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Analisi congiunturale UIB sul II trimestre 2019: previsioni segnate dall’incertezza

aprile 3 | Pubblicato da Luigi Sorreca | Biella, News

Confindustria Piemonte e Unione Industriale di Torino illustrano i dati dell’indagine relativa al secondo trimestre 2019. Già a dicembre avevamo denunciato un brusco peggioramento del clima di fiducia che, insieme a una serie di dati macroeconomici, avevano delineato la concreta possibilità di una nuova svolta recessiva. Oggi le previsioni formulate dalle imprese piemontesi e torinesi non indicano un peggioramento, restando sostanzialmente ferme, su di un livello “basso” malgrado la presenza di piccoli segnali di rimbalzo (export, occupazione).

Tali dati vanno comunque letti con attenzione: ad esempio, il buon andamento dell’export dipende dal fatto che le imprese, per conservare le quote di mercato, contengono i prezzi e sacrificano la loro redditività. Resta il fatto che l’economia italiana è oggetto di un’attenzione particolare non solo da parte di Confindustria, ma anche dell’Ocse, della Commissione europea e delle Agenzie di rating.

A livello territoriale la situazione si presenta in modo essenzialmente eterogeneo. Alcuni lievi miglioramenti si evidenziano a Cuneo, Alessandria, Novara, Verbania e Ivrea. A Cuneo si registra un’inversione di tendenza: le previsioni su produzione e ordini, decisamente negative a dicembre, mutano di segno. Analoga tendenza, in misura più attenuata, si registra a Novara. Ad Alessandria e Ivrea gli indicatori sembrano rafforzarsi. A Verbania i saldi, pur permanendo negativi, delineano una situazione meno critica. Biella e Asti confermano attese prevalentemente negative. A Biella, in particolare, il clima di fiducia rimane pessimistico, nonostante le forti stagionalità positive che solitamente caratterizzano il secondo trimestre; non è dunque da escludere che siano all’opera fattori strutturali di più lunga portata.

Anche nell’area torinese la rilevazione di marzo registra una sostanziale conferma del clima registrato a dicembre. Nel comparto manifatturiero il saldo ottimisti-pessimisti su produzione e ordini recupera quasi cinque punti e ritorna su valori positivi dopo il crollo di dicembre. Migliorano un poco anche le attese sull’occupazione (sospinte forse dall’effetto sostituzione dovuto a “Quota 100”). Il tasso di utilizzo degli impianti rimane sostanzialmente stabile. Stabili anche gli investimenti. Il carnet ordini si consolida e acquisisce visibilità a medio e lungo termine.

Il clima di sfiducia registrato a dicembre recede nella maggior parte dei settori. In particolare, i progressi più significativi si registrano nei settori chimico, della meccanica strumentale, della gomma-plastica, delle manifatture varie (gioielli, grandi cambiamenti in atto a livello normativo e tecnologico, e in assenza di una seria politica industriale.

Si attenuano le differenze tra piccole e grandi imprese, molto marcate a dicembre. Il miglioramento delle attese delle imprese di minori dimensioni (meno di 50 addetti) riporta le previsioni in area di crescita, avvicinandole a quelle delle imprese di maggiori dimensioni (oltre 50 addetti). Un’analisi più approfondita mostra come le micro-imprese (sotto 10 addetti) siano fortemente pessimiste, mentre al di sopra di tale soglia il clima di fiducia è maggiormente positivo. Come di consueto, l’indagine di marzo contiene anche una sezione dedicata ad una prima valutazione del consuntivo economico e finanziario 2018.

Un anno che si chiude con un bilancio decisamente positivo quanto a crescita del fatturato e andamento della redditività, con risultati non lontani dal quelli del 2017, anno record per il nostro sistema produttivo. Quasi metà delle imprese registra infatti una crescita del fatturato (44,1%) e la grande maggioranza dichiara un bilancio in utile (67%); sostanzialmente stabile l’indebitamento (50%) a fronte di una significativa crescita degli investimenti (circa una azienda su tre ha aumentato a spesa per investimenti).

«L’indagine di marzo allontana, almeno nel breve termine, i timori di una svolta recessiva più marcata, che a dicembre sembrava possibile e anzi probabile – commenta Fabio Ravanelli, Presidente di Confindustria Piemonte. La nostra indagine sembra invece indicare un assestamento delle aspettative: non certamente brillanti ma comunque espansive. Confortano anche la modesta risalita della CIG, la tenuta dell’occupazione e degli investimenti, la sostanziale stabilità della capacità produttiva, attestata su livelli ancora elevati. Regge l’export, nonostante i dati macro poco dinamici dai nostri principali mercati. Il nostro sondaggio va interpretato alla luce di un quadro macro che rimane improntato, almeno per il 2019, a una sostanziale stagnazione dell’economia italiana, come evidenziato nelle recenti previsioni di Confindustria, Prometeia, Banca d’Italia».

«Il 2019 si prospetta come un periodo transitorio, particolarmente difficile e complesso – commenta Dario Gallina, Presidente di Unione Industriale Torino. In un quadro di forte rallentamento della crescita europea e globale, il nostro Paese è tra quelli più fragili: la debole crescita, l’alta disoccupazione, l’elevato debito e la mancanza di coerenti strategie orientate allo sviluppo ci rende più esposti ai rischi di recessione. I dati a consuntivo dimostrano che le aziende sono solide, dopo alcuni anni postivi quanto a redditività, crescita e equilibri finanziari: hanno dunque risorse adeguate per affrontare gli investimenti richiesti dalle importanti sfide tecnologiche e di mercato che abbiamo davanti».

Riportiamo in dettaglio i principali risultati dell’indagine.

Comparto manifatturiero.

Per le oltre 900 aziende del campione, migliorano sensibilmente le attese su produzione e ordini per il secondo trimestre 2019: i saldi tra pessimisti e ottimisti ritornano positivi dopo la scivolata di dicembre. In particolare il saldo sui livelli produttivi passa da -2,5% a +5,5% e quello sugli e ordinativi totali da -2,2% a +3,2%. Positive anche le previsioni sull’occupazione, che passano da +3,6% a +6,8% e sull’export, che passano da +0,6% a 4,5%.

Si allenta la correlazione tra produzione e propensione alle esportazioni. Le aziende più ottimiste sono le medie esportatrici, che esportano tra il 30 e il 60% del fatturato (saldo +3,0%); seguono quelle che esportano dal 10 al 30% del fatturato (saldo +9,7%) e le grandi esportatrici, che esportano oltre il 60% del fatturato, con saldo ottimisti pessimisti pari all’8,1%. La percentuale è dello 0,3% per le imprese che vendono all’estero meno del 10% della produzione.

Diminuisce il divario tra la performance delle imprese con oltre 50 addetti e quelle più piccole, con saldi rispettivamente pari a +9,4% (era 5,5% a settembre) e +3,4% (era +6,6%).

Aumenta gradualmente il ricorso alla CIG, che interessa ora il 10,6% delle aziende, una percentuale comunque fisiologica. Tornano ad aumentare le aziende con programmi di investimento di un certo impegno, che passano dal 23,0% al 25,5%.

Varia di poco il tasso di utilizzo della capacità produttiva, che si attesta al 75% un valore non lontano dai livelli pre-crisi.

Qualche variazione nella composizione del carnet ordini, in particolare aumenta la visibilità sopra i 3 mesi: il 21,5% delle aziende ha ordini per meno di un mese, il 45,2% ha ordinativi per un periodo di 1-3 mesi, il 19,8% per 3-6 mesi, l’13,5% per oltre 6 mesi.

Variano poco i tempi di pagamento. La media complessiva è di 82 giorni; sale a 95 giorni per la Pubblica Amministrazione, in calo significativo rispetto ai livelli prevalenti di 4-5 anni fa. È fornitore degli enti pubblici circa il 18% delle aziende manifatturiere. Aumenta il numero di imprese che segnalano ritardi negli incassi (23,3%).

A livello settoriale le aziende non metalmeccaniche esprimono attese nuovamente favorevoli, passando dal -3,8% al +5,2%. Anche il saldo delle imprese metalmeccaniche risulta di nuovo positivo, dopo la flessione dello scorso trimestre (dallo 0,0% al+ 5,9%).

Si riprende la chimica che, dopo lo scivolone di dicembre a -6,3% torna a crescere con un +22,9%; analogo trend per la meccanica strumentale, che passa da +5,0% a +17,9%, per la gomma-plastica (da +5,7% a 12,1%) e per le manifatture varie (gioielli, giocattoli, ecc.) che registrano un +18,4% (da +5,4% della scorsa rilevazione). Più cauto il miglioramento dei prodotti in metallo, che passano da -1,1% a +4,2%. Prende fiato l’automotive che, nonostante il momento difficile, totalizza un +8,8% (era -3,3% a dicembre). Prosegue il buon momento del settore alimentare sempre positivo da qualche anno a questa parte, che registra un ottimo +18,4%. Leggera ripresa per gli impiantisti (da -4,9% a +7,7%), mentre sembra non avere fine la crisi dell’edilizia (da -8,0% a -7,9%). Fatica il tessile, che rimane negativo e passa da –6,0% a -10,9%.

A livello territoriale, si segnala la ottima performance di Cuneo che, dopo la gelata prevista per il I trimestre (-7,1%), si riporta in territorio positivo, con saldo ottimisti-pessimisti pari a +11,9%.

Analogo trend per Novara (da +-1,1% a +11,5%), Torino (da -1,8% a +3,1%) e Canavese da (+3,1% a +15,0%). Verbania e Vercelli migliorano, ma con saldi vicini al punto di equilibrio (rispettivamente da -12,0% a 0,0% e da 0,0% a 2,3%). Si conferma la buona tenuta di Alessandria (da +6,0% a 12,8%). Infine prosegue il momento difficile di Asti e Biella, che rimangono pessimiste (i saldi che passano rispettivamente da -8,8% a -5,0% e da -1,6% a -5,4%).

Comparto dei servizi

Le oltre 300 aziende del campione esprimono valutazioni positive, ben più ottimistiche rispetto al manifatturiero: quasi tutti gli indicatori registrano saldi positivi a due cifre.

In particolare, il saldo ottimisti-pessimisti sui livelli di attività passa da +22,8% a +17,5%, quello sull’occupazione passa da +17,3% a +14,5%). Stabile su livelli positivi il saldo per ordini totali, che passa da +17,6 a +15,1%.

Variano poco le imprese con programmi di investimento di un certo rilievo (da 24,7 a 23,1%). Andamento positivo per tasso di utilizzo delle risorse (83%), mentre è quasi nullo il ricorso alla CIG, attestato allo 0,6%.

Qualche variazione per la composizione del carnet ordini, con un aumento delle aziende che hanno visibilità oltre i 3 mesi: il 12,9% delle aziende ha ordini per meno di un mese, il 28,4% ha ordinativi per un periodo di 1-3 mesi, il 22,6% per 3-6 mesi e il 36,1% per oltre 6 mesi. Da notare che il portafoglio ordini oltre i 6 mesi è considerevolmente più alto nel terziario rispetto al manifatturiero (dove supera di poco il 10%).

Stabili i tempi di pagamento. La media è di 72 giorni: il ritardo sale a 99 per la Pubblica Amministrazione, con cui ha rapporti di fornitura circa il 45% delle aziende del campione. Il 34% delle imprese segnala ritardi negli incassi.

A livello settoriale, si registrano previsioni favorevoli in tutti i comparti: l’ICT passa da +33,3% a +29,4%, i trasporti da +25,8% a +18,8%, i servizi alle imprese, da +35,0 a +9,6%, il commercio da +22,7% a +10,9%) e gli altri servizi da +16,3% a +23,7%).

 


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