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L’analisi Congiunturale del II Semestre 2020 di Confindustria Como

febbraio 19 | Pubblicato da Luigi Sorreca | Como, News

Il commento del Presidente di Confindustria Como, Aram Manoukian: “I dati del secondo semestre del 2020 descrivono un quadro fortemente eterogeneo, dove la congiuntura sembra mostrare un lento miglioramento rispetto alla brusca decelerazione che ha interessato la prima metà dello scorso anno, caratterizzato dal lockdown più pesante. Restano invece negativi i confronti tendenziali con la seconda metà del 2019. Ad aggravare i problemi c’è anche la criticità sul fronte delle materie prime, interessate da fenomeni di crescita negli ultimi mesi dell’anno, che gravano in modo particolare sulle piccole e medie aziende che hanno difficoltà a trasferire i maggiori costi ai propri clienti. C’è, purtroppo, ancora molta l’incertezza per i prossimi mesi. Preoccupano in modo particolare il comparto Tessile – Abbigliamento e quello Turistico, settori importanti per l’economia del nostro territorio fortemente penalizzati dalle misure di contenimento e per i quali auspichiamo venga implementata la campagna vaccinale che resta, oltre alle attuali misure di distanziamento, l’unico strumento che ci consentirà di tornare alla normalità al più presto e sperare di recuperare un anno caratterizzato da gravi perdite. Confidiamo anche nella spinta che il Governo recentemente insediato potrà dare non solo attraverso una corretta destinazione del Recovery Fund ma anche impostando una politica industriale di rilancio che passi necessariamente dalla coesione sociale e dalla collaborazione a tutti i livelli”.

Commento relativo ai dati delle aziende di Como

Il secondo semestre del 2020 rivela una fase di recupero congiunturale, seppur parziale, rispetto alla brusca frenata che ha caratterizzato la prima metà dell’anno.

Coerentemente con quanto esaminato per il campione dei tre territori, le aziende comasche registrano evoluzioni positive sul fronte congiunturale mentre resta ancora negativo il confronto sul versante tendenziale.

In media, per i tre indicatori associati a domanda, produzione e fatturato, si riscontra un aumento del 6,4% rispetto ai livelli del semestre gennaio-giugno 2020, periodo per il quale era stata rilevata una decelerazione di quasi il 18% nei confronti dei primi sei mesi del 2019.

È negativa la variazione misurata attraverso il raffronto con il semestre luglio-dicembre 2019 che si attesta al -13,2% nel caso degli ordini e delle vendite mentre è pari al -16,5% per l’attività produttiva.

I dati confermano che le aziende del territorio hanno avviato il percorso per tornare alla crescita, ma, con specifico riferimento alla performance tendenziale, evidenziano che la strada da percorrere è ancora lunga.

Al pari di quanto esaminato per le aziende dei tre territori congiuntamente considerate, le realtà comasche descrivono un quadro non omogeneo, con differenze molto accentuate sia a livello dimensionale, sia per quanto riguarda i settori di attività.

Il tasso di utilizzo degli impianti produttivi si attesta in media, nel secondo semestre 2020, a quota 56,8%, dato superiore di circa un punto percentuale e mezzo a quanto esaminato per i precedenti sei mesi (55,4).

La capacità produttiva evidenzia in maniera chiara l’eterogeneità dello scenario tra le aziende: le realtà fino a 50 occupati segnalano un impiego (48,7%) inferiore a quanto rilevato per le imprese di maggiore dimensione (67,9%) mentre nel caso dei settori merceologici si registra una situazione più favorevole per le aziende metalmeccaniche, per le quali il tasso di utilizzo è pari al 69,3%, rispetto alle aziende degli altri settori (55,7%) e a quelle tessili (51,4%).

La produzione non realizzata internamente dalle imprese comasche ma gestita attraverso il ricorso a pratiche di outsourcing determina un ulteriore contributo pari a circa quattro punti percentuali (3,9%). Nella scelta dei soggetti ai quali assegnare la subfornitura le realtà comasche aderenti all’Osservatorio considerano sia partner nazionali (2,4%), sia esteri (1,5%).

