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La filatura italiana nel 2018-19. Nota a cura di Confindustria Moda – Centro Studi per SMI

giugno 26 | Pubblicato da Luigi Sorreca | Biella, Carpi, Como, Economia, News, Prato

  1. 1. Il bilancio settoriale del 2018

Dopo alcuni anni sottotono, il bilancio settoriale della filatura italiana (in questa accezione comprensiva della produzione di filati lanieri, cotonieri e linieri) risulta soddisfacente. Come anticipato nel bilancio preconsuntivo diffuso a Gennaio in occasione della precedente edizione di Pitti Filati, il fatturato settoriale archivia il 2018 con un’evoluzione positiva, nella misura del +3,2%, riportandosi sugli oltre 2,9 miliardi di euro.

A differenza del più recente passato, nel corso del 2018 il mercato estero ha premiato il filato italiano, specie laniero e liniero, consentendo di contabilizzare una discreta crescita delle esportazioni.


Non va tuttavia dimenticato come i risultati settoriali possano, tuttavia, risentire dei rincari della materia prima (si ricorda che sia la lana sia il cotone hanno sperimentato aumenti nei dodici mesi dell’anno, con l’indice Awex Eastern a +15,6% e l’indice ‘A’ a +4,4% in valuta europea), che si sono ripercossi anche sui prezzi medi dei filati. D’altra parte, l’indice dei prezzi alla produzione della filatura monitorato da ISTAT fa registrare un aumento su base annua nella misura del +2,6% in Italia e del +2,4% all’estero.

La filatura laniera si conferma il comparto preponderante, concorrendo all’83,3% del turnover settoriale, mentre il filato di cotone copre il 13,9%, seguito dal filato liniero circoscritto al 2,8%. Guardando alle performance, i filati lanieri sperimentano una crescita del fatturato settoriale pari al +3,9%; di contro, la filatura cotoniera sperimenta una flessione nell’ordine del -2,8%. Per la filatura liniera, alla flessione double-digit accusata nel corso del 2017, fa seguito una crescita di circa il +15,0%.

Il valore della produzione (variabile questa che si propone di stimare il valore della sola attività produttiva svolta in Italia al netto della commercializzazione dei filati importati), è stimato in aumento rispetto ai livelli raggiunti nel 2017 (+2,7%).

Lo scorso anno la filatura nel suo complesso assiste ad un’inversione di tendenza, vedendo tornare finalmente l’export in territorio positivo; era dal 2011 che tale comparto non presentava un incremento delle vendite estere (2015 escluso, anno questo in cui si erano assestate sui livelli del 2014). Più in dettaglio, l’export settoriale cresce del +2,9%, portandosi a 848 milioni di euro. Come indicato in Tabella 2, nel 2018 hanno evidenziato un aumento a doppia cifra delle vendite estere i filati di lana pettinata (+10,5%) e i filati di lino (+16,0%), mentre i filati destinati all’aguglieria crescono oltreconfine del +5,3%. Di contro, una lieve flessione, nella misura del -0,6%, interessa l’export di filati cardati; più accentuato risulta, invece, il calo per i filati misti chimico-lana, che perdono il -7,6%. Per i filati di cotone, infine, il fatturato estero si contrae del -1,9%.

L’import sostanzialmente si assesta sui livelli del 2017, ovvero 884 milioni, segnando una dinamica contenuta al -0,2%. In ambito laniero, si assiste ad una crescita delle importazioni per i filati sia cardati (+4,3%) sia pettinati (+6,6%), nonchè per aguglieria (+1,6%); arretra, invece, l’import dei filati misti (-5,0%). Nel caso dei filati di cotone l’import cede il -10,2%, al contrario quello dei filati di lino presenta un aumento del +21,6%.

