Milano Unica, il bilancio 2016 e la tessitura italiana
luglio 12 | Pubblicato da Luigi Sorreca | Biella, Carpi, Como, News, PratoNel primo trimestre 2017 l’export di tessuti cresce del +3,5%. La Cina (+22,1%) – con Hong Kong (+10,8%) – si conferma tra i primi acquirenti dei tessuti made in Italy. Nel 2016 lieve calo del fatturato ma stabile l’attivo della bilancia commerciale della tessitura italiana (2,3 miliardi di euro).
1. Il bilancio del 2016
Nel 2016 la tessitura made in Italy (in un’accezione comprensiva di tessitura laniera, cotoniera, liniera, serica e a maglia) presenta ancora un calo sui ritmi registrati nel 2015 (-0,9% su base annua) portandosi così sui 7,84 miliardi di euro. A consuntivo, dunque, la tessitura archivia l’anno 2016 con un risultato lievemente peggiore rispetto alle stime rilasciate lo scorso febbraio in occasione della precedente edizione di Milano Unica, allorquando si era previsto, più ottimisticamente, un decremento del -0,6%. Sul bilancio settoriale hanno inciso le difficoltà riscontrate sia sui mercati internazionali, sia sul mercato interno.
In virtù del risultato ora ricordato, il comparto della tessitura vede comunque confermare il suo ruolo di primo piano nell’ambito della filiera Tessile-Moda italiana, di cui copre, infatti, il 14,8% del turnover complessivo (cfr. Fig. 1); tale incidenza sale, peraltro, al 39,4% se si circoscrive l’analisi al solo “monte” della filiera.
Nell’ambito della tessitura, il comparto preponderante è sempre costituito dalla produzione laniera, che concorre al 40,7% del fatturato settoriale. Seguono la tessitura cotoniera a quota 20,1%, quindi quella a maglia a quota 17,9%, poi la serica, che incide per il 17,4%, ed infine la tessitura liniera con una quota pari al 3,8%.
Sulla performance media della tessitura hanno influito positivamente i risultati messi a segno in termini di turnover dal comparto laniero, in aumento del +2,7%, e dal comparto liniero, cresciuto più modestamente del +1,0 %. Di contro, gli altri settori si sono mossi tutti in territorio negativo: la tessitura cotoniera, pur in rallentamento, chiude l’anno a -3,1% dimezzando così il ritmo di calo accusato nel corso del 2015. La tessitura serica, entrata in area negativa nel 2015, assiste invece ad un peggioramento, che porta a contabilizzare una flessione pari al -2,6%. Nel caso della tessitura a maglia, infine, si rileva il decremento più accentuato, nella misura del -4,9%. Dinamica di segno negativo interessa anche il valore della produzione (che, nelle stime di SMI, tenta di depurare il valore delle vendite totali dal contributo derivante dalla commercializzazione di prodotti importati) su ritmi solo leggermente migliori a quelli evidenziati nel 2015. I dodici mesi 2016 evidenziano, infatti, un decremento del -1,1%.
Analogamente a quanto rilevato per il fatturato, il valore della produzione della tessitura laniera si mostra, invece, in crescita, mentre quello della tessitura liniera risulta stabile. Il mercato nazionale, intercettato dalla stima del ‘consumo apparente’, dopo la frenata fatta registrare nel 2015 (-0,6%), cede il -1,8%, con una produzione nazionale, quindi, stimata giovarsi del calo delle importazioni. In controtendenza rispetto al dato medio, solo il comparto laniero assiste a una dinamica di segno positivo anche nel mercato interno.
Guardando agli scambi con l’estero di tessuti “da” e “verso” l’Italia, nel 2016 permane ancora un’evoluzione negativa. Nell’arco dei dodici mesi l’export cala del -1,0%, dinamica questa che porta il livello complessivo del fatturato estero a poco meno di 4,3 miliardi di euro. Contestualmente, le importazioni dall’estero arretrano del -2,1%, passando a 2 miliardi. A fronte del suddetto andamento del commercio con l’estero, l’attivo commerciale di comparto conferma il valore del 2015, ovvero 2.294 milioni di euro. Il surplus della tessitura concorre, comunque, al 25,7% del saldo commerciale della filiera Tessile-Moda nel suo complesso, si ricorda, pari a 8,9 miliardi di euro circa).
Sotto il profilo geografico, nel 2016, come indicato in Fig. 2, nel caso dell’export i mercati comunitari e quelli extra-UE tornano interessati da dinamiche allineate: i primi cedono complessivamente il -1,7%, mentre i secondi il -1,0%. Relativamente alle importazioni, invece, i tessuti provenienti dalla UE e dall’extra-UE cedono il -3,3% (a tal proposito si ricorda che, come specificato nella Nota in calce alla Fig. 2, vengono qui considerati i soli tessuti a prevalenza di fibra naturale: nel caso dell’import, dove si ha una maggiore incidenza dei tessuti misti o di fibra chimica, si rileva una discrepanza più sensibile.
Con riferimento all’occupazione, in corso d’anno non sono mancate frizioni per il comparto della tessitura, specie per i comparti serici e cotonieri. Tuttavia, dall’Indagine Campionaria SMI emerge come nel corso del 2016 le tessiture laniere appartenenti al panel registrino mediamente un’inversione di tendenza, evidenziando un moderato ritorno alla crescita degli addetti.
