Confindustria Como: Osservatorio Congiunturale 1° semestre 2024
luglio 31 | Pubblicato da Luigi Sorreca | Como, NewsDagli indicatori emerge un incremento congiunturale, accompagnato da una decelerazione tendenziale e da prospettive di lieve rallentamento per la seconda metà dell’anno. Permangono, in misura limitata, le criticità inerenti all’approvvigionamento delle materie prime. L’occupazione si conferma in tenuta, in un quadro dove le difficoltà nell’individuare persone e competenze da inserire in organico toccano più della metà del campione
Il commento del Presidente di Confindustria Como, Gianluca Brenna: “Il quadro che emerge dagli indicatori del primo semestre di quest’anno, pur delineando un miglioramento rispetto al semestre precedente, uno dei peggiori dell’epoca post covid, ci deve indurre a una forte cautela. Molte imprese comasche, infatti, soprattutto della filiera tessile, evidenziano ancora difficoltà per le quali non è stata sufficiente la loro spiccata vocazione internazionale, che pur ha giocato un ruolo fondamentale rispetto alle complesse sfide con le quali si sono dovute misurare e che sicuramente hanno rallentato le loro performance. In questo scenario non certo brillante, c’è però un aspetto importante che è giusto mettere in luce: l’occupazione non ha subito scossoni. Anzi, se guardiamo oltre alla maggioranza di imprese che ha dichiarato una forte stabilità in questo senso, dato già di per sé positivo, tra le aziende che hanno dichiarato variazioni prevalgono di gran lunga quelle che hanno assunto. Paradossalmente, potremmo dire che se c’è un problema, in un contesto che ormai si può definire di inverno demografico, è proprio quello di riuscire a individuare nuove figure di operatori specializzati e tecnici in grado di coprire quelle posizioni che, anche in virtù del cambio generazionale, sono sempre più scoperte. Per questo l’orientamento e la formazione, attraverso anche i nuovi strumenti degli ITS, sono al primo posto della nostra agenda strategica, perché anche questo significa sostenibilità”.
I DATI DELLE AZIENDE DELLA PROVINCIA DI COMO
I primi sei mesi del 2024 hanno rivelato, per le imprese del territorio di Como, andamenti differenziati rispetto ai due orizzonti temporali di analisi considerati, in sostanziale coerenza con quanto esaminato per il campione dei tre territori nel complesso considerati. Gli indicatori associati a domanda, attività produttiva e al fatturato hanno assunto variazioni negative di lieve entità a livello tendenziale mentre sul fronte congiunturale hanno mostrato un incremento. In media, il dato misurato rispetto ai livelli del corrispondente semestre 2023 si è attestato mediamente al -1,3% mentre il raffronto con la seconda metà dello scorso anno ha evidenziato un incremento medio di circa tre punti percentuali (3,2%).
Al pari di quanto indicato per il campione generale, tra le imprese di Como è presente un quadro eterogeneo nel quale sono identificabili sia realtà con indicatori in diminuzione, sia aziende in numero minore per le quali gli indicatori sono stabili o in aumento.
L’esame del tasso di utilizzo medio degli impianti si attesta al 73,9% nella seconda metà del 2023, dato di poco al di sotto rispetto a quanto esaminato nel precedente Osservatorio relativamente al semestre luglio-dicembre 2024. La capacità produttiva risulta differenziata sia su base dimensionale, sia a livello di comparto d’attività.
Le aziende con oltre 50 occupati rivelano un impiego medio del 77,8%, di oltre sei punti percentuali superiore alla quota mediamente registrata per le realtà di minori dimensioni (71,6%).
Distinguendo le realtà sulla base della categoria merceologica di appartenenza, si riscontra invece un divario tra realtà metalmeccaniche (77,4%) e degli altri settori (80,3%) con quelle tessili (56,0%).
Il contributo dell’attività che le imprese comasche non gestiscono al proprio interno ma affidano a partner attraverso richieste di subfornitura supera i nove punti percentuali (9,6%), quota che si aggiunge alla produzione propria; l’outsourcing coinvolge prevalentemente imprese italiane (6,5%) mentre in misura minore soggetti esteri (3,1%).