In conseguenza degli andamenti di import ed export, nel 2018 il saldo commerciale della filatura italiana, positivo nel periodo 2012-2015, resta in deficit ma per soli 36 milioni di euro, guadagnando quindi in un solo anno quasi 26 milioni. Il surplus con l’estero è circoscritto ai filati cardati, per 143 milioni di euro, e ai filati per aguglieria, in avanzo per 59 milioni. Di contro, tutte le altre tipologie vedono le importazioni eccedere le esportazioni: i filati di cotone risultano in deficit per -104 milioni di euro, i pettinati lanieri per -70, i filati di lino per -38, infine i filati misti chimico-lana per -28 milioni.

Passando all’analisi del mercato nazionale, il consumo apparente, al lordo delle scorte, dopo le timide crescite del 2016-2017, sperimenta un aumento pari al +1,2%.  Più nello specifico, sul dato medio della domanda domestica incide favorevolmente la domanda per il filato laniero e liniero, mentre il filato cotoniero perde terreno.

 

  1. 1. La congiuntura nel primo trimestre del 2019

Per la filatura italiana il 2019 si apre tutto in salita. Nel primo trimestre l’indice di produzione industriale ISTAT relativo alle attività di filatura (Cod. ATECO CB 13.1) fa registrare un decremento tendenziale piuttosto accentuato, nella misura del -10,3%.

Con riferimento al commercio con l’estero, se il primo trimestre del 2018 si era aperto favorevolmente all’insegna di una crescita delle esportazioni di filati (+5,5%), il 2019 vede un avvio meno brillante. Da gennaio a marzo 2019 l’export di filati arretra infatti del -2,5%, per un totale di 219 milioni di euro.

Parallelamente, l’import, che nel 2018 aveva chiuso il primo trimestre con -0,5%, sperimenta quest’anno una variazione di entità simile, ma di segno positivo ovvero +0,4%. Le importazioni complessive restano, dunque, sui 242 milioni.

A fronte di simili trend, il saldo commerciale trimestrale risulta in deficit per -22,7 milioni di euro, assottigliandosi di -6,6 milioni circa rispetto a quello dei primi tre mesi dello scorso anno.

Analizzando i risultati evidenziati dalle singole tipologie di filato qui considerate, i filati di cotone si mantengono in flessione, sperimentando un deterioramento al -10,1%, mentre quelli linieri si confermano in crescita su ritmi particolarmente vivaci (+40,8%). Relativamente ai lanieri, i filati pettinati e i misti flettono rispettivamente del -8,3% e del            -6,9%; crescono, invece, le vendite estere dei filati cardati (+9,0%) e per aguglieria (+2,0%).

Relativamente all’import, la gran parte della filatura laniera accusa una flessione: i cardati perdono il -22,6%, i pettinati il -2,4%, i misti chimico-lana il -13,7%. Cresce, viceversa, l’import di filati per aguglieria (+24,9%). Incrementi piuttosto vigorosi riguardano poi il filato di cotone e il filato liniero, che evidenziano una variazione rispettivamente del +10,4% e del +11,3%.

Se si osservano i risultati in termini di quantità, da gennaio a marzo l’export presenta una contrazione non marginale, pari al -10,3% (in linea con quanto rilevato da ISTAT con riferimento alla produzione fisica). Del resto, solo i filati linieri mostrano un aumento dei volumi diretti all’estero in coerenza con il dato a valore (+33,1%). I filati lanieri sperimentano tutti delle flessioni in termini di quantità: al di là del -0,2% dei cardati, cedono il -20,6% e il -14,6% rispettivamente i pettinati e i chimico-lana; i filati per aguglieria perdono il -5,5%. Le tonnellate esportate dei filati di cotone, infine, perdono il -13,0%.

Considerando le importazioni, i volumi contengono il calo al -1,3%. Le contrazioni di maggior entità interessano i filati lanieri: il cardato perde il -20,9% (in linea con i valori), il pettinato     -11,8% (dato ben peggiore rispetto a quello rilevato in euro), il misto chimico-lana il -19,6%. Il filato per aguglieria d’oltremare cresce anche a volume (+17,4%).

