Berlino: presenze stabili ma frammentate nei saloni della capitale tedesca
luglio 25 | Pubblicato da Luigi Sorreca | Eventi, NewsA Berlino, già molte stagioni fa, gli organizzatori si erano dati una parola d’ordine da rispettare: non fornire più le cifre riguardanti il numero dei visitatori. E’ il Bread & Butter che ha iniziato a farlo nel 2009, col suo ritorno in Germania fatto a quell’epoca e presenze indubbiamente inferiori a quelle di Barcellona, dove l’ultima edizione aveva registrato ufficialmente 100.000 presenze.
Gli habitué della capitale tedesca hanno potuto constatare una stabilità delle presenze in città , ma con alcuni luoghi frequentati di più e altri di meno, e soprattutto delle ore di punta alternate ad altre di vuoto.
Stavolta i saloni di Berlino non sono stati collocati nella medesima location, in particolare il trio di testa: il Bread & Butter è stato più tranquillo, molto più tranquillo, il Premium è stato uguale a se stesso, e il Panorama ha accolto più persone, approfittando della sua nuova collocazione più centrale.
“Berlino è più importante del Bread & Butter. Prima si parlava del Bread per parlare di Berlino, ma molti saloni piccoli hanno preso una parte del Bread e dunque l’offerta è frammentata. Comunque, per noi il Bread è il lifestyle urban show e non ci sono alternative”, commenta Mariano Alonso di Timberland.
La maggioranza degli espositori ha però constatato un salone molto più tranquillo del solito e delle serate sulla pista dell’aeroporto altrettanto calme, eccetto il giorno della semifinale Germania-Brasile. “Il salone doveva spostarsi, altrimenti moriva”, ha detto uno specialista della manifestazione.
Il Bread & Butter ha risposto alternando Barcellona e Berlino a partire dal 2015. In ogni caso, in questa edizione non c’è stata molta euforia. “La fiera non è andata così male come temevamo. Abbiamo avuto un rallentamento. Ho visto meno clienti internazionali e il salone ha parlato più tedesco che in passato”, dice Jérome Tordjmann, responsabile export di Eleven Paris.
Ed è proprio sul versante estero che il Premium ha potuto essere il più soddisfatto fra i saloni principali. Secondo il bilancio ufficiale, il 73% dei visitatori è stato costituito da stranieri. I cittadini del Sud Europa e della regione Francia-Benelux hanno rappresentato rispettivamente il 22% e il 21% delle presenze, contro il 23% e il 22% di luglio 2013. L’organizzatore parla di stabilità a un livello elevato. I marchi vi cercano probabilmente un ambiente più femminile e creativo.
Nel padiglione 1 del salone Premium, sullo stand di un marchio francese di prêt-à -porter femminile che partecipa per la prima volta alla fiera, ci hanno detto: “Siamo sempre stati fedeli al Bread & Butter, ma ormai è troppo orientato verso il denim e attira meno visitatori. Al Premium ci troviamo di più nel nostro universo di marca, e le presenze sono maggiori”.
Nel terzetto di testa, il Panorama ha registrato senza dubbio il maggiore incremento delle presenze, anche perché il salone è solo alla quarta edizione. Tuttavia, spostandosi in una posizione più centrale, ha visto la sua offerta aumentare di 140 espositori. “Il primo giorno è andato molto bene. Il secondo è stato senza dubbio più calmo, ma la qualità dei dettaglianti era buona. Soprattutto quella dei visitatori esteri, con numerosi belgi, olandesi, italiani e spagnoli”, commenta Jorge Hernandez, direttore commerciale e marketing di Art, marchio spagnolo di calzature.
Attorno al trio, i visitatori potevano scegliere fra un grande numero di saloni, di appuntamenti più intimisti e di feste. Ma alla fine, in tempi di crisi, gli espositori e i dettaglianti vogliono un’atmosfera adatta al business e allo stesso tempo rilassata. “Questo non è un periodo nel quale i piccoli brand possono permettersi di pagare uno stand giusto per fare delle pubbliche relazioni. Si tratta di una vera e propria realtà economica. E gli organizzatori delle fiere qualche volta lo dimenticano”, sintetizza Aurelyen, cofondatore di Misericordia, che esponeva al Seek.