Moda, Tessile, Abbigliamento

Previsioni rosee per l’industria della moda nel 2015 (+5,5%)

maggio 12 | Pubblicato da Luigi Sorreca | News

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il quadro generale
I consuntivi ancora non la registrano, ma si respira un aria di svolta nella congiuntura dell’industria italiana della moda. Secondo i dati pubblicati da CNMI-Camera Nazionale della Moda Italiana nell’indagine “Fashion Economic Trends”, il deciso movimento al ribasso del cambio dell’euro, avviato nel secondo semestre del 2014, ma che ha accelerato nel primo trimestre del 2015, dà una nuova spinta all’export, primo motore della moda italiana.

Il 2014 si è chiuso con una crescita leggermente inferiore alle attese (+3%), con il quarto trimestre (+1,3%) frenato dalla stagnazione dei prezzi, molto deboli anche nel primo trimestre 2015, e dalla brusca frenata dei comparti tessili.

Le vendite al dettaglio di moda in Italia sono state negative nel 2014 (-1%), in linea con il generale trend dei consumi. Nei principali mercati esteri le vendite al dettaglio hanno invece ripreso a crescere nel 2014, solo in Giappone permangono incertezze, mentre in Cina si sfiora ancora il +10%.

Il fattore di cambiamento che fa del 2015 un anno di svolta è il cambio dell’euro, che (al 15 aprile) era scambiato con 1,06 dollari, il livello più basso dal gennaio 2003. Solo un anno prima, a fine marzo 2014, l’euro valeva 1,38 dollari. Il cambio attuale mette fine ad un lunghissimo periodo in cui un Super-Euro ha gravemente penalizzato le imprese italiane esportatrici.

Il nuovo scenario, nell’ipotesi che il cambio dell’euro si mantenga su livelli non lontani da quelli attuali, consente sia di rivedere verso l’alto le previsioni (+2,9%) per il primo semestre 2015 che di prevedere un andamento brillante (+8,8%) nel secondo semestre, quando si avrà una crescita significativa del fatturato sull’estero. Nel complesso del 2015, il fatturato dell’industria italiana della moda è previsto crescere del 5,5% rispetto al 2014.

Fatturato e prezzi
Il rallentamento previsto per fine anno si è manifestato in anticipo già nel III trimestre ed è stato particolarmente brusco nel IV trimestre per il comparto tessile, che è sceso (-0,6%) sotto i livelli dello stesso periodo del 2013. Nel IV trimestre i settori a valle (abbigliamento, pelletteria, calzature) hanno nel complesso mantenuto un passo sostenuto (+3,2%), solo la pelletteria ha avuto una battuta d’arresto dopo 8 trimestri di forte crescita.

Nel II semestre il fatturato estero (+4%) è rallentato in linea con le previsioni. La crescita del fatturato sul mercato italiano (+0,6%) è stata invece inferiore alle aspettative, sia nel III trimestre per il dato negativo di agosto (-5,9% rispetto ad agosto 2013), sia nel IV trimestre complessivamente in calo (-1,1%) rispetto al 2013, con dati negativi in ognuno dei tre mesi.

Nel complesso dell’anno fatturato è cresciuto del +3%, sostenuto (+4,9%) dal fatturato estero e frenato (+1,6%) dal fatturato interno, meno dinamico di quanto ci si attendeva.

Una parte della spiegazione della lenta dinamica del fatturato si trova nella spinta deflattiva dei prezzi (sell-in) che si è accentuata nel III e soprattutto nel IV trimestre in particolare nella filiera tessile-abbigliamento, solo +0,9% nel tessile e praticamente fermi nell’abbigliamento.

Nella pelletteria e calzature la crescita dei prezzi si è invece, finalmente avvicinata nel IV trimestre ad un fisiologico +2%. Restano sempre debolissimi i prezzi al consumo: nel 2014 sono rimasti fermi sui livelli del 2013 (+0,1%) e nel I tri- mestre 2015 sono diminuiti dello 0,4%.

Gli acquisti delle famiglie
Nei 2014 le vendite generali del commercio al dettaglio in Italia sono diminuite del -1,1% rispetto al 2013. Per i beni non alimentari il calo è stato del -1,2%. L’abbigliamento (-1%) è allineato al trend generale, calzature e pelletteria sono stabili (-0,1%). Le vendite della moda sono state particolarmente negative nel secondo semestre, inclusa la stagione natalizia. I dati di gennaio segnalano un risultato dei saldi migliore di quello del 2013.