Le importazioni di filato liniero risultano cedenti anche a volume (-5,2%); in controtendenza si muovono i filati di cotone, le cui quantità importate mostrano un aumento del +7,9%, nonché i filati per aguglieria (17,4%).

Passando ora all’analisi dell’andamento per mercato di sbocco con riferimento alle singole tipologie di filato qui prese in esame. Nei primi tre mesi del 2019, per i cardati primo mercato di sbocco, con una quota pari al 18,1%, risulta essere Hong Kong, che grazie ad un aumento del +19,2%, torna in prima posizione. Il Regno Unito assiste ad un’evoluzione del +20,5% e passa al secondo posto. La Croazia, dopo il mini-boom dello scorso anno, flette del -19,8% scendendo in terza posizione. L’export diretto in Tunisia cresce del +57,0%, mentre quello in Cina del +11,2%.

Nel caso dei filati pettinati resta al primo posto Hong Kong, calando tuttavia del -27,0%; l’incidenza sul totale scende pertanto all’11,7%. Una flessione del -7,7% interessa anche la Romania, mentre gli altri principali mercati registrano una crescita: la Turchia del +4,5%, il Regno Unito del +28,4%, la Germania del +29,0%.

I filati misti chimico-lana vedono, così come nel 2018, l’Austria quale prima destinazione in crescita del +13,3% e in grado di assorbire il 15,5% dell’export di comparto. Seguono Romania e Portogallo, in aumento l’una del +89,4% e l’altro del +15,9%.

L’export verso Hong

Kong cede, invece, il -23,0%. Le vendite di filati misti diretti in Bulgaria si incrementano, infine, del +41,7%.

Relativamente ai principali sbocchi dei filati di cotone, i primi due mercati ovvero la Germania e la Repubblica Ceca sperimentano ciascuno una flessione del -20,0%. Di contro, la Francia presenta una variazione positiva, pari al +20,8%. In arretramento risultano sia l’Ungheria (-7,2%) sia il Regno Unito (-14,1%).

Considerando l’approvvigionamento dall’estero sempre nel gennaio-marzo 2019, i primi due supplier, in grado di assicurare il 71,0% dell’import di filato cardato, sperimentano un’evoluzione dicotomica: la Lituania flette del -4,8%, il Regno Unito del +2,8%. Nel caso della Cina, scivolata in terza posizione, all’aumento del +100% del 2018, fa seguito una contrazione del -66,5%. Cedente risultano anche i flussi di cardato da Polonia (-18,4%) ed Ungheria (-16,1%).

Con riferimento ai filati pettinati, la Polonia, che assicura il 20,1% dell’import di comparto, mostra una flessione del -3,6%. Crescono, invece, le importazioni di filati pettinati da Romania (+15,5%), Bulgaria (+18,1%) e Repubblica Ceca (+10,2%). Un calo del -36,0% colpisce, invece, la Cina.

Il 46,8% dei filati misti chimico-lana d’importazione proviene dalla Romania, che nel periodo in esame segna un decremento pari al -15,8%. Anche gli altri principali fornitori risultano cedenti: la Bulgaria perde il -6,1%, la Turchia il -23,7%, il Portogallo il -9,4%.

Al contrario dello scorso anno, nei primi tre mesi del 2019, tutti i maggiori fornitori di filati di cotone mostrano incrementi di un certo rilievo. La Turchia, grazie ad una variazione del +4,9%, assicura il 33,6%; la Cina palesa una dinamica del +28,4% e copre così il 19,1%;  Egitto ed India crescono rispettivamente del +10,0% e del +4,8%, detenendo uno share l’uno del 15,0% e l’altra del 13,6% sul totale di comparto.

Nota a cura di Confindustria Moda – Centro Studi per 

 

 

 


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