Como, Osservatorio congiunturale rapido su Marzo 2025
maggio 27 | Pubblicato da Luigi Sorreca | Como, NewsCommento del Presidente di Confindustria Como, Gianluca Brenna, relativo ai dati delle aziende della provincia di Como
“I dati dell’ultima indagine congiunturale – dichiara il Presidente di Confindustria Como, Gianluca Brenna - confermano, per il mese di marzo, un quadro di sostanziale stabilità dell’economia comasca. La tenuta della produzione e della domanda è un segnale positivo, ma non può farci trascurare le criticità: il settore tessile, per esempio, continua a registrare performance inferiori alla media trovandosi ad affrontare sfide significative dovute a nuove abitudini di consumo, in particolare da parte della Cina, che ha spostato gli acquisti sulla produzione interna, e all’aumento dei costi energetici, segno che la transizione in atto richiede strategie di filiera più condivise e investimenti strutturali su innovazione e sostenibilità. Il contesto globale rimane incerto. La prospettiva di nuovi dazi statunitensi rischia di compromettere le nostre esportazioni e incidere sulla redditività delle imprese, già in calo nel 2024, come evidenziato dal recente rapporto di Banca d’Italia. La flessione del margine operativo lordo e l’aumento dell’esposizione bancaria verso settori sensibili ai dazi – come la manifattura e la meccanica – richiedono misure coordinate per difendere la competitività internazionale del nostro sistema produttivo. In questo scenario, le imprese comasche stanno dimostrando capacità di adattamento e visione, esplorando nuovi mercati e accelerando su sostenibilità e digitalizzazione. Ma servono politiche industriali nazionali ed europee più coraggiose, in grado di sostenere chi investe, innova e crea lavoro in un contesto in rapido cambiamento”.
I DATI DELLE IMPRESE DELLA PROVINCIA DI COMO
Le imprese comasche rivelano per il mese di marzo un quadro variegato nel quale, per tutti gli indicatori, il giudizio prevalentemente espresso è la stabilità.
La domanda sul mercato domestico risulta caratterizzata da una sostanziale tenuta dei livelli: la stabilità, comunicata direttamente dal 44,9% del campione, è anche avvalorata dal bilanciamento tra le indicazioni di aumento (28,6%) e diminuzione (26,5%) che assumono diffusione simile.
Gli ordini esteri sono considerati stabili sui livelli di febbraio per circa la metà delle aziende (47,9%), in aumento per il 21,7% del campione mentre in rallentamento per il rimanente 30,4%.
L’indicatore associato all’attività produttiva è segnalato come stabile per oltre una realtà su due (51,0%), in contrazione per il 18,4% mentre in aumento per il 30,6%.
Il tasso medio di utilizzo degli impianti di produzione si attesta in marzo a quota 71,2%, dato superiore rispetto a quanto esaminato lo scorso settembre 2024 (67,6%) nella precedente edizione dell’Indagine rapida.
All’interno del campione delle aziende comasche aderenti all’Osservatorio è riscontrabile un quadro variegato riguardo l’impiego della capacità produttiva; sono individuabili, infatti, differenze sia suddividendo le aziende in base alla dimensione, sia classificandole sulla base del settore di attività.
Le realtà con meno di 50 occupati indicano un tasso del 66,7% mentre le imprese di dimensioni maggiori segnalano un utilizzo del 78,6%.
Per quanto riguarda invece i comparti merceologici, si registra un tasso del 71,9% per le realtà metalmeccaniche, del 65,8% per quelle tessili mentre del 77,8% per le imprese appartenenti agli altri settori.
Il fatturato evidenzia sostanzialmente dinamiche coerenti con quelle della produzione e registra, a fianco della principale indicazione di stabilità, una maggior incidenza del giudizio di espansione rispetto a quello di riduzione, sia a livello domestico che per l’export.