Nel 2014, le vendite di abbigliamento e calzature nei negozi specializzati sono cresciute in tutti i maggiori Paesi europei: +2,9% in Francia, +1,8% in Germania (ma con un progressivo peggioramento in corso d’anno), +2,8% in UK e +2,2% in Spagna. Negli USA le vendite nei negozi specializzati nella moda sono cresciute del 2%, con un aumento marcato (+5,4%) nell’abbigliamento donna. In Giappone le vendite di moda dei Department Stores sono cresciute solo dell’1,1%, ma con una buona dinamica negli accessori (+3,9%). In Cina le vendite di moda nei negozi di maggiore dimensione (con vendite superiori ai 5 milioni di yuan) hanno anche nel 2014 sfiorato la crescita a due cifre (+9,8%).

Commercio estero
Nel 2014 l’export della moda italiana è cresciuto del 4,3% rispetto al 2013. i mercati UE per la prima volta in un decennio sono cresciuti (+5,1%) più di quelli extra UE (+3.4%), in particolare UK (+9,8%), Germania, Spagna e Romania (tutte +6,6%). La crescita è diffusa in tutti i comparti. Il tessile (+3,6%) ha subito maggiormente il rallentamento dei mercati extra-UE (+1,3%), l’ab- bigliamento è cresciuto (+4,3%) in modo omogeneo sia nell’UE che nell’extra UE, la filiera pelle ha registrato il maggior incremento (+4,6% di cui +5,6% i mercati extra UE).

Fuori dall’Europa l’export cresce soprattutto verso USA (8,9%) e Hong Kong (+7%), ma resta in caduta verso la Russia (-14,3%). Nella filiera pelle la Cina è ormai il 7° Paese cliente, sommata ad Hong Kong è il 2° dopo la Francia. L’import ha ricominciato a crescere (+7,9%) in linea con la ripresa dell’attività. Il saldo commerciale è rimasto stabile.

La discesa dell’euro
L’evoluzione dello scenario 2015 per la moda italiana è dominato dall’evoluzione del cambio dell’euro, che attenua i non pochi fattori di rischio che permangono sui mercati internazionali, in particolare per il rallentamento della crescita nei Paesi emergenti.

Al 15 aprile l’euro veniva scambiato con 1,06 dollari, il livello più basso dal gennaio 2003. Solo un anno prima, a marzo 2014, l’euro valeva 1,38 dollari, un deprezzamento del 30% che le imprese italiane potranno utilizzare in diversi modi, o per espandere i volumi degli ordini esteri, riducendo i prezzi in dollari dei prodotti della moda italiana sui mercati esteri, o ottenere un recupero dei margini, mantenendo stabili i prezzi in dollari.

Il lato negativo del deprezzamento della valuta è normalmente l’aumento dei costi in euro delle materie prime e dei prodotti importati. Nell’attuale scenario il calo dei prezzi delle materie prime espressi in dollari, del petrolio, ma anche dei materiali tessili, attenua di molto l’effetto negativo. Non si deve infine sottovalutare l’effetto positivo che il deprezzamento può avere sul rientro di produzioni precedentemente delocalizzate, come ha dimostrato l’esperienza americana nel periodo del dollaro debole.

Lo scenario macroeconomico nel 2015
Il 2014 ha registrato un deterioramento del quadro macroeconomico. Alla frenata dei BRIC non ha corrisposto il rafforzamento della ripresa nei Paesi occidentali e in Giappone. All’inizio del 2015 lo scenario è in moderato miglioramento e i previsori internazionali cominciano a rivedere verso l’alto le stime.

Le ultime previsioni della Commissione Europea, indicano che “per la prima volta dal 2007 l’economia di tutti i Paesi dell’UE tornerà a crescere”. Il PIL è previsto crescere dell’1,7% (prezzi costanti) nell’UE e del 1,3% nell’area euro.

Fuori dall’Europa, una accelerazione nel 2015 è prevista anche negli USA (+3,5% il PIL, +3,8% i consumi, a prezzi costanti). In Giappone, dopo l’inatteso stop del 2014, nel 2015 la crescita resterà modesta (+1,3% il PIL, +0,6% i consumi). Peggiorerà l’economia Russa (-3,5% il PIL, -5,5% i consumi). Il PIL cinese è previsto crescere ancora sopra il 7%.

L’industria italiana della moda nel 2015
I risultati del 2014 sono stati leggermente inferiori alle previsioni (+3% il fatturato) con un ultimo trimestre in frenata. Lo scenario è però rapidamente cambiato ad inizio 2015 per l’accelerazione dell’indebolimento dell’euro, che già si era avviato nel secondo semestre 2014.

Nell’ipotesi che il cambio dell’euro si mantenga su livelli non lontani da quelli attuali, il nuovo scenario consente sia di rivedere verso l’alto le previsioni per il primo semestre 2015 (+2,9%) che di prevedere un andamento brillante (+8,8%) nel secondo semestre, quando si avrà una crescita significativa del fatturato sull’estero. Nel complesso del 2015, il fatturato dell’industria italiana della moda è previsto crescere del 5,5% rispetto al 2014.


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