Calenda: il rilancio della manifattura parte da Asia, America Latina e area Golfo
luglio 10 | Pubblicato da Luigi Sorreca | News«Il futuro della manifattura italiana ripartirà da grandi economie come Asia, America Latina e area del Golfo, dai tradizionali partner europei e dagli Usa». Così il viceministro allo Sviluppo Economico, Carlo Calenda, al 13esimo forum del Comitato Leonardo, incentrato sul tema: “Made in Italy e grandi mercati: ritorno al futuro”.
All’appuntamento di ieri in Campidoglio, Calenda ha spiegato che proprio in queste aree si stanno concentrando le risorse pubbliche «con piani promozionali pensati per trasmettere al consumatore il valore unico delle nostre produzioni, mentre lavoriamo in Italia affinché le nostre Pmi comprendano l’enorme potenziale di sviluppo che hanno di fronte».
«È solo dall’azione convergente di Governo e sistema delle imprese – ha detto Luisa Todini, presidente del Comitato Leonardo – che possono arrivare soluzioni efficaci e strutturate in termini di sostegno all’internazionalizzazione e sviluppo delle quote di mercato, con nuove e maggiori opportunità di occupazione, soprattutto per i nostri giovani talenti». Il Piano straordinario per il Made in Italy annunciato nei giorni scorsi dal Ministro Guidi, che ha l’obiettivo principale di aumentare il numero di aziende esportatrici di almeno 20mila unità entro il 2015, costituisce, secondo Todini, «una prima e impegnativa risposta alle aspettative degli operatori del settore». Consolidare e presidiare la presenza italiana nei mercati storici ed espandersi in quelli nuovi è una missione possibile, «purché si definisca un programma organico e pluriennale di politiche in grado di intervenire sulle variabili chiave per l’export».
Il Comitato Leonardo, che si prefigge l’obiettivo di promuovere l’Italia come sistema Paese, ha presentato all’evento un report realizzato dall’agenzia Ice con la società di ricerche e consulenza Prometeia da cui mergono le opportunità in 12 Paesi che assorbono la parte più consistente dell’export italiano di alimentare, arredo, moda e meccanica. Si va da buyer europei storici come Germania, Francia, Regno Unito, Svizzera e Spagna, a partner come gli Stati Uniti e il Giappone fino a estimatori di più recente industrializzazione come Turchia, Russia, Cina, Brasile ed Emirati Arabi.
«Dall’analisi – ha commentato il presiedente dell’Ice, Riccardo Monti – emerge l’importanza dei grandi mercati, che in oltre 40 anni, hanno mantenuto sostanzialmente immutata la loro quota di assorbimento di export italiano. Si rende necessaria un’azione congiunta volta al consolidamento di tali quote ma non si può prescindere dall’importanza dell’Africa sub-sahariana, del Far East e dell’America Latina: aree in cui abbiamo ottime carte da giocare e verso le quali ci stiamo impegnando moltissimo». «L’Agenzia – ha confermato Monti – si impegnerà, anche in base al prossimo Piano straordinario per il Made in Italy, a predisporre programmi di promozione che riescano a soddisfare entrambe le necessità».
Al forum romano sono intervenuti anche imprenditori come Giovanni Anzani(presidente Poliform), Carlalberto Corneliani (ceo Corneliani), Aurelio De Laurentiis(presidente Filmauro), Nicola Fabbri (ceo Gruppo Fabbri) e Guido Grassi Damiani(presidente Damiani).