2. La tessitura italiana nei primi mesi del 2017
Per la tessitura italiana nel suo complesso il 2017 si apre sotto gli auspici di un discreto dinamismo, come suggeriscono attività produttiva ed export. La produzione torna interessata da una dinamica positiva; il trade con l’estero resta, invece, contrassegnato da un andamento negativo lato import, mentre torna a crescere l’export. Secondo quanto diffuso da ISTAT relativamente alla produzione industriale (corretta per gli effetti di calendario) la tessitura italiana, nel periodo gennaio-marzo 2017, mostra un incremento tendenziale pari al +2,0% (grazie ai buoni risultati di febbraio e marzo), mentre il solo mese di aprile torna a calare del -2,2% rispetto all’aprile 2016. Come si evince dalla Fig. 3, la tessitura performa meglio del Tessile nel suo complesso, in calo del -3,7% nel primo trimestre, mentre in aprile contiene il calo al -1,3%.
Analizzando il commercio con l’estero (i cui dati, al momento della redazione della presente Nota, sono relativi al periodo gennaio-marzo 2017) si rileva un cambio di passo per l’export, che porta a registrare una crescita pari al +3,5%, mentre le l’import mostra un calo del -1,2%. Il dato medio della tessitura, tuttavia, cela performance molto differenti che hanno interessato le singole merceologie, ovvero, si ricorda, i tessuti a maglia e i soli tessuti ortogonali a prevalenza di fibra naturale (cfr. Fig. 2 Nota 1).
In particolare, guardando dapprima all’export, resta caratterizzato da una dinamica positiva il comparto laniero, in crescita del +3,1%, mentre il tessuto cotoniero inverte finalmente il trend, raggiungendo un aumento del +6,8%.
Le vendite estere del tessuto a maglia segnano inoltre un +4,8%. Di contro, i tessuti linieri e in pura seta assistono a dei cedimenti, nella misura rispettivamente del -9,7% e del -6,9%. Guardando all’import, cotone e lino sperimentano degli incrementi: il tessuto cotoniero proveniente da oltreconfine cresce del +1,7%, mentre il tessuto liniero raggiunge una variazione pari al +18,4%. Interessati da contrazioni delle importazioni risultano, invece, il tessuto laniero (-6,4%), il tessuto di pura seta (-7,7%), nonché il tessuto a maglia (-3,3%).
A fronte dei sopraccitati risultati, nel periodo gennaio-marzo 2017, il saldo commerciale della tessitura italiana nel suo complesso sfiora i 398 milioni di euro, in aumento, dunque, (di oltre 32,8 milioni di euro) rispetto al dato del corrispondente periodo del 2016. Analizzando i flussi di export sotto il profilo geografico, nei primi tre mesi del 2017 le vendite di tessuti palesano un trend dicotomico tra UE ed extra-UE: se il trade comunitario cala del -0,9%, quello non comunitario presenta, invece, un incremento del +8,5%. Nel caso delle importazioni, caratterizzate da un’elevata concentrazione dal punto di vista geografico nell’universo extra-UE (66,6%), da gennaio a marzo 2017 proprio l’extra-UE segna un decremento del -1,9%, mentre la UE mostra un +0,4%.
Al di là del dato medio per macro-area, si analizzano ora le dinamiche sperimentate dai singoli Paesi, principali partner commerciali delle aziende italiane di tessitura (cfr. Tab. 2), ha sperimentano, del resto, andamenti peculiari e spesso divergenti. Con riferimento ai principali sbocchi, si rilevano contrazioni per Germania (-2,8%), Romania (-5,8%) e Francia (-5,0%). Sul fronte opposto si muovono, invece, gli USA in aumento del +6,2%. Vivace dinamismo interessa soprattutto la Cina: le vendite di tessuti made in Italy crescono infatti del +22,1%; l’export verso il Dragone sommato al dato di Hong Kong (peraltro in aumento del +10,8%) risulta superiore ai 78 milioni di euro, quasi a pari merito con la Germania. Continuando a scorrere l’elenco delle maggiori destinazioni, la Tunisia sale del +3,3%, la Spagna cresce, invece, del +13,8%, mentre il Portogallo del +3,9%. In arretramento, infine, la Turchia (-4,9%). Passando all’analisi dei mercati di origine dei tessuti importati in Italia, Cine e Turchia, primo e secondo supplier, assistono a cali dell’import, rispettivamente nella misura del -0,8% e del -8,2%. Nonostante ciò, la Cina continua ad assicurare il 25,7% dei tessuti importati in Italia, la Turchia il 19,8%. Al contrario, l’import dal Pakistan cresce del +8,8%, mentre quello dalla Repubblica Ceca del +14,9%. Anche i flussi provenienti da Germania e Spagna mostrano un aumento, rispettivamente pari a +5,9% e +6,5%. In flessione risulta, al contrario, la Francia (-6,1%).
Nonostante i discreti risultati del primo trimestre, il clima generale, viste le molte incognite di natura economica e politica, rendono a oggi molto incerte le ipotesi di scenario per la tessitura. Le simulazioni econometriche SMI-LIUC indicano comunque un trend positivo per i dodici mesi, in accelerazione rispetto al 2016. Aumenta il surplus con l’estero nel primo trimestre Le vendite di tessuti made in Italy verso la Cina crescono del +22,1% 6 Centro Studi L’occasione fieristica di Milano Unica si rivelerà, pertanto, un termometro del mercato oltremodo fondamentale sullo status quo e sulle prospettive di breve-medio termine che si dischiudono per il comparto. Intercettando gli orientamenti dei maggiori player/buyer del settore, sarà dunque possibile formare al meglio le aspettative sull’evoluzione della tessitura italiana nei mesi a venire.