Cala di oltre il 30% l’export del distretto di Carpi
settembre 12 | Pubblicato da Luigi Sorreca | Carpi, NewsPerdita secca di fatturato che ammonta a 57 milioni di euro
L’export di maglieria e abbigliamento del distretto tessile carpigiano è in calo. E non si tratta di una flessione di poco conto: nel primo trimestre 2018 le esportazioni delle aziende locali verso l’estero sono diminuite del 31,5 per cento rispetto all’anno precedente, pari a 57 milioni in meno.
È quanto emerge dal monitoraggio dei distretti industriali dell’Emilia Romagna, curato dalla direzione studi e ricerche di Intesa Sanpaolo. In generale, l’export di tutti i distretti dell’Emilia Romagna fa un registrare un calo, seppur moderato, dell’1,7 per cento con performance però positive da parte di 10 distretti su 19.
Tra questi: i mobili imbottiti di Forlì (più 13,1 per cento), il food machinery di Parma (più 7,8 per cento), i ciclomotori di Bologna (più 6,9 per cento), l’abbigliamento di Rimini (più 3,1 per cento) e il polo biomedicale, sempre di Bologna (più 8,4 per cento). Stabile la situazione del settore della meccanica. Hanno registrato una crescita le macchine agricole di Modena e Reggio Emilia, mentre sono in calo invece le macchine per l’imballaggio di Bologna.
Negativo anche l’andamento delle piastrelle di Sassuolo con un meno 3,6 per cento di vendite, soprattutto nei mercati francese, statunitense e tedesco. Il dato del tessile carpigiano rimane tuttavia il più inquietante oltre a essere il più negativo della regione anche se, purtroppo, non stupisce più di tanto.
A preoccupare ulteriormente è il fatto che la flessione si sia registrata sui mercati tradizionali del pronto moda di Carpi, vale a dire in Francia, Germania, Regno Unito, Belgio e Spagna. Una conferma del momento recessivo che sta attraversando il settore viene anche dal Registro imprese della Camera di Commercio di Modena, il cui dato, riferito invece al primo semestre di quest’anno, evidenzia un calo generale del numero delle imprese manifatturiere al quale quelle della moda contribuiscono con un meno 3,1 per cento rispetto al primo semestre dell’anno precedente.
Dati che non stupiscono se si tiene in considerazione anche il recente “Osservatorio del settore tessile abbigliamento del distretto di Carpi” curato dall’istituto di ricerca R&I di Daniela Bigarelli.
Prendendo in considerazione il periodo 2013-2017, lo studio ha fotografato il processo di ridimensionamento, in termini di imprese e di occupati, del distretto tessile carpigiano: una diminuzione delle imprese che a fine 2017 erano complessivamente 783 (236 imprese finali e 547 imprese di subfornitura) contro le 879 del 2014 con calo che sfiora il 15 per cento e, di riflesso, una diminuzione dell’occupazione con 5 mila 412 addetti nelle unità locali del distretto contro i circa 7 mila di quattro anni fa.
Senza dimenticare il fatturato in flessione, anche quello, del 3,4 per cento che arriva a una cifra totale di 1 miliardo 400 milioni di euro. Una flessione dovuta soprattutto a una diminuzione significativa delle vendite sul mercato interno da cui le imprese locali dipendono ancora troppo non bilanciata da una crescita delle esportazioni poco brillante e inferiore alla media nazionale.
Per questo le piccole imprese finali e le ditte di subfornitura sono interessate a crescere all’estero e chiedono aiuti negli investimenti in comunicazione-immagine- marketing.
Aiuti che nel territorio, grazie a Carpi Fashion System (il progetto di valorizzazione del distretto di moda locale promosso dalle associazioni imprenditoriali del territorio, Cna, Lapam Confartigianato, Confindustria Emilia e dal Comune di Carpi con il contributo di Fondazione CR Carpi) non mancano di certo tra la fiera Moda Makers, gli incoming con gli operatori stranieri e gli eventi di valorizzazione del distretto locale come bandiera del made in Italy di qualità. Anche per questi motivi un calo così drastico (di oltre il 31 per cento) nell’export non è per niente incoraggiante.