Moda, Tessile, Abbigliamento

Milano Unica, tengono i mercati chiave. I risultati economici del 2018

luglio 13 | Pubblicato da Luigi Sorreca | Biella, Carpi, Como, News, Prato

Sempre in crescita la qualità della proposta da parte degli espositori italiani ed europei, che aumentano nel numero rispetto all’edizione di luglio 2017 (+ 4%). È stata registrata la presenza di circa 6000 aziende, con importanti conferme da parte di alcuni mercati internazionali strategici.

Da sottolineare la crescita delle presenze straniere provenienti soprattutto da: Paesi Bassi (20%), Stati Uniti (+9%), Giappone (+6%), Cina (+5%),  Francia (+3%), Germania (+3%).

Il prossimo appuntamento sarà con Milano Unica Shanghai dal 27 al 29 settembre 2018.

La 28^ edizione di Milano Unica si svolgerà dal 5 al 7 febbraio 2019 a Rho Fieramilano.

I RISULTATI ECONOMICI DEL 2018

Nel primo trimestre 2018 resta in crescita la produzione industriale (+3,2%), frena l’export (-0,4%), mentre crolla l’import di tessuti (-8,9%) La Germania torna al primo posto come paese acquirente di tessuti made in Italy con un +9,2%, Cina+Hong Kong, in calo, tornano momentaneamente al secondo posto, tallonati dalla Francia (+6,1%).

Nel 2017 il fatturato (7,9 miliardi di euro) aveva fatto registrare un +0,5% e l’attivo della bilancia commerciale della tessitura italiana era risultato pari a 2,3 miliardi di euro Per la tessitura italiana (in un’accezione comprensiva di tessitura laniera, cotoniera, liniera, serica), nel 1° trimestre del 2018, in base ai dati diffusi da ISTAT ed elaborati dal Centro Studi di Confindustria Moda, si registra un incremento tendenziale della produzione pari al +3,2%, del +5% per la sola tessitura a maglia.

Sul fonte dei mercati esteri, però, il 2018 si è aperto all’insegna di uno scarso dinamismo. In particolare, le vendite di tessuti oltreconfine palesano una lieve flessione, nella misura del -0,4%, mentre l’import arretra del -8,9%. Come ovvio, tuttavia, il dato medio della tessitura cela performance molto differenti. Guardando dapprima al comparto laniero, si rileva un trend in controtendenza rispetto al dato medio della tessitura poc’anzi ricordato.

L’export di tessuti lanieri resta positivo, crescendo nel trimestre del +2,8%. Peraltro, i tessuti pettinati registrano un aumento del +3,3%, quelli cardati del +1,2%. Il tessuto cotoniero registra, invece, una contrazione sia delle esportazioni, pari al -6,5%, sia in misura maggiore delle importazioni, che cedono il -15,2%. Di contro, il tessuto liniero assiste ad un aumento dell’export del +11,1% e ad un “balzo” dell’import pari al +34,6%.

Da gennaio a marzo 2018 il fatturato estero del tessuto a maglia cresce del +1,3%, mentre l’import accusa una flessione pari al -12,8%. Infine, il tessuto in pura seta mostra una timida crescita dell’export (+0,9%) e una più vivace dinamica, pari al +3,9%, nel caso delle importazioni. Da segnalare il calo complessivo nel trimestre dell’8,9% delle importazioni di tessuti che colpisce in particolare Cina, Turchia e Pakistan. A fronte dei sopraccitati risultati, nel periodo gennaio-marzo 2018, il saldo commerciale della tessitura italiana nel suo complesso supera i 433,4 milioni di euro, in aumento (di oltre 34,5 milioni di euro) rispetto al dato del corrispondente periodo del 2017.

Analizzando i flussi di export sotto il profilo geografico, nei primi tre mesi del 2018 le vendite di tessuti palesano un trend divergente tra UE ed extra-UE: il commercio comunitario segna un lieve aumento pari al +0,4%, mentre quello non comunitario presenta, invece, un decremento del -1,3%. Con riferimento ai principali sbocchi, i primi due mercati ovvero Germania e Francia si rivelano favorevoli, crescendo rispettivamente del +9,2% e del +6,1%. Una flessione del -6,8% colpisce, invece, il terzo mercato ovvero la Romania, mentre la Tunisia, al quarto posto, mostra un incremento del +8,8%. Oltre agli USA, in calo del -11,1%, calano anche Cina e Hong Kong, l’una del -4,8%, l’altro del -5,5%.

Nonostante ciò, se sommati Cina e Hong Kong arriverebbero a 74 milioni di euro, secondi quindi solo alla Germania. Passando all’analisi dei mercati di origine dei tessuti importati in Italia, Cina e Turchia, primo e secondo fornitore, assistono a cali dell’import, rispettivamente nella misura del -8,7% e del -4,7%.

Nonostante ciò, la Cina continua ad assicurare il 25,9% dei tessuti importati in Italia, la Turchia il 20,9%. Anche l’import dal Pakistan mostra una flessione non marginale, pari al -19,4%. Crescono invece del +5,9% i flussi provenienti dalla Repubblica Ceca. La tessitura made in Italy, secondo le stime elaborate dal Centro Studi di Confindustria Moda, aveva archiviato il 2017 con un fatturato complessivo di 7,9 miliardi di euro, in crescita dello 0,5% sul 2016. Sul risultato settoriale aveva inciso una leggera crescita delle vendite sui mercati internazionali (+0,6%), dinamica questa che aveva portato il livello complessivo del fatturato estero a superare di poco i 4,3 miliardi di euro.

Contestualmente, le importazioni dall’estero avevano fatto registrare una sostanziale stabilizzazione sui livelli del 2016, sui 2 miliardi. A fronte del suddetto andamento del commercio con l’estero, l’attivo commerciale di comparto evidenzia un lieve miglioramento (ovvero +25 milioni di euro rispetto al 2016), portandosi sopra ai 2,3 miliardi. Il surplus della tessitura aveva, comunque, concorso al 24,2% del saldo commerciale della filiera Tessile-Moda nel suo complesso (si ricorda pari a poco meno di 9,6 miliardi di euro), pur pesando come fatturato poco meno del 15% su quello complessivo.

Nell’ambito della tessitura, il comparto preponderante era risultato, come sempre, quello della produzione laniera, che aveva concorso a determinare il 41,4% del fatturato settoriale. A seguire la tessitura cotoniera a quota 19,6%, quindi quella a maglia a quota 18,2%, poi la serica, che incide per il 17,1%, ed infine la tessitura liniera con una quota pari al 3,7%.

Da segnalare che, sulla base dell’indagine campionaria del Centro Studi di Confindustria Moda, per il secondo anno consecutivo nel 2017 si era registrata la sostanziale tenuta dell’occupazione nel caso del comparto laniero.

 

 


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