Pitti Filati 84, i dati sulla produzione pratese e le prospettive del settore
gennaio 18 | Pubblicato da Luigi Sorreca | News, PratoI produttori di filati pratesi si preparano per Pitti Filati numero 84, dedicato alle proposte per la primavera-estate 2020 e in apertura mercoledì 23 a Firenze alla Fortezza da Basso. Un plotone di 30 aziende pratesi, fra le più note e qualificate del settore a livello internazionale, si apprestano ad affrontare l’esigente pubblico di quella che è unanimente considerata la più importante fiera al mondo per i filati, soprattutto, ma non soltanto, per maglieria.
I dati tratteggiano un settore in salute. Dal punto di vista strutturale si tratta di 77 aziende, con 1.300 addetti diretti ma anche con una filiera fortemente specializzata alle spalle; il giro di affari è intorno ai 540 milioni di euro di cui più del 40% viene venduto all’estero. Metà della produzione pratese è costituita da filati per maglieria, un ulteriore 25% per tessitura ortogonale e jacquard, il 15% per arredamento e il rimanente per cucirini, ricamo, aguglieria. Quasi il 70% della produzione di filati è concentrata sulla stagione invernale: quella di gennaio è quindi l’edizione di Pitti Filati meno congeniale alle tipologie pratesi, anche se la primavera-estate riveste oggi anche a Prato una rilevanza maggiore rispetto al passato. I dati congiunturali evidenziano un buon andamento: la rilevazione condotta dal Centro studi di Confindustria Toscana Nord indica in +12% la variazione della produzione del terzo trimestre 2018 (ultimo dato disponibile a oggi) rispetto al corrispondente periodo del 2017 e in +5,9% la variazione dei nove mesi gennaio-settembre 2018 sugli stessi mesi del 2017. Buone anche le prestazioni dell’export (dati ISTAT elaborati dal Centro studi di Confindustria Toscana Nord): +7,06% sul trimestre e +5% sui nove mesi. Il confronto con i dati italiani dell’ISTAT è impreciso a causa delle differenze dei campioni, che a livello nazionale comprendono anche le filature conto terzi: tuttavia, pur con le cautele dovute a questa considerazione, emergono prestazioni delle imprese pratesi nettamente migliori del quadro italiano. Il settore filati in Italia ha infatti segnato -10,3% come produzione del terzo trimestre e -2,3% nei primi nove mesi; meno accentuata ma comunque significativa la distanza nell’export, con il dato nazionale a +4,34% nel terzo trimestre e +3,5% nei primi nove mesi.
“I dati sull’andamento delle imprese pratesi del nostro settore inducono all’ottimismo. Abbiamo lavorato e investito molto per introdurre innovazione nelle nostre aziende e per qualificarci come punto di riferimento per chi aspiri a prodotti creativi, sostenibili e di qualità . E’ giusto che ora raccogliamo qualche buon risultato.” commenta Raffaella Pinori, coordinatrice del gruppo Produttori di filati della sezione Sistema moda di Confindustria Toscana Nord “Tuttavia abbiamo ben presenti, vivendole in azienda ogni giorno, le difficoltà in essere già oggi e che potranno presentarsi nell’immediato futuro. Se l’allarme sui prezzi delle materie prime è meno forte di qualche mese fa, la bolletta energetica per elettricità e gas continua a salire. Anche gli investimenti per la sostenibilità e per le certificazioni costituiscono un costo non indifferente, così come lavorare per lotti sempre più piccoli e frammentati. Il nostro principale problema rimane quello dei costi: fatturiamo ma i margini non sono quelli che sarebbe legittimo aspettarsi. La strada che abbiamo imboccato è senz’altro quella giusta: prodotti di buono o ottimo livello, che ci portano su un piano diverso e più alto rispetto alla concorrenza internazionale. Ma per poter avere risultati economici veramente buoni, di cui avvantaggiarci noi stessi e la nostra filiera, dovremmo operare in un contesto diverso almeno per quanto riguarda i costi energetici.”
A Pitti Filati è attesa come sempre la clientela internazionale. Per quanto riguarda i mercati di particolare interesse per i filati pratesi, il 2018 è iniziato nel segno della Cina: l’export verso il paese asiatico segna +59,6%; assieme ad Hong Kong (per quanto quest’ultimo in regresso di -9,5%), la Cina vale 35,6 milioni di export, cioè il 16,5% dei 212,4 milioni di euro del totale dell’export del settore nei primi nove mesi dell’anno scorso. Segno negativo invece per paesi UE clienti storici di Prato, come Germania (-17,4%), Spagna (-12,8%), Portogallo (-10,6%) e Francia (-6,6%); il risultato più positivo fra i paesi europei appartiene al Regno Unito con il suo +40,6% (quota del 6% del totale), sul quale incombono le incognite della Brexit. Positive anche Croazia (+5%), Romania (+4,9%), Bulgaria (+32%) e Turchia (+10,1%), paesi che talvolta sono anche luoghi di produzione di marchi esteri, e Corea del sud (+43,2%).
Nella foto: Raffaella Pinori