Le vendite in Italia sono considerate stabilizzarsi sui livelli di febbraio per oltre due imprese su cinque (40,9%), crescere per il 36,7% e diminuire per il rimanente 22,4%.
Gli ordinativi esteri sono valutati stabili per il 43,2% del campione, in aumento per il 34,1% mentre in diminuzione per il 22,7%.
Le aziende comasche prospettano, per il trimestre aprile-giugno, un quadro diversificato riguardo l’evoluzione del business: il 45,8% delle imprese non ipotizza particolari punti di svolta rispetto a quanto riscontrato a marzo mentre si attesta ad oltre un quarto del totale la quota di aziende che prevedono un incremento o una contrazione (entrambe a 27,1%).
Esaminando i giudizi inerenti la visibilità sugli ordini in portafoglio, quasi un’impresa su due (47,9%) riesce a programmare l’attività per un periodo limitato a poche settimane, il 39,6% è in grado di pianificare per alcuni mesi e solo il rimanente 12,5% supera il trimestre.
Sul fronte dell’approvvigionamento delle materie prime più di una realtà comasca su tre (36,0%) ha segnalato un inasprimento dei listini di acquisto praticati dai fornitori nel mese di marzo.
L’aumento dei costi delle commodities utilizzate nei processi produttivi, in combinazione con il caro energia che ha interessato sia il gas naturale che l’elettricità, ha determinato effetti distorsivi sulla gestione dell’attività delle imprese del campione.
A fianco del 4,0% di realtà che hanno dovuto apportare una riduzione di parte dell’attività, il 14,0% ha ridimensionato o, in casi più gravi, posticipato alcuni investimenti, il 18,0% è stato costretto a riorganizzare parte del lavoro e dei processi produttivi e oltre un’impresa su due (54,0%) ha visto una parziale contrazione dei propri margini di profitto.
A causa delle inefficienze ancora esistenti lungo le catene di fornitura, le imprese comasche aderenti all’Osservatorio hanno segnalato criticità inerenti le condizioni di approvvigionamento, in particolare l’estensione delle tempistiche necessarie a ricevere le merci per oltre un caso su cinque (22,0%) e la fornitura di quantità di materiali inferiori al fabbisogno per oltre un caso su dieci (12,0%).
Sul versante del commercio internazionale le imprese comasche rivelano attenzione riguardo l’applicazione delle misure protezionistiche di cui si è ampiamente discusso nelle ultime settimane, in particolare per gli Stati Uniti: oltre una realtà su quattro (28,0%) ritiene che le proprie attività commerciali saranno influenzate in maniera significativa mentre il 36,0% comunica che l’impatto sarà moderato. Per il 34,0% del campione le conseguenze dovrebbero essere marginali mentre per il restante 2,0% non si dovrebbero riscontrare impatti.
L’incertezza sul commercio mondiale determinata dalla “guerra dei dazi” a cui si sta assistendo potrebbe generare conseguenze sul tessuto manifatturiero comasco. Oltre tre realtà del campione su dieci (31,5%) esprimono preoccupazione per una riduzione delle proprie quote di export, un’azienda su quattro (24,7%) indica la perdita generale di competitività, il 17,8% un aumento delle difficoltà lungo le catene di fornitura e l’11,0% un inasprimento della concorrenza in ambito europeo a causa del probabile reindirizzamento di prodotti non più assorbiti dal mercato statunitense.
Al fine di fronteggiare eventuali difficoltà a livello commerciale le aziende di Como aderenti all’Osservatorio indicano, come per il campione delle imprese dei tre territori globalmente considerate, di mettere in atto strategie di diversificazione. Circa tre realtà su dieci (29,1%) segnalano un reindirizzamento delle vendite estere verso altri paesi non coperti da dazi, il 26,6% un aumento del fatturato sul mercato domestico, l’8,9% la realizzazione di investimenti su canali di commercio elettronico, il 7,6% lo sviluppo di partnership con altre aziende e l’1,3% la rilocalizzazione di attività e fasi produttive in altri paesi.
Tra le aziende che non intendono al momento applicare azioni, vale la pena citare il 13,9% del campione per le cui non si riscontrano particolari difficoltà e l’11,4% per cui non esistono mercati alternativi.
Il quadro inerente il rapporto tra le aziende di Como e gli Istituti di credito, espressi valutando l’andamento delle condizioni praticate, risulta stabile nel mese di marzo; l’intero campione (100%) aderente alle rilevazioni esprime infatti un mantenimento delle condizioni rispetto a quanto riscontrato a febbraio.
Esaminando i giudizi formulati riguardo la liquidità aziendale, circa due imprese su tre (66,0%) ritengono il proprio quadro nella norma, il 16,0% comunica soddisfazione mentre per il restante 18,0% la situazione finanziaria interna potrebbe essere migliorata.
Risultano principalmente stabili i giudizi formulati riguardo lo scenario occupazionale a marzo:
le realtà di Como aderenti all’Osservatorio comunicano infatti una conservazione dei livelli in oltre quattro casi su cinque (82,0%). Da segnalare però che, in caso di indicazioni di variazione, si riscontra una maggior incidenza dei pareri di riduzione dei livelli (16,0%) rispetto a quelli di aumento (2,0%).
Le aspettative per l’evoluzione dell’occupazione nel secondo trimestre 2025 si confermano orientate al mantenimento, così come ipotizzato dal 78,0% del campione; permane, tuttavia, la differenza tra le previsioni di calo degli organici (18,0%) e quelle di espansione (4,0%).
I DATI CONGIUNTI DELLE IMPRESE DELLE PROVINCE DI COMO, LECCO E SONDRIO
I dati dell’Osservatorio congiunturale rapido relativo al mese di marzo, realizzato dai Centro Studi di Confindustria Lecco e Sondrio e Confindustria Como, tracciano uno scenario eterogeneo, nel quale prevale l’indicazione di stabilità.
I giudizi indicano una maggior vitalità per l’attività sul mercato domestico mentre l’export, a causa della crescente incertezza, risulta meno performante.
Gli ordini in Italia si mantengono sui livelli di febbraio per il 43,5% del campione, crescono per il 27,2% e rallentano per il 29,3%.
La domanda oltre confine è indicata in conservazione per il 45,2% del campione, in espansione per una realtà su cinque (20,3%) e in contrazione per il 34,5%.
La produzione evidenzia dinamiche sostanzialmente in linea con quanto esaminato per la domanda e risulta stabile per oltre un’impresa su due (52,2%), in crescita per il 26,7% degli aderenti e in calo per il 21,1%.
Il tasso medio di utilizzo degli impianti produttivi si attesta al 73,5%, dato superiore di circa tre punti percentuali rispetto a quanto registrato per la precedente edizione dell’Osservatorio congiunturale rapido.
Tra le realtà aderenti all’indagine si riscontrano differenze riguardo la capacità produttiva impiegata. L’utilizzo risulta più elevato nel caso delle aziende di medie dimensioni (78,8%), mentre per le realtà fino a 50 occupati il tasso arriva al 69,4%.
Suddividendo le imprese in base al comparto di attività, si registra un tasso crescente passando da realtà tessili (67,2%) a quelle metalmeccaniche (74,8%), fino a quelle afferenti agli altri settori (77,5%).
Il fatturato mostra andamenti differenziati in base all’ambito geografico: le vendite in Italia mostrano dinamiche più vivaci e sono stabili per il 37,7% del campione, in espansione per il 37,6% e in diminuzione per il rimanente 24,7%.
Il fatturato estero è principalmente improntato alla stabilizzazione: a fianco di quattro realtà su dieci (40,7%) che segnalano stabilità, il 30,9% del campione indica un incremento dei livelli e il 28,4% un calo.
Le aspettative formulate dalle realtà dei tre territori per l’evoluzione del business nel secondo trimestre dell’anno non aprono a particolari cambiamenti, confermando un mantenimento del quadro generale: per quasi tre realtà su cinque (58,7%) è prevista stabilità mentre, in caso di ipotesi di variazione, le indicazioni di aumento (19,6%) e riduzione (21,7%) assumono entità simile, bilanciandosi.
Con riferimento all’orizzonte di visibilità sugli ordini, il portafoglio consente alle aziende del campione di pianificare l’attività per poche settimane nel 42,4% dei casi, per qualche mese nel 44,6% e per un periodo che supera il trimestre nel rimanente 13%.
Le imprese dei tre territori hanno segnalato il persistere di difficoltà legate all’approvvigionamento delle materie prime anche nei primi mesi dell’anno. Quasi una realtà su due (47,3%) ha infatti indicato per il mese di marzo, rispetto a febbraio, un aumento dei costi per l’acquisto dei materiali e dei semilavorati necessari all’attività aziendale.
A causa delle distorsioni ancora presenti lungo le catene di fornitura, è stato riscontrato un allungamento dei tempi necessari per ricevere le materie prime da un’impresa su cinque (20,4%), mentre oltre una realtà su dieci (11,8%) ha comunicato di essersi approvvigionato di quantità inferiori alle richieste.
L’aumento dei listini praticati dai fornitori, in combinazione con i marcati rincari delle fonti energetiche, ha pesato negativamente sull’attività delle aziende del campione: per il 12,8% delle aziende del campione sono stati ridimensionati o addirittura posticipati gli investimenti già programmati, per il 19,1% si è resa necessaria una riorganizzazione del lavoro e dei processi produttivi e per il 54,3% è stata registrata una contrazione della redditività aziendale.
Non emergono particolari situazioni di allerta sul versante dei rapporti tra le imprese delle tre province e gli Istituti di credito: il giudizio formulato riguardo l’evoluzione delle condizioni praticate nel mese di marzo riguarda la stabilità per oltre nove casi su dieci (93,9%) e il miglioramento nel rimanente 6,1%.
Esaminando il parere espresso riguardo la propria liquidità, il 63,8% delle aziende ha rivelato un quadro nella norma, il 19,2% ha comunicato di ritenersi soddisfatto e il restante 17% ha indicato di poter migliorare la propria situazione finanziaria.
Risultano generalmente improntati alla stabilità anche i giudizi espressi riguardo l’andamento dell’occupazione nel mese di marzo, così come indicato direttamente dall’84% del campione. In caso di variazione, le indicazioni di riduzione dei livelli (11,4%) sono risultate più diffuse rispetto a quelle di aumento (4,3%).
Circa un quinto (21,3%) delle aziende lecchesi, sondriesi e comasche ha segnalato di aver richiesto o di aver fatto ricorso agli ammortizzatori sociali a marzo. Da segnalare che molte delle richieste, che non si sono tradotte di fatto in un reale utilizzo, sono state determinate da una riduzione della domanda causata dalla diffusione del clima di incertezza che caratterizza alcuni mercati.
Le previsioni occupazionali per il secondo trimestre 2025 confermano un principale orientamento alla conservazione, ipotizzata da quasi quattro realtà su cinque (78,7%); in caso di variazione dei livelli, le aspettative di riduzione (17%) risultano maggiormente diffuse rispetto a quelle di crescita (4,3%).
EFFETTI DELLE DINAMICHE GEO-POLITICHE
Nell’edizione di marzo dell’Osservatorio congiunturale rapido è stato chiesto alle aziende di esprimere pareri qualitativi riguardo gli effetti provocati dalle dinamiche geo-politiche che, tra le tante conseguenze, hanno incrementato l’incertezza già presente sui mercati.
Con riferimento ai dazi doganali annunciati e applicati in primis dagli Stati Uniti, una realtà su cinque (20,2%) ha indicato conseguenze significative sulle proprie attività, un’impresa su tre (33%) conseguenze moderate e il 38,5% un impatto marginale; solo l’8,5% ha dichiarato infine di non attendersi impatti particolari.
Per fronteggiare eventuali difficoltà a livello commerciale le imprese dei tre territori hanno comunicato di aver già attuato o di voler attuare alcune strategie: per quasi una realtà su tre (32,1%) è indicato l’aumento dell’export in altri paesi non coperti dai dazi, per il 27,1% gli sforzi si concentreranno sul mercato domestico italiano, per l’8,6% si svilupperanno partnership con altre aziende, per il 7,9% verrà potenziato il canale delle vendite attraverso l’e-commerce e, infine, per l’1,4% si cercherà di rilocalizzare attività e fasi produttive in altri paesi (ad esempio negli Stati Uniti).
Per oltre un quinto delle aziende non saranno attuate invece strategie dedicate, dato che non si riscontrano particolari difficoltà (12,9% del campione), non esistono mercati di sbocco alternativi (9,3%) o lo sviluppo di alternative risulta troppo costoso (0,7%).
L’incertezza causata dalle misure protezionistiche che pesa sul commercio mondiale sta generando alcune preoccupazioni e, in alcuni casi, già conseguenze per le imprese del campione: tre realtà su dieci (30%) hanno segnalato diminuzione delle quote di export, il 22,3% una perdita di competitività, il 16,2% un aumento delle difficoltà sulle catene di approvvigionamento, il 13,8% un inasprimento della competizione sul mercato europeo a causa del reindirizzamento di prodotti non assorbiti da altri mercati, in primis quello statunitense.
DOMANDA
L’indicatore associato gli ordini rivela in marzo dinamiche differenziate rispetto agli ambiti geografici considerati. Nonostante il giudizio prevalentemente espresso dalle aziende del campione riguardi la stabilità, indicata in oltre due casi su cinque, il quadro delineato per il mercato domestico rivela stabilità mentre rallenta a livello di export.
Esaminando nel dettaglio, la domanda interna è segnalata stabile dal 43,5% del campione, in rallentamento per il 29,3% e in espansione per il rimanente 27,2%.
Gli ordini esteri sono invece valutati in mantenimento per il 45,2%, in aumento per il 20,3% mentre in diminuzione per il 34,5%.
PRODUZIONE
L’attività produttiva delle aziende dei tre territori è indicata come stabile sui livelli di febbraio per oltre un’impresa del campione su due (52,2%), in contrazione per il 21,1% e in aumento per il 26,7%.
La capacità mediamente utilizzata nel mese di marzo si attesta al 73,5%, di circa tre punti percentuali superiore al dato registrato nell’ambito del precedente osservatorio congiunturale rapido (70,6% a settembre 2024).
Il tasso di utilizzo degli impianti varia all’interno del campione e mostra differenze sia suddividendo le aziende in base alla dimensione, sia classificando le imprese a seconda dell’attività realizzata.
Le aziende con oltre 50 occupati evidenziano un impiego del 78,8%, superiore a quello mediamente riscontrato per il campione delle realtà più piccole (69,4%).
Per quanto concerne invece i comparti merceologici, si registra un tasso medio del 74,8% per le imprese metalmeccaniche, del 67,2% per quelle tessili e, infine, del 77,5% per le realtà afferenti agli altri settori.
FATTURATO
Il fatturato delle imprese del campione risulta principalmente orientato alla conservazione nel mese di marzo; è comunque riscontrabile una situazione più dinamica e favorevole per il mercato domestico rispetto a quelle estero.
Le vendite in Italia sono considerate stabili sui livelli di febbraio per quasi quattro realtà su dieci (37,7%), in aumento per il 37,6% mentre in calo per il rimanente 24,7%.
L’export è indicato come in mantenimento sul mese precedente dal 40,7%, in espansione per il 30,9% mentre in contrazione per il rimanente 28,4%.
PREVISIONI
Le aspettative formulate dal campione riguardo l’evoluzione del business per i mesi primaverili delineano sostanzialmente un quadro di consolidamento: per quasi tre realtà su cinque (58,7%) è indicata la stabilità mentre, per le ipotesi di variazione, le previsioni di crescita (19,6%) e quelle di riduzione (21,7%) assumono entità simile, bilanciandosi.
Considerando l’orizzonte di visibilità sul portafoglio ordini, il 42,4% delle aziende riesce a pianificare l’attività solo per poche settimane, il 44,6% è in grado di programmare l’operatività per pochi mesi mentre solo il 13% ha la possibilità di ragionare su un periodo superiore al trimestre.
MATERIE PRIME
Per quanto concerne l’approvvigionamento delle materie prime, quasi la metà delle realtà del campione (47,3%) ha segnalato un inasprimento dei listini di acquisto nel mese di marzo.
L’aumento dei costi dei materiali necessari ai processi delle imprese, a cui si è sovrapposto anche il caro dei prezzi del gas e dell’energia elettrica, hanno determinato in marzo alcuni effetti distorsivi sulla gestione dell’attività aziendale. Il 5,3% del campione ha comunicato una riduzione dell’attività (l’8,6% durante l’Osservatorio per il mese di settembre 2024), quasi una realtà su cinque (19,1%) è stato costretto a riorganizzare parte del lavoro e della produzione (il 12,9% in precedenza), il 12,8% ha dovuto ridimensionare o, in casi più seri, posticipare investimenti già programmati (il 13,8% lo scorso settembre 2024) e, infine, il 54,3% ha registrato una contrazione dei margini di profitto.
Da segnalare inoltre che, a causa delle criticità che ancora pesano sulle catene di fornitura, una realtà su cinque (20,4%) ha riscontrato un’estensione delle tempistiche necessarie a ricevere le merci, mentre l’11,8% ha avuto criticità nell’ottenere dai propri fornitori le quantità di materie prime richieste.
Per far fronte agli aumenti dei costi associati all’approvvigionamento delle fonti energetiche, oltre quattro aziende su dieci (40,4%) hanno segnalato di aver realizzato o di aver valutato la realizzazione di interventi per il risparmio energetico e l’efficientamento dei consumi.
CREDITO E LIQUIDITA’
Sul versante dei rapporti tra le aziende delle tre province e gli Istituti di credito è riscontrabile a marzo una situazione di diffusa stabilità delle condizioni praticate: il 93,9% segnala un mantenimento rispetto a febbraio mentre, in caso di indicazioni di variazione, è comunicato solo un miglioramento per il rimanente 6,1% del campione.
Con riferimento al giudizio espresso riguardo la liquidità aziendale, oltre tre realtà su cinque (63,8%) descrivono il proprio quadro nella norma, il 19,2% si rivela soddisfatto e il rimanente 17% ritiene opportuno intervenire per migliorare la propria situazione.
OCCUPAZIONE
Nel mese di marzo lo scenario occupazionale risulta caratterizzato da una diffusa conservazione dei livelli, così come segnalato direttamente da oltre quattro realtà su cinque (84%). In caso di variazione, risultano più diffuse le segnalazioni di calo degli organici (11,7%) rispetto a quelle di aumento (4,3%).
Circa un’azienda su cinque (21,3%) tra quelle del campione ha indicato di aver richiesto o effettivamente fatto ricorso ad ammortizzatori sociali.
Le previsioni per l’andamento dell’occupazione nei prossimi mesi si confermano prevalentemente orientate ad un mantenimento, così come comunicato da quasi otto realtà su dieci (78,7%); nei casi di variazione del quadro, è riscontrabile una maggior incidenza delle ipotesi di riduzione (17%) rispetto a quelle di aumento (4,3%).