Le previsioni formulate per l’andamento degli indicatori nella seconda metà dell’anno non confermano il permanere della modesta fase di recupero rilevata a livello congiunturale ma rivelano cautela. Tra luglio e dicembre 2024 è atteso un consolidamento dei livelli di domanda (+0,6%) e di fatturato (+0,4%) mentre una lieve flessione per quanto riguarda la produzione (-0,9%).
Sulle aspettative influiscono gli effetti degli ancora elevati tassi di interesse, della lenta riduzione dell’inflazione ma soprattutto dell’incertezza determinata dalle tensioni geopolitiche in atto.
Le imprese aderenti all’Osservatorio confermano, anche per i primi sei mesi del 2024, una forte propensione all’internazionalizzazione con una quota di fatturato realizzato al di fuori dei confini italiani che supera un terzo del totale (34,0%).
Grazie all’elevata qualità che le contraddistingue, le produzioni comasche sono apprezzate e richieste su molteplici mercati: dall’Europa Occidentale, dove è generato il 18,0% delle vendite complessive, all’Europa dell’Est (3,8%), dagli Stati Uniti (3,7%) ai BRICS (2,9%), dall’Asia Occidentale (1,8%), fino all’America Centro-Meridionale (1,0%).
Analizzando i giudizi formulati dalle imprese aderenti all’Osservatorio riguardo l’andamento del fatturato nei mesi finali del semestre, nello specifico tra aprile e giugno 2024, emerge un quadro nel quale il mercato domestico risulta in sostanziale conservazione mentre l’export si mostra più dinamico.
Le vendite in Italia sono considerate mantenersi sui livelli dei primi tre mesi dell’anno per quasi tre realtà su cinque (57,8%), diminuire dal 22,2% e aumentare dal rimanente 20,0%.
Il fatturato oltre confine invece è stabile sui livelli di gennaio-marzo 2024 per circa la metà del campione (48,1%), è in contrazione per il 14,8% mentre risulta in espansione per il 37,1%.
Le problematiche legate all’approvvigionamento delle materie prime che hanno caratterizzato gli scenari congiunturali dei precedenti Osservatori, e registrati in parziale miglioramento nel corso del 2023, sono state rilevate dalle aziende comasche anche nei primi sei mesi del 2024.
Con riferimento all’andamento dei prezzi delle commodities necessarie all’attività aziendale, il 17,0% del campione ha indicato in aumento dei listini tra gennaio e marzo, contro una quota del 14,7% che ha comunicato una diminuzione e del 68,3% che invece ha segnalato stabilità.
Nel trimestre seguente, cioè tra aprile e giugno 2024, l’apprezzamento dei costi di acquisto delle materie prime è stato indicato da quasi una realtà su quattro (23,9%) a fronte di livelli stazionari indicati dal 71,3% delle imprese e da diminuzione che ha interessato il rimanente 4,8% del campione.
Da segnalare che durante la precedente edizione dell’Osservatorio la quota di imprese che avevano comunicato un aggravio dei costi di approvvigionamento delle materie prime si era attestata al 24,6% tra luglio e settembre 2023 mentre al 13,6% tra ottobre e dicembre 2023.
Con riferimento alle distorsioni presenti lungo le catene di fornitura è stato segnalato un aumento dei tempi di consegna delle merci dal 30,3% delle aziende (il 29,4% nel secondo semestre 2023), una disponibilità di materie prime e componenti dei fornitori inferiore a quanto richiesto dal 9,7% (il 14,4% tra luglio e dicembre 2023) ed infine un peggioramento della qualità delle commodities approvvigionate dall’11,6% (il 7,0% in precedenza).
La combinazione delle criticità elencate ha continuato a determinare, seppur in misura meno diffusa rispetto a quanto esaminato per la seconda metà del 2023, effetti sull’attività delle imprese di Como anche nel primo semestre 2024, in particolare generando la necessità di dover riorganizzare il lavoro e i processi produttivi per il 15,6% (il 17,0% tra luglio e dicembre 2023), impatti rilevanti sui costi di produzione per il 12,6% (il 22,4% in precedenza) nonché la contrazione dei margini di profitto per il 31,7% (il 41,3% nel precedente Osservatorio).
Le realtà comasche hanno confermato di aver sostenuto, anche nei primi sei mesi del 2024, investimenti ed iniziative di sviluppo.
