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Macchine Tessili: forte flessione nel 1° trimestre 2020

aprile 30 | Pubblicato da Luigi Sorreca | News

Nel primo trimestre del 2020 la raccolta ordini di macchine tessili ha registrato una decisa flessione. L’emergenza Covid-19 impatta pesantemente sul settore. Forte preoccupazione anche per il secondo trimestre, non solamente per la mancanza di ordini, ma anche per le difficoltà relative alla ripresa delle attività.

L’indice degli ordini per le macchine tessili elaborato da ACIMIT, l’Associazione dei costruttori italiani di macchine tessili, nel periodo gennaio-marzo 2020 è risultato in calo del 31% rispetto al medesimo periodo del 2019. Il valore dell’indice si è attestato a 72,2 punti (base 2015=100).

La raccolta ordini dei costruttori italiani è stata negativa sia sui mercati esteri che in Italia. All’estero si è riscontrata una flessione del 26%, mentre sul mercato interno l’indice degli ordini ha segnato un -57% rispetto al primo trimestre 2019.

I dati parlano chiaro, commenta Alessandro Zucchi, presidente di ACIMIT, con l’indice degli ordini sprofondato rispetto al 2019, un anno già deficitario. Infatti, per l’industria italiana delle macchine tessili l’anno scorso si è chiuso con una produzione in calo del 13% e un’analoga flessione delle esportazioni (-14%)”.

Archiviato un anno difficile, il meccanotessile italiano ha dovuto affrontare l’emergenza Coronavirus, che ha comportato, quale prima conseguenza, la frenata dei principali mercati del settore, Cina, Turchia e India, fin dal primo mese del 2020. “Il lockdown prolungato, spiega Zucchi, ci ha svantaggiato rispetto ai concorrenti esteri, come la Germania, che hanno continuato a lavorare e produrre. La salute dei lavoratori è sempre stata al primo posto per le nostre imprese, che hanno chiuso la propria attività, al fine di adeguarsi alle direttive del governo per ripartire in sicurezza. Proprio per questo motivo e per la rilevanza strategica che ricopre il nostro settore, esportando oltre l’80% della produzione, ci attendevamo di ripartire prima”.

Ora non sarà facile. La preoccupazione non è solo per un ulteriore calo degli ordini nel secondo trimestre dell’anno, ma anche per le difficoltà che tecnici e montatori avranno per raggiungere i clienti nei Paesi dove, pur con il riavvio delle attività produttive, vigono ancora restrizioni all’entrata e alla libera circolazione degli stranieri. Il personale dovrà sottostare a periodi di quarantena sia arrivando nei Paesi di destinazione sia al proprio ritorno in Italia.

Federmacchine, osserva il presidente di ACIMIT, ha sollevato il problema dell’obbligo dell’isolamento per 14 giorni ad ogni rientro in Italia per questa tipologia di personale, che trascorre solitamente pochi giorni tra un rientro ed una nuova partenza. Il servizio di assistenza è tra i fattori chiave della competitività e dell’eccellenza delle nostre aziende. Per questo abbiamo chiesto ai Ministri competenti di parificare il trattamento delle trasferte all’estero brevi a quello del personale transfrontaliero, e, per periodi di permanenza all’estero più lunghi, la possibilità di effettuare immediatamente sul lavoratore test (tampone, test sierologici o altro) che consentano, in caso di negatività, l’immediato reingresso al lavoro”.

Ma i costruttori italiani di macchine tessili esprimono preoccupazione anche per quanto previsto dal DL Cura Italia all’art. 42, comma 2, in cui si equipara il contagio da Covid-19 del lavoratore all’infortunio sul lavoro, con la conseguente responsabilità in carico al datore. “Riteniamo concettualmente improprio, conclude Zucchi, considerare il contagio da Covid-19 alla stregua di un infortunio sul lavoro, con tutto ciò che comporta sia a livello penale che economico. E’ pressoché impossibile dimostrare il nesso causale tra contagio e ambiente di lavoro, posta la spiccata contagiosità del virus e le poche certezze scientifiche sui vari veicoli di contagio. Il datore, che ottempera alle disposizioni dei protocolli di sicurezza firmati con tutte le parti in causa, è assurdo che si trovi, comunque, ad avere un ulteriore aggravio in termini di responsabilipenali. Il contagio da Covid-19 è da considerarsi malattia e non infortunio sul lavoro”.


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