Moda, Tessile, Abbigliamento

Il meccanotessile italiano guarda all’Africa subsharaiana

giugno 5 | Pubblicato da Luigi Sorreca | Biella, Como, News, Prato

Nell’annuale Assemblea dei costruttori Italiani di macchine tessili sono stati presentati i dati di settore relativi al 2018. L’anno scorso si è registrato un lieve rallentamento dell’attività produttiva. Alessandro Zucchi, presidente di ACIMIT: “La profonda incertezza che caratterizza diversi mercati spinge i costruttori italiani a cercare opportunità in aree ancora poco esplorate come l’Africa Subsahariana”.

C’è l’Africa Subsahariana nel futuro delle macchine tessili italiane? Se lo sono chiesto le imprese del settore, durante l’annuale Assemblea di ACIMIT, l’Associazione di categoria, tenutasi a Milano il 4 giugno. “Stiamo vivendo un periodo di profonda incertezza economica. Molte sono le aree di crisi. A preoccupare sono soprattutto le tensioni geopolitiche che influenzano il commercio internazionale, in particolare quello di un settore votato all’export come il nostro (l’85% circa delle vendite sono realizzate all’estero), ha detto il presidente di ACIMIT, Alessandro Zucchi, presentando i dati del settore.

Nel 2018 la produzione italiana di macchine tessili è diminuita dell’1% rispetto al 2017, attestandosi ad un valore di 2,5 miliardi di euro. Le esportazioni sono diminuite anch’esse (-2%), per un valore di 2,1 miliardi di euro. Il rallentamento della produzione ha riguardato la componente estera. Si è osservato un minore dinamismo della domanda proveniente dai principali mercati asiatici (Cina, India e Bangladesh) e da alcuni dell’Unione Europea (Germania e Spagna). Anche negli Stati Uniti le vendite italiane sono diminuite rispetto al 2017. Al contempo è, invece, cresciuto l’export diretto verso Turchia e Vietnam.

Scenario diverso è quello riscontrato sul mercato italiano. Gli incentivi previsti dal Piano Nazionale Impresa 4.0 destinati dal Governo all’ammodernamento del parco macchine e alla digitalizzazione del processo produttivo hanno avuto effetti positivi anche per il nostro settore. Le vendite interne sono aumentate del 6% rispetto al 2017. La domanda delle aziende tessili italiane ha privilegiato il macchinario made in Italy. Le importazioni hanno osservato, infatti, una flessione del 4% sull’anno precedente.

Pur in un periodo denso di rischi e incertezze, il nostro settore ha saputo mantenere la rotta, limitando i danni collaterali che situazioni congiunturali come quelle attuali possono avere”, ha affermato Zucchi.” L’abbiamo fatto attingendo alle competenze che contraddistinguono le nostre aziende e concentrando gli sforzi su due direttrici che oggi più che mai interessano l’intera filiera del tessile-abbigliamento: digitalizzazione e sostenibilità”.

Le macchine tessili hanno beneficiato degli incentivi alla digitalizzazione proposti dal Piano Nazionale Impresa 4.0, come testimonia la crescita degli ordini sul mercato interno negli ultimi trimestri. Il presidente ACIMIT ha puntualizzato: “Vorremmo che questa spinta agli investimenti non venisse a mancare, proprio in un momento in cui la debolezza della domanda estera deve trovare un bilanciamento in un maggiore dinamismo della componente interna. E’ auspicabile che una politica industriale diretta alla trasformazione digitale della manifattura italