Export manifatturiero 2020 a Lucca, Pistoia e Prato: chiusura dell’anno a -12,9%
marzo 14 | Pubblicato da Luigi Sorreca | News, PratoPur con le consuete forti differenze settoriali, che si traducono anche in diverse prestazioni territoriali, l’export manifatturiero del territorio complessivo di Lucca, Pistoia e Prato ha avuto nel 4° trimestre 2020 un andamento definibile come di assestamento, per quanto provvisorio e ancora fortemente condizionato dalla pandemia e dalle misure adottate per contenerla. Alcuni risultati positivi o solo moderatamente negativi del 3° trimestre, dovuti in gran parte alla concentrazione su quel periodo di spedizioni rimaste bloccate durante il lockdown, hanno subito un livellamento verso il basso; viceversa, risultati particolarmente severi del periodo precedente sembrano nel 4° trimestre incamminati verso un sia pure parziale riequilibrio.
Il risultato, elaborato dal Centro studi di Confindustria Toscana Nord sulla base dei dati Istat, conferma sostanzialmente quanto emerso dall’analisi congiunturale effettuata dallo stesso Centro studi: i dati dell’export manifatturiero segnano, per il complesso delle tre province, -4,7% per il 4° trimestre 2020 rispetto allo stesso periodo del 2019 e -12,9% come chiusura dell’anno (produzione industriale -11,1%).
Lucca
Il dato di Lucca è l’unico positivo fra le tre province, con +1,6% del 4° trimestre 2020 rispetto allo stesso periodo del 2019; quello di Lucca è un evidente caso di livellamento rispetto al +12,1% del 3° trimestre, che risentiva fortemente delle oscillazioni di un settore come la nautica che, già di per sé soggetto a marcate fluttuazioni per l’alto valore di prodotti a lunga lavorazione, aveva avuto una straordinaria impennata all’indomani del lockdown. Nel 4° trimestre 2020 hanno avuto risultati positivi rispetto allo stesso periodo del 2019 i settori farmaceutico (+30,3%, chiusura dell’anno +1,8%); alimentare (+29,5%, chiusura dell’anno +18,2%); gomma-plastica (+19,3%, chiusura dell’anno +13,8%); cartario (+8%, chiusura dell’anno -0,4%). Segni negativi invece per la già citata nautica, che dopo il +68,5% del 3° trimestre registra nel 4° -15,4%, chiudendo l’anno con -2,1% rispetto al 2019; per il lapideo, che con -9,5% nel 4° trimestre fa comunque meglio della chiusura dell’anno che si ferma a -15%; per i macchinari e apparecchi, che segnano -6,4% nel 4° trimestre e -9,6% come chiusura del 2020; per la moda che segue il trend nazionale chiudendo il 2020 a -25,3%, sebbene il 4° trimestre evidenzi un più contenuto -10,2%. L’export manifatturiero lucchese segna nel 2020 un -4,5% che, per un anno così drammatico, può definirsi soddisfacente e che è vicino al -5,4% del risultato della produzione industriale della provincia.
Pistoia
All’insegna del riequilibrio, sebbene in senso inverso, anche il caso di Pistoia. Dopo un 3° trimestre di esportazioni a quota -16% rispetto allo stesso periodo del 2019, il risultato del 4° trimestre segnala una contrazione ben più contenuta: -7,9%, che tuttavia non basta ad attenuare un risultato annuale pesante (-26,9%, a fronte del dato della produzione industriale che si è fermata a -11,4%). A determinare il risultato negativo dell’export concorre in buona misura il settore dei mezzi di trasporto che nel 4° trimestre segna -34,1%; spiccatamente negativo anche il settore moda, includente anche il calzaturiero, che nel suo complesso segna nel 4° trimestre -22,2% e che chiude l’anno a- 27%, pagando anch’esso le difficoltà che il settore registra anche a livello nazionale; segno meno anche per il mobile, fermo nel 4° trimestre a -13% con un totale annuo a -16,2%. Molto positivi invece gli andamenti dell’alimentare, che nel 4° trimestre segna +14,6% e a livello annuale +10,3%; del cartario, con +11,4% nell’ultimo trimestre e un eccellente +19,7% nell’anno; della gomma-plastica, che chiude l’anno a +2,1% sul 2019, trascinato da un 4° trimestre a +26,3%; degli apparecchi elettrici, con +26,3% nel 4° trimestre e +13,9% di chiusura del 2020. Fuori dal manifatturiero si segnala il risultato dell’export di piante vive, che chiude l’anno a +5,1%, con un 4° trimestre che fa registrare +29,4% sullo stesso periodo del 2019.
Prato
Anche Prato, come Lucca, ha nell’export del 4° trimestre 2020 prestazioni inferiori a quelle del 3° trimestre (-12,5% rispetto a -5,1%), partendo tuttavia da numeri ben più preoccupanti. Come le analisi sull’export del 3° trimestre avevano già segnalato, la contrazione relativamente modesta di quel periodo era dovuta in gran parte alle consegne effettuate in estate di commesse ricevute anche precedentemente al lockdown: una compensazione che nel 4° trimestre non agisce più e che porta la chiusura annuale dell’export a -18,3% rispetto al 2019, non lontano dal -19,8% indicato dalla rilevazione sulla produzione industriale nel 2020. Con la sola esclusione dell’alimentare, che segna +14,2% nel 4° trimestre e +5,4% come chiusura dell’anno, della farmaceutica e della chimica (rispettivamente +56,6% e +11,4% nel trimestre, ma mentre la prima chiude l’anno a +55,2%, la seconda è per il 2020 in territorio nettamente negativo: -28,6%), tutti i macrosettori portano a Prato un vistoso segno meno. La moda segna per il 4° trimestre -18,9%, con una chiusura dell’anno a -23,4%: risultati pressoché identici sia per il tessile che per l’abbigliamento. Il meccanotessile segna per il 4° trimestre e per la chiusura dell’anno rispettivamente -31,9% e – 30%; la gomma-plastica -4,6% e -1,7%. Si confermano quindi anche per l’export le forti criticità che investono Prato in conseguenza della forte concentrazione sul territorio del settore manifatturiero più colpito dalla crisi, la moda.
Il saldo commerciale e il problema materie prime
Infine una breve notazione sul saldo commerciale, che nel complesso delle tre province rimane positivo nel 2020 per oltre 3,4 miliardi, pur perdendo rispetto al 2019 520 milioni. Le dinamiche dell’import sono particolarmente degne di attenzione soprattutto in relazione alle materie prime, il cui andamento costituisce già motivo di forte preoccupazione. Materie plastiche e derivati del petrolio, metalli (dal rame all’acciaio), cellulosa, sostanze chimiche di base, legno per imballaggi, prodotti agricoli come i cereali stanno avendo incrementi di prezzo talvolta molto consistenti, in grado di impattare negativamente sulla ripresa di quasi tutti i settori; anche le fibre tessili, nonostante la perdurante crisi del settore, stanno dando segnali in questa direzione. Accadde qualcosa di simile dopo la crisi del 2008 e si tratta comunque di dinamiche in certa misura fisiologiche dopo un rallentamento forte della produzione: tuttavia si colgono segnali di manovre speculative che preoccupano fortemente le imprese.