la transizione verso modelli di produzione più sostenibili sul piano ambientale e sociale, sempre più richiesti dai consumatori e dagli stakeholder, a partire dal mondo della finanza, ma anche determinanti sul piano competitivo. Le imprese che si sono già attivate ottenendo certificazioni ambientali, hanno finora registrato risultati migliori in termini di crescita del fatturato e addetti, di marginalità e di solidità patrimoniale”.

“Siamo alla fine di un anno che ci ha consentito finalmente di recuperare i livelli pre-Covid – continua Federico Colombo – ma nella parte finale del 2022 si sono manifestati i sintomi di un rallentamento inevitabile. Nel momento in cui l’inflazione erode il reddito disponibile e il quadro internazionale rimane oscuro, il nostro compito, come associazione, è di guardare avanti, di aiutare le PMI della filiera a cogliere tutte le opportunità che ci può presentare il nuovo contesto che andremo ad affrontare”.

 


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