Per quasi due realtà su tre i progetti hanno riguardato il risparmio energetico (64,3%) e la ricerca e sviluppo (63,9%); a questi si sono aggiunti, per oltre un’azienda su due tra quelle del campione, investimenti per la sostenibilità (57,6%), interventi per l’accrescimento del capitale fisico (57,8%) e percorsi di transizione digitale attraverso l’acquisizione di tecnologie (51,5%).
Per un’impresa su quattro (25,3%), infine, gli investimenti sono stati orientati ad accrescere i processi di internazionalizzazione.
Analizzando i giudizi espressi riguardo i rapporti con gli Istituti di credito, le imprese comasche hanno tratteggiato un quadro di prevalente stabilità per il semestre gennaio giugno 2024.
Con riferimento alle condizioni praticate dalle banche, per oltre nove realtà si dieci (90,9%) è segnalato un mantenimento a fronte, però, di un peggioramento che ha riguardato il restante 9,1% del campione.
Per quanto concerne la disponibilità degli Istituti ad espandere le linee di credito o ad attivarne di nuove, l’83,8% delle aziende comasche non ha indicato variazioni, il 12,7% ha comunicato segnalato una maggior apertura nel concedere risorse finanziarie mentre il rimanente 3,5% ha evidenziato una minor propensione ad esaudire le richieste.
Considerando infine il parere formulato riguardo la propria liquidità aziendale, oltre tre imprese su quattro (78,2%) hanno descritto il quadro come nella norma, il 13,0% si è ritenuto soddisfatto e il restante 8,7% ha indicato la propria situazione finanziaria da migliorare.
Il quadro occupazionale delle aziende di Como è stato principalmente caratterizzato, tra gennaio e giugno 2024, da una conservazione dei livelli, così come emerso a livello congiunto per il campione delle aziende dei tre territori globalmente considerati; per oltre due realtà su tre (68,4%) il giudizio ha riguardato infatti la stabilità. È riscontrabile, in caso di giudizi di variazione, una maggior diffusione di indicazioni di aumento (22,4%) rispetto a quelle di diminuzione (9,2%).
Continua a rilevarsi, anche per i primi sei mesi del 2024, un’elevata porzione del campione aderente all’Osservatorio che comunica difficoltà nel reperire sul mercato personale qualificato: la quota di aziende è pari al 64,4% (era il 54,2% nel secondo semestre 2023).
Le aspettative per l’andamento dell’occupazione nella seconda metà del 2024 confermano il permanere dello scenario delineato per il primo semestre dell’anno: a fianco del 65,7% di imprese che ipotizzano la stabilità dei livelli, il 26,4% prevede un’espansione mentre il rimanente 7,9% una diminuzione.
I DATI CONGIUNTI DELLE PROVINCE DI COMO, LECCO E SONDRIO
Per i primi sei mesi del 2024, l’Osservatorio Congiunturale dei Centro Studi di Confindustria Lecco e Sondrio e Confindustria Como delinea per il campione di imprese delle tre province, rispetto ai dati dell’indagine precedente, un incremento congiunturale a fronte di un rallentamento tendenziale per quanto attiene alla domanda, alla produzione e al fatturato.
Nel raffronto con il periodo luglio-dicembre 2023 i tre indicatori si attestano in media al +2,7%; mentre la variazione rispetto al corrispondente semestre dello scorso anno è mediamente pari al -2%.
Le aspettative sull’evoluzione del business per la seconda parte dell’anno sono variegate e si mantengono caute, indicando una decelerazione che si attesta, in media per i tre indicatori, al -1,6%.
L’analisi della capacità produttiva mediamente impiegata dalle aziende dei tre territori nel primo semestre si attesta al 71,8%, perdendo due punti percentuali circa rispetto al dato del secondo semestre 2023 (74,1%).
Nell’ambito del campione emergono differenze rispetto all’utilizzo degli impianti, con variazioni sia in base alla dimensione considerata, sia rispetto ai comparti di attività. Le realtà con oltre 50 occupati (con un dato all’81,9%) hanno indicato una capacità media più elevata rispetto a quella registrata dalle imprese di dimensioni più piccole (64,7%).
Guardando ai settori merceologici, l’utilizzo degli impianti risulta essere più elevato per le imprese metalmeccaniche (75,1%) e per quelle afferenti agli altri settori (74,8%); è invece inferiore per le realtà tessili (66,8%).
La quota di produzione gestita ricorrendo alla subfornitura determina un contributo di circa sette punti percentuali (6,8%). L’outsourcing coinvolge prevalentemente soggetti nazionali (5,2%), mentre la collaborazione con partner stranieri incide in modo più limitato (1,6%).
Le imprese delle tre province sono fortemente attive sul fronte dell’internazionalizzazione e indicano per il primo semestre 2024 una quota di fatturato oltre confine che supera un terzo del totale (34,3%).
Le aziende di dimensioni medio-grandi realizzano oltre la metà delle vendite attraverso l’export (in media 51% del totale), mentre per le realtà sino a 50 occupati la quota di fatturato generato al di fuori dell’Italia supera un quinto del totale (22,6%).
Il principale mercato di riferimento oltre confine si conferma l’Europa Occidentale, che assorbe quasi un quinto delle vendite complessive (18,5%). Seguono per importanza l’Est Europa (3,7%), gli Stati Uniti (3,4%), I BRICS (2,5%), l’America Centro-Meridionale (1,8%) e l’Asia Occidentale (1,4%).
I giudizi formulati dal campione riguardo all’andamento del fatturato negli ultimi mesi del semestre, in particolare tra aprile e giugno 2024, fanno emergere un quadro differenziato in base ai mercati di riferimento: nel contesto di una prevalente indicazione di stabilità, si nota un rallentamento delle vendite a livello domestico, a fronte di un quadro di conservazione per l’export.
Il fatturato in Italia si attesta sui livelli dei primi mesi del 2024 per quasi una realtà su due (48,1%), in espansione per il 21,1% e in calo per il 30,8%.
Le esportazioni sono stabili per il 36,6% del campione, in crescita per il 31,8% e in contrazione per il 31,6%.
Le aziende del campione continuano a segnalare criticità sul fronte dell’approvvigionamento delle materie prime, seppur in maniera limitata.
Tra gennaio e marzo la quota di imprese costrette a far fronte ad aumenti dei listini si è attestata al 22,2%, a fronte di una quota del 14,6% che ha indicato un calo.
Nei tre mesi successivi, tra aprile e giugno, l’apprezzamento dei costi delle commodities ha interessato circa una realtà su cinque (24,5%) tra quelle del campione, mentre per l’11,5% è stato indicato un miglioramento.
Con riferimento alle distorsioni determinate lungo le catene di fornitura, il 29% del campione ha segnalato un’estensione dei tempi di consegna delle materie prime (era il 23,8% per la seconda metà del 2024), il 13,7% ha indicato problemi da parte dei fornitori nel rispettare le quantità richieste (il 13,4% nello scorso osservatorio) e il 10,4% ha comunicato un peggioramento della qualità delle merci ricevute (il 7,5% in precedenza).
Le criticità fin qui indicate hanno continuato a generare effetti negativi sulla gestione dell’attività aziendale e, in particolare, la necessità di riorganizzare il lavoro e l’attività produttiva per il 15,2% del campione (13,9% nel precedente osservatorio), impatti significativi sui costi di produzione per il 20,3% (28,8% nella prima metà dell’anno) e un’erosione della redditività aziendale per il 38,4% (il 42% in precedenza).
Sul fronte dei rapporti tra le imprese e gli istituti di credito si rileva un peggioramento riguardante le condizioni praticate: per il 14,6% del campione, infatti, è stato indicato un inasprimento delle spese e delle commissioni nonché della richiesta di garanzie e tassi.
Con riferimento alla disponibilità degli istituti bancari a concedere credito, in oltre quattro casi su cinque (83%) il quadro è risultato stabile e nel 5,5% è stato caratterizzato da una minor apertura, mentre nell’11,5% ha visto una maggior predisposizione ad esaudire le richieste aziendali. Riguardo al proprio quadro finanziario, circa due realtà del campione su tre (64,8%) hanno segnalato una situazione nella norma, il 23,2% ha espresso soddisfazione e il rimanente 12% ha valutato la propria condizione come da migliorare.
I giudizi sullo scenario occupazionale descrivono un quadro caratterizzato da un prevalente mantenimento dei livelli, così come segnalato dal 62,4% del campione. In caso di variazione degli organici, le indicazioni di crescita (21,7%) sono risultate più diffuse rispetto a quelle di contrazione (15,9%). Da segnalare come permangano, per oltre una realtà su due (57,6%), difficoltà nell’individuare sul mercato del lavoro personale con le competenze necessarie alle esigenze aziendali.
Le previsioni occupazionali per la seconda metà del 2024 restano orientate alla conservazione per oltre due realtà su tre (67,8%) ed è ancora riscontrabile una maggior ncidenza delle ipotesi di espansione dei livelli (19,3%) rispetto a quelle di riduzione (12,9%).
TRANSIZIONE GREEN, SOSTENIBILITA’ D’IMPRESA E INVESTIMENTI
Tra gennaio e giugno 2024 le imprese aderenti all’osservatorio hanno indicato una marcata attività d’investimento e di realizzazione di progetti. Per oltre una realtà su due, gli interventi hanno riguardato il risparmio energetico (61,9%) e la sostenibilità ambientale (54,2%), a cui si sono aggiunti anche progetti di ricerca e sviluppo (52,3%) e investimenti per l’accrescimento del capitale fisico (50,8%). Oltre a ciò, il 48% del campione è stato impegnato in investimenti tecnologici per la digitalizzazione e oltre una realtà su cinque ha realizzato iniziative per il rafforzamento del proprio livello di internazionalizzazione (21,6%).
DOMANDA
La domanda ha mostrato andamenti differenziati rispetto ai due intervalli temporali di analisi. Il confronto con i livelli della prima metà del 2023 evidenzia un calo tendenziale di poco superiore ai due punti percentuali (-2,2%). Il dato misurato attraverso il raffronto con il semestre luglio-dicembre 2023, quando gli ordini erano in contrazione di sei punti percentuali e mezzo (-6,5%) rispetto ai sei mesi precedenti, si attesta invece al +3%, confermando al rialzo le aspettative di stabilità formulate in occasione della precedente edizione dell’osservatorio (-0,2%). Le previsioni riguardanti l’evoluzione della domanda nella seconda metà del 2024 risultano eterogenee ma, nel complesso, indicano una diminuzione che si attesta in media ad un punto percentuale e mezzo (-1,5%).
PRODUZIONE
L’indicatore associato all’attività produttiva è in linea con quanto riscontrato per la domanda e registra una contrazione a livello tendenziale, accompagnata da un incremento sul versante congiunturale. La variazione ad un anno esaminata rispetto ai livelli del semestre gennaio-giugno 2023 risulta pari al -2,2%. Il raffronto congiuntale con la seconda metà del 2024 evidenzia invece un incremento di quasi tre punti percentuali (+2,7%); il dato, in miglioramento rispetto alla variazione di -4,9% rilevata tra luglio e dicembre 2023 nei confronti dei sei mesi precedenti, risulta più favorevole delle aspettative indicate ad inizio anno (-0,6%). Le previsioni per l’andamento della produzione nel semestre luglio-dicembre 2024 indicano un ulteriore rallentamento di entità contenuta (-2,4%).
Il tasso di utilizzo medio degli impianti nel primo semestre 2024 risulta poco al di sotto rispetto a quanto esaminato per la seconda metà dell’anno precedente: il dato passa infatti dal 74,1% di dicembre 2023 al 71,8% di giugno 2024. Nell’ambito del campione sono identificabili, anche nel caso della capacità produttiva, differenze che è possibile riscontrare sia su base dimensionale, sia suddividendo le aziende in base all’attività realizzata. Le realtà di medie dimensioni (81,9%) descrivono un tasso di impiego medio superiore a quanto indicato dalle imprese fino a 50 occupati, per le quali la capacità si attesta al 64,7%. Allo stesso modo, le aziende appartenenti al comparto metalmeccanico (75,1%) indicano un impiego superiore rispetto alle realtà tessili (66,8%) e vicino a quello segnalato dalle imprese afferenti agli altri settori (74,8%). Si attesta al 6,8% il contributo dell’attività che le aziende del campione realizzano ricorrendo a pratiche di outsourcing produttivo. La subfornitura coinvolge prevalentemente aziende operanti sul mercato domestico (5,2%) e in misura minore soggetti stranieri (1,6%).
FATTURATO
Tra i tre indicatori esaminati, quello associato al fatturato fa emergere le variazioni più contenute nel corso del primo semestre 2024.
Le variazioni registrate risultano, così come per gli ordini e la produzione, in contrazione sul fronte tendenziale e in crescita a livello congiunturale. Il confronto con i primi sei mesi del 2023 evidenzia una variazione del -1,7%. L’analisi con i livelli del semestre luglio-dicembre 2023, periodo per il quale le vendite erano in contrazione di circa cinque punti percentuali (-4,8%) rispetto ai sei mesi precedenti, rivela invece un aumento del +2,6%, al di sopra delle previsioni precedentemente formulate (-0,4%). Le aspettative per l’evoluzione del fatturato nella seconda metà del 2024 si attestano al -0,8%.
Le imprese del campione confermano la propria vocazione all’internazionalizzazione generando, tra gennaio e giugno 2024, una quota di fatturato pari ad oltre un terzo del totale (34,3%) attraverso l’export. Oltre la metà delle vendite al di fuori dei confini nazionali è diretta in Europa Occidentale (18,5% del fatturato complessivo), area che rappresenta il principale mercato di sbocco estero. Ulteriori aree di interesse sono L’Est Europa (3,7%), gli Stati Uniti (3,4%), i BRICS (2,5%), l’America Centro-Meridionale (1,8%) e l’Asia Occidentale (1,4%). Nelle rimanenti zone del mondo al di fuori dell’Italia (65,7%) è realizzato il restante 3%.
MATERIE PRIME
Nonostante il persistere delle difficoltà ampiamente indagate nell’ambito delle precedenti edizioni dell’osservatorio, le imprese del campione hanno indicato condizioni gestibili e limitatamente diffuse sul versante dell’approvvigionamento delle materie prime.
Con riferimento all’andamento dei listini dei fornitori, tra gennaio e marzo 2024 il 22,2% delle imprese del campione ha registrato un aumento a fronte di una quota del 63,3% che ha indicato livelli stazionari e del 14,6% che ha segnalato invece una diminuzione. Nei tre mesi successivi, tra aprile e giugno 2024, l’apprezzamento delle materie prime è stato rilevato dal 24,5% delle imprese a fronte di una quota dell’11,5% che ha indicato invece prezzi maggiormente favorevoli e del 64% che ha indicato un quadro stazionario.
Per quanto concerne le inefficienze riscontrabili lungo le catene di fornitura, il 29% delle imprese del campione ha segnalato un’estensione nei tempi di consegna delle commodities (il 23,8% negli ultimi sei mesi del 2023), il 13,7% ha ricevuto consegne inferiori a quanto richiesto a causa della minor disponibilità di materiale (il 13,4% in precedenza) e il 10,4% ha rilevato un peggioramento della qualità delle merci approvvigionate (era il 7,5% nel precedente osservatorio).
I fenomeni fin qui analizzati hanno continuato ad influire negativamente sull’attività delle aziende dei tre territori, in particolare ostacolandone la gestione. Analizzando nel dettaglio, nel 15,2% le imprese sono state costrette ad operare riorganizzazioni del lavoro e/o dell’attività produttiva (13,9% nel precedente semestre), nel 20,3% dei casi sono stati riscontrati impatti significativi sui costi di produzione (il 28,8% in precedenza) e, infine, per il 38,4% del campione è stata registrata una contrazione dei margini di profitto a causa dei maggiori costi (il 42% nello scorso osservatorio).
OCCUPAZIONE
I giudizi qualitativi formulati riguardo all’andamento occupazionale hanno delineato un quadro di generale e diffusa stabilità. Per oltre tre realtà su cinque (62,4%) è stato segnalato un mantenimento mentre, in caso di variazione, le indicazioni di contrazione dei livelli (15,9%) sono risultate meno elevate rispetto a quelle di aumento (21,7%).
Nonostante la congiuntura contempli elementi critici, oltre una realtà del campione su due (57,6%) ha indicato difficoltà nel reperire sul mercato personale con le competenze ricercate.
Le aspettative occupazionali per la seconda metà del 2024 si confermano ancora una volta principalmente orientate al mantenimento dei livelli (67,8%), in un quadro dove si rileva una maggior incidenza delle ipotesi di espansione (19,3%) rispetto a quelle di calo (12,9%).