Un rapporto del Boston Consulting Group spiega la produzione del futuro
novembre 25 | Pubblicato da Luigi Sorreca | NewsMentre nei Paesi produttori i salari aumentano a livello globale, l’approvvigionamento di prodotti tessili a basso costo diventa una sfida sempre più complessa. E’ quanto sottolinea un rapporto del Boston Consulting Group, che invita gli industriali dell’abbigliamento ad abbandonare la loro organizzazione basata sulla limitazione dei costi dei lavoratori.
«Per decenni, i produttori di vestiti hanno lavorato basandosi sul presupposto che i costi di manodopera dovessero essere mantenuti i più bassi possibile perché i capi fossero prodotti a prezzi competitivi», spiega il BCG. Questa convinzione ampiamente diffusa ha portato l’industria fashion a spostarsi da un Paese all’altro a seconda dell’aumento del costo del lavoro. «Un giorno, che forse arriverà presto, questo viaggio giungerà al termine».
Per la società di consulenza internazionale, l’ottimizzazione degli strumenti produttivi esistenti diventerà il fattore-chiave per la riduzione dei costi di produzione. Sono tre i punti-chiave indicati: l’innovazione, che dovrebbe consentire di aumentare l’efficienza dei processi produttivi; la collaborazione, in particolare l’adozione di misure standard che rendano i costi più trasparenti; e la proliferazione, per gestire più attivamente i fabbisogni di materie prime.
Per ora, il BCG non vede più alcun futuro nella corsa ai bassi costi delle retribuzioni, e cita l’esempio della Birmania, e i problemi di efficienza tra i lavoratori scarsamente qualificati e spesso sotto-equipaggiati. Difetti infrastrutturali che interessano l’elettricità, l’acqua, o direttamente la sicurezza, con il BCG che ricorda drammi come quello del Rana Plaza in Bangladesh.