Ancora non si intravede la fine delle proteste dei lavoratori in Cina
aprile 22 | Pubblicato da Luigi Sorreca | NewsSembra lontana la risoluzione del conflitto che si è creato tra l’azienda di proprietà taiwanese Yue Yuen Holdings Ldt., produttrice di scarpe per Nike, Adidas e numerosi altri brand globali, e i suoi lavoratori del centro di Dongguan, nella provincia del Guangdong, in Cina.
I dipendenti hanno iniziato a scioperare ai primi di aprile per difendere i propri diritti. La protesta è cresciuta nel tempo, tanto da coinvolgere almeno 30mila persone ed essere considerata la più violenta della recente storia della regione.
In una nota Adidas scrive che «sta monitorando da vicino la situazione» e che «condurrà delle indagini non appena lo sciopero sarà rientrato». Un portavoce di Nike ha riferito che l’azienda è «consapevole e preoccupata per quello che sta avvenendo nelle fabbriche Yue Yuen della provincia del Guangdong: continua a favorire il dialogo tra i vertici della manifattura e i lavoratori, così come a controllare la produzione negli stabilimenti».
Se la dimensione delle proteste nel sito della Yue Yuen a Dongguan è senza precedenti, lo strumento dello sciopero in sé non è nuovo in Cina. Sempre più spesso gli operai delle fabbriche entrano in lotta per difendere i loro diritti su vari fronti. Esperti del lavoro sostengono che c’è una nuova consapevolezza tra i colletti blu del Paese.
Il mercato è cambiato. A differenza dei genitori, i giovani non vogliono lavorare in fabbrica. Di conseguenza si è creata una mancanza di mano d’opera in alcuni epicentri della manifattura in Cina. Inoltre, coloro che ancora sono disposti a impiegarsi negli stabilimenti, stanno negoziando per salari più alti e migliori benefit e sono disposti ad assumere posizioni di forza, se le loro richieste non vengono accettate.
Secondo il China Labor Bulletin, da giugno 2011 alla fine del 2013 ci sono stati quasi 1.200 tra scioperi e proteste in Cina e il 40% ha riguardato gli operai delle fabbriche. (foto tratta dal sito del China Labor Bulletin)
e.a. per Fashion magazine