La filatura italiana nel 2013-2014
gennaio 22 | Pubblicato da Luigi Sorreca | Eventi, NewsNota a cura di SMI – Sistema Moda Italia – Il bilancio preconsuntivo del 2013
Al gravoso risultato accusato nel 2012 (-7,8%), per l’industria italiana della filatura (in questa accezione comprensiva della produzione di filati lanieri, cotonieri e linieri) fa seguito nel 2013 un rallentamento del ritmo di caduta, stimato, secondo le elaborazioni preliminari effettuate da SMI, nella misura del -2,1% su base annua. Il fatturato di comparto dovrebbe, pertanto, passare a 3,05 miliardi di euro circa.
La dinamica settoriale negativa, ma in decelerazione rispetto alle performance del 2012, accomuna sia la filatura laniera (con una variazione attesa migliore rispetto alla media di comparto), sia la filatura cotoniera; al contrario, quella liniera, che nel 2012 aveva confermato l’evoluzione positiva, vede archiviare nel 2013 una flessione non marginale, stimata nell’intorno del -10%.
Anche il valore della produzione italiana (variabile questa che si propone di stimare il valore della sola produzione italiana al netto della commercializzazione dei filati importati), dovrebbe evidenziare un ridimensionamento del calo, segnando un -2,8%.
Come emerge dall’analisi del bilancio settoriale, la performance della filatura risente dell’andamento evidenziato sia dalla domanda interna intra-filiera (intercettata dal consumo apparente) sia dalla domanda estera, che in corso d’anno hanno sperimentato entrambe una progressiva decelerazione del decremento.
In particolare sul fronte italiano, il consumo apparente, che nel 2012 aveva ceduto oltre il 14%, conterrebbe il calo al -2,9%.
Con riferimento al mercato estero, invece, nel 2013 l’export settoriale dovrebbe frenare, secondo le previsioni, al -1,8%. Complessivamente, pertanto, il fatturato estero settoriale dovrebbe restare al di sopra dei 900 milioni di euro.
Parallelamente l’import, dopo il crollo accusato nel 2012 (-20,3%), è stimato in flessione del -2%, corrispondente a poco più di 830 milioni di euro. Fatta eccezione per il filato di lino (che sperimenta un deterioramento), del resto tutte le merceologie in esame assistono ad un rallentamento del ritmo di decremento, con il filato di lana cardato già tornato positivo.
A fronte del suddetto andamento dell’interscambio con l’estero, il saldo commerciale della filatura si conferma positivo, assestandosi a 78 milioni di euro. Tuttavia, il risultato è da ascrivere in primis al filato cardato in lana (seguito da quello per aguglieria); viceversa, come di seguito dettagliato con riferimento ai primi nove mesi del 2013, il filato di cotone presenta un deficit con l’estero, così come il filato di lino.
Considerando il versante occupazionale, non si è interrotto in corso d’anno il ridimensionamento che sta caratterizzando il comparto: sulla base dell’elaborazione dei dati forniti dalle aziende rispondenti all’Indagine Campionaria SMI, la filatura laniera registra contrazioni comprese tra il -2,8% del primo trimestre e il -1,7% del terzo, mentre nel caso della filatura cotoniera si devono contabilizzare cali ben più accentuati (superiori al 9%) in tutti e tre i trimestri monitorati.
Focalizzando l’analisi sui primi nove mesi del 2013, sulla base dei dati ISTAT disponibili, si ottiene uno spaccato di maggior dettaglio relativamente all’interscambio con l’estero per le merceologie in esame.
Da gennaio a settembre 2013, per i filati cardati si rileva una contrazione delle vendite estere pari al -6%, performance su cui grava soprattutto il decremento che ha colpito l’area UE, in flessione del -10,5%. L’area extra-comunitaria (che da luglio 2013 non comprende più la Croazia), in grado di assorbire il 58,7% dell’export complessivo di filato cardato made in Italy, frena invece al -2,5%. A volume, peraltro, si accentua la divergenza tra le due macro-aree geografiche, con l’intra-UE in calo del -8,9% e l’extra-UE in aumento del +7,4%.
Hong Kong, confermandosi primo mercato di sbocco del filato cardato anche nel 2013, dopo il vigoroso incremento dello scorso anno (+21%), segna una flessione del -14,2%, corrispondente a 45,6 milioni di euro. Regno Unito e Turchia registrano un aumento rispettivamente del +4,4% e del +2,3%.
In crescita, tra i primi dieci mercati di sbocco della filatura cardata, risultano anche Germania, Tunisia e Serbia. Contrazioni dell’export si rilevano, al contrario, verso Croazia (-18%), Romania (-31,2%), Cina (-19,9%), nonché Portogallo (-1,6%).
Nel corso del 2013, le vendite estere di filato pettinato mostrano un rallentamento del tasso di decremento, segnando un -2,7% rispetto al medesimo periodo del 2012. A differenza di quanto rilevato per il filato cardato, la UE, che assorbe il 56,8% dell’export di filati pettinati, si rivela più performante (+5,8%) rispetto all’extra-UE (-12%). Il primo mercato per valore dell’export di filato pettinato, Hong Kong, presenta, come del resto nel 2012, una flessione del -17,2%, mentre l’export diretto in Cina, al quarto posto nel ranking dell’export di comparto, cede il -1,7%. Con riferimento, invece, a mercati di breve raggio, cresce l’export verso la Romania (+9,7%) e la Francia (+10,7%), nonché verso Germania (+1%) e Regno Unito (+21%). Pur su valori più contenuti, dinamiche positive hanno interessato anche le vendite dirette in Turchia e Bulgaria.
Sempre nei primi nove mesi del 2013 l’export di filati misti chimico/lana ha fatto registrare una diminuzione, per il secondo anno consecutivo, del -10,5% a valore e del -18,3% in tonnellate. In tal caso, le aree intra ed extra-UE si muovono su ritmi piuttosto simili, evidenziando rispettivamente un decremento del -9,4% e del -11,9%. Quasi il 18% dell’export di filati chimico/lana viene destinato alla Turchia, che, nonostante il calo del -21,9%, si mantiene al primo posto per un totale di 16 milioni di euro.
La Francia, secondo sbocco del comparto, cresce del +4%, al contrario dell’Austria, che perde il -8,8%; la Spagna si assesta, invece, sui livelli dello scorso anno (+0,3%), mentre il Portogallo, pur su valori inferiori, mostra un significativo incremento (+35,5%). Romania e Hong Kong risultano interessate da cedimenti di un certo rilievo.