Le previsioni per l’andamento generale del business nei primi sei mesi del 2021 risultano incerte preludendo ad una diminuzione, seppur di entità contenuta e pari in media al -2,4%, per la domanda e il fatturato. Nel caso dell’attività produttiva, invece, è attesa una stabilizzazione dei livelli (-0,3%).

Le realtà comasche competono sui mercati internazionali realizzando, nel secondo semestre 2020, una quota pari a poco meno di un terzo (31,5%) del proprio fatturato all’estero. Le esportazioni sono principalmente dirette verso gli stati dell’Europa Occidentale, area dove è generato circa un quinto (18,4%) del fatturato totale. Seguono per rilevanze le vendite dirette verso l’Est Europa (3,7%), gli Stati Uniti (2%), i BRICS (1,9%), l’Asia Occidentale (1,8%) e l’America Centro-Meridionale (0,3%). Entro i confini italiani viene determinato il 68,5 del fatturato totale mentre la quota delle rimanenti aree del mondo non precedentemente citate è complessivamente pari al 3,5%.

Esaminando i pareri qualitativi espressi dalle aziende comasche riguardo l’andamento del fatturato negli ultimi mesi dell’anno, nel dettaglio tra ottobre e dicembre, è riscontrabile un quadro che, ancora una volta, si conferma caratterizzato da un’elevata eterogeneità; sono infatti elevate le quote di giudizi che indicano riduzione e aumento delle vendite, pur assumendo tra loro entità simile.

Analizzando più in particolare, il fatturato sul mercato domestico è comunicato in diminuzione per il 44,5% delle aziende, in crescita per il 42,2% mentre stabile per il restante 13,3%.

Per quanto riguarda invece l’export, il 35,3% delle aziende segnala una situazione stazionaria, il 32,9% un aumento mentre il 31,8% una diminuzione.

Coerentemente con quanto esaminato per il campione generale dei tre territori, anche le imprese comasche hanno sperimentato, nei mesi finali del 2020, un rincaro dei prezzi di acquisto delle materie prime. Se fino a settembre la situazione è rimasta pressoché stabile – quattro imprese su cinque hanno indicato una conservazione delle quotazioni dei listini, il 12% un aumento e l’8% una riduzione – tra ottobre e dicembre la quota di imprese che ha segnalato apprezzamenti dei costi di approvvigionamento è salita al 34,5% e, al suo interno, il 22,3% ha indicato aumenti di entità superiore al 5%.

Tale fase ha penalizzato sia le imprese di piccole dimensioni, sia quelle con oltre 50 occupati mentre a livello settoriale sono state maggiormente colpite le realtà metalmeccaniche e quelle degli altri settori.

È diffusamente stabile lo scenario riguardante i rapporti tra le imprese comasche del campione e gli Istituti di credito nella seconda metà del 2020; considerando infatti i giudizi espressi riguardo le condizioni praticate, oltre quattro realtà su cinque indicano un mantenimento delle condizioni.

Più nel dettaglio, per quanto riguarda le spese e le commissioni, la richiesta di tassi e garanzie si registra stabilità nell’86,9% dei casi, un peggioramento per l’11,7% e un miglioramento per il restante 1,4%.

Con riferimento alla disponibilità degli Istituti ad espandere linee di credito esistenti o ad attivarne di nuove, è comunicata una situazione stabile per l’80,2% delle aziende, una maggior propensione a soddisfare le richieste per il 10,8% mentre un minor ascolto per il restante 9%.

Nel secondo semestre 2020 l’occupazione delle aziende comasche risulta caratterizzata da una prevalenza di giudizi di stabilità, segnalata in oltre due casi su tre (67,6%), a cui però si accompagna un’elevata quota di indicazioni di riduzione (30,6%) mentre le indicazioni di espansione dei livelli si attestano al 1,8%.

Le aspettative occupazionali per i primi sei mesi del 2021 confermano sostanzialmente il quadro delineato per l’anno appena concluso; il 68,7% delle aziende attende un mantenimento dei propri livelli, il 26,5% prevede una possibile riduzione mentre sale al 4,8% la quota di imprese che comunicano un possibile incremento.

Le previsioni risultano più pessimistiche per le imprese di piccole dimensioni rispetto a quelle medie; per quanto riguarda i settori, invece, lo scenario peggiora passando da realtà metalmeccaniche, a quelle degli altri settori fino a quelle tessili.

L’OSSERVATORIO GLOBALE SULLE PROVINCE DI COMO, LECCO E SONDRIO

L’Osservatorio Congiunturale realizzato dai Centro Studi di Confindustria Lecco e Sondrio e Confindustria Como sulla seconda metà del 2020 traccia uno scenario fortemente eterogeneo e caratterizzato da una contrazione tendenziale ancora rilevante e da un aumento congiunturale più moderato.

Dopo le marcate decelerazioni che avevano caratterizzato i primi sei mesi dell’anno, gli indicatori associati a domanda, attività produttiva e fatturato descrivono un incremento congiunturale che in media si attesta al +3,5%, disattendendo le previsioni negative che le aziende avevano formulato lo scorso luglio (in media -4,8%).

Resta per contro negativo il divario tendenziale con i livelli del corrispondente semestre 2019; per i tre indicatori, infatti, si riscontra una decelerazione media dell’8,4% rispetto ai livelli del periodo luglio-dicembre di due anni fa.

Permangono incerte le previsioni che rivelano stagnazione nel caso della domanda e del fatturato, ma un lieve aumento, di circa un punto e mezzo percentuale, per l’attività produttiva.

Il grado di impiego della capacità produttiva nel secondo semestre del 2020 si attesta a quota 59,6%, con una diminuzione di quasi tre punti percentuali rispetto a quanto esaminato nei primi sei mesi dell’anno (62,4%).

Tra le realtà del campione sono riscontrabili differenze nell’utilizzo degli impianti: le aziende di medie dimensioni (63,4%) rivelano un maggior impiego rispetto a quelle fino a 50 occupati (57%), mentre a livello settoriale risultano fortemente penalizzate le imprese tessili (49%) e più dinamiche quelle degli altri settori (56,5%) e quelle metalmeccaniche (69,3%).

Il contributo dell’attività gestita ricorrendo a pratiche di outsourcing determina un’ulteriore quota del 5,7% della produzione che dipende, nella maggior parte dei casi, dalle collaborazioni con soggetti nazionali (4,5%), mentre in misura residuale è legata a subfornitura con soggetti esteri (1,1%).

Le aziende lecchesi, sondriesi e comasche si rivolgono ai mercati internazionali a conferma della qualità delle produzioni riconosciute e apprezzate in tutto il mondo.

Nel secondo semestre 2020 quasi un terzo (31,9%) del fatturato delle aziende del campione è stato realizzato oltre i confini nazionali; la percentuale sale al 45,7% nel caso delle aziende con oltre 50 occupati mentre si attesta al 22,6% per le piccole aziende.

L’Europa Occidentale si conferma il principale mercato di sbocco oltre confine, assorbendo oltre la metà dell’export e una quota pari al 17,8% del fatturato totale.

Le esportazioni delle realtà dei tre territori sono dirette anche nell’Europa dell’Est (3,5%), nei BRICS (2,5%), negli Stati Uniti (1,9%), in Asia Occidentale (1,7%) e in America Centro-Meridionale (0,7%), mentre nelle restanti aree del mondo e ad esclusione dell’Italia (68,1%) è generato il 3,8%.

Negli ultimi mesi del 2020, in particolare tra ottobre e dicembre, le vendite hanno mostrato evoluzioni diverse in base ai mercati geografici considerati. Esaminando i pareri qualitativi espressi dalle realtà del campione riguardo l’andamento del fatturato, è riscontrabile infatti una maggior vitalità a livello interno mentre una generale stabilità dell’export.

Le imprese lecchesi, sondriesi e comasche hanno dovuto far fronte a fenomeni di apprezzamento dei listini delle materie prime durante il secondo semestre.

Sebbene tra luglio e settembre le quotazioni siano rimaste generalmente stabili, con indicazioni di aumento e diminuzione che si sono tra loro equiparate, tra ottobre e dicembre quasi due realtà su cinque (38,4%) hanno segnalato incrementi che hanno superato quota 5% nella metà dei casi (19,2%).

I giudizi espressi dalle imprese dei tre territori riguardo ai rapporti con gli Istituti di credito, in particolare valutati rispetto all’andamento delle condizioni praticate, tracciano un quadro di diffusa stabilità.

Per circa nove realtà su dieci (88,1%) è segnalato il mantenimento delle condizioni pregresse, per il 6,8% si rileva un peggioramento mentre per il restante 5,1% è indicato un miglioramento.

Valutando la disponibilità degli Istituti a concedere credito attraverso l’apertura di nuove linee o l’espansione di quelle esistenti si registra stabilità nel 71,5% dei casi, una maggior propensione ad esaurire le richieste nel 17,2%, mentre una chiusura nel restante 11,3%.

Lo scenario occupazionale nella seconda metà del 2020 risulta caratterizzato da un diffuso giudizio di stabilità, indicato da oltre due terzi delle aziende (68,5%); permane però ampio il divario tra i giudizi di riduzione degli organici (21,4%) e quelli di crescita dei livelli (10,1%).

Il quadro migliora esaminando le ipotesi formulate dalle imprese dei tre territori riguardo l’andamento dell’occupazione per il semestre gennaio-giugno 2021. In questo caso, a fianco del 67,3% di aziende che indicano un mantenimento dei livelli, il 18% ipotizza una diminuzione mentre il 14,7% un aumento.

DOMANDA

Gli ordini delle imprese dei tre territori registrano dinamiche differenti a seconda dell’orizzonte temporale esaminato.

La variazione tendenziale rispetto ai livelli del semestre luglio-dicembre 2019 è negativa e si attesta al -7,9%.

Il confronto con la prima metà del 2020, periodo per il quale era stata rilevata una contrazione di oltre dieci punti percentuali rispetto al semestre precedente, risulta invece pari al 3,4%, al di sopra delle previsioni al ribasso formulate lo scorso luglio (che indicavano invece -5%).

Le aspettative per l’evoluzione della domanda nei primi sei mesi del 2021 indicano sostanzialmente il permanere del quadro rilevato alla fine dell’anno appena concluso (-0,3%).

ATTIVITA’ PRODUTTIVA

L’attività produttiva delle realtà lecchesi, sondriesi e comasche mostra andamenti coerenti con quanto esaminato per l’indicatore associato alla domanda. Si rilevano infatti diminuzioni tendenziali a fronte di aumenti, seppur di entità ridotta, congiunturali.

Il raffronto con i livelli del secondo semestre 2019 si attesta al -9,2%.

La variazione misurata rispetto alla prima metà del 2020, prevista in ribasso di oltre cinque punti percentuali (-5,3%) nel corso del precedente Osservatorio congiunturale, risulta invece pari al +3,7%.

Le ipotesi per l’andamento della produzione nei primi sei mesi del 2021 si confermano positive, con una variazione media attesa pari al +1,4%.

Il grado medio di utilizzo degli impianti produttivi tra luglio e dicembre si attesta a quota 59,6%, in diminuzione di oltre due punti percentuali rispetto a quanto esaminato per il semestre gennaio-giugno 2020.

Lo scenario all’interno del campione risulta fortemente eterogeneo, sia a livello dimensionale, dove le realtà di medie dimensioni mostrano un tasso di impiego (63,4%) superiore a quello registrato per le imprese fino a 50 occupati (57%), sia considerando i diversi settori merceologici. Le aziende metalmeccaniche (6,3%) comunicano un maggior utilizzo della capacità produttiva rispetto alle aziende tessili (49%) e a quelle degli altri settori (56,5%).

L’attività non realizzata internamente ma gestita tramite il ricorso alla subfornitura contribuisce per un ulteriore quota del 5,7% di produzione. Le realtà dei tre territori segnalano di utilizzare prevalentemente soggetti operanti entro i confini nazionali (4,5%), mentre in misura residuale si rivolgono ad imprese estere (1,2%).

FATTURATO

Sul versante delle vendite le imprese dei tre territori delineano un quadro dai toni simili a quello esaminato per la domanda e l’attività produttiva.

Anche in questo caso, infatti, i dati confermano una contrazione tendenziale a fronte di un miglioramento congiunturale.

La variazione misurata attraverso il confronto con la seconda metà del 2019 rivela una diminuzione dell’8,7% (nel primo semestre il divario registrato rispetto ai primi sei mesi dell’anno precedente era pari al -17,5%).

L’analisi effettuata rispetto ai livelli del semestre gennaio-giugno 2020 mostra invece un aumento della congiuntura pari al 3,7%, disattendendo le aspettative al ribasso precedentemente formulate (-4,1% lo scorso luglio 2020).

Le previsioni sull’andamento del business nei primi sei mesi del nuovo anno non indicano particolari situazioni di svolta rispetto a quanto esaminato a fine 2020; è attesa infatti una variazione media del -0,4%.

Circa un terzo (31,9%) del fatturato totale realizzato dalle realtà lecchesi, sondriesi e comasche è generato oltre i confini nazionali, a conferma della marcata propensione all’internazionalizzazione che contraddistingue il tessuto imprenditoriale dei territori.

Al di fuori dell’Italia il principale mercato di sbocco è rappresentato dall’Europa Occidentale (17,8%), area che da sola determina oltre la metà dell’export.

Sono inoltre rilevanti le vendite dirette verso l’Est Europa (3,5%), i BRICS (2,5%) e gli Stati Uniti (1,9%).

Esaminando i giudizi qualitativi inerenti l’andamento del fatturato nella seconda metà del secondo semestre, in particolare tra ottobre e dicembre 2020, è riscontrabile un miglioramento degli scambi sul mercato domestico mentre una situazione stazionaria a livello estero.

Le vendite in Italia sono comunicate in diminuzione in un terzo dei casi (33%), stabili nel 21,2%, mentre in crescita nel restante 45,8%.

Per quanto riguarda le esportazioni, il 32,4% del campione segnala una riduzione, il 37,2% un quadro stabile mentre il restante 30,4% indica un aumento.

ANDAMENTO DELLE MATERIE PRIME

Nei mesi finali del semestre, i prezzi delle materie prime approvvigionate dalle realtà di Lecco, Sondrio e Como hanno registrato dinamiche di crescita, con enfasi particolare per le tipologie principalmente acquistate dalle aziende metalmeccaniche.

Nella prima metà del semestre, cioè tra luglio e settembre, è stata segnalata una generale stabilità delle quotazioni (70,4%), a cui si sono accompagnate indicazioni di aumento (15,7%) e diminuzione (13,9%) che hanno assunto entità tra loro simili.

Tra ottobre e dicembre 2020, quasi due realtà su cinque (38,4%) hanno indicato di aver sostenuto aumenti per l’acquisto delle commodities principalmente trattate. In particolare, il 19,2% del campione ha comunicato un apprezzamento dei listini fino al 5% e il 19,2% ha segnalato aumenti addirittura superiori al 5%.

Il 6,3% delle aziende ha registrato una diminuzione delle quotazioni limitata al 5% e il 3,2% una diminuzione oltre il 5%, mentre il restante 52,1% del campione ha indicato stabilità.

Nel caso delle aziende metalmeccaniche, la quota di imprese che ha evidenziato un aumento delle materie prime è stata pari al 53,6%, di cui il 28,3% con apprezzamenti superiori ai 5 punti percentuali.

SCENARIO OCCUPAZIONALE

Nel secondo semestre del 2020 l’occupazione delle aziende di Lecco, Sondrio e Como risulta caratterizzata da un prevalente giudizio di conservazione dei livelli, comunicato da oltre i due terzi del campione (68,5%). In caso di indicazioni di variazione, però, i giudizi riguardanti la riduzione degli occupati (21,4%) risultano più diffusi rispetto a quelli inerenti l’aumento (10,1%).

Il quadro all’interno del campione non si presenta omogeneo e differisce sia nel confronto dimensionale, dove le realtà al di sopra dei 50 occupati hanno tenuto maggiormente rispetto alle imprese più piccole, sia in base al settore considerato. Più nel dettaglio, pur conservando il prevalente giudizio di stabilità, le quote relative alla diminuzione dei livelli occupazionali crescono passando da aziende degli altri settori a quelle metalmeccaniche e a quelle tessili.

Le previsioni per i primi sei mesi del nuovo anno si mantengono improntate ad una generale tenuta (67,3%). Si riduce, tra l’altro, il divario tra la quota di imprese che ritengono probabile una diminuzione degli organici (18%) e la quota di imprese che attendono, invece, un aumento (14,7%).

Como, 19 febbraio 2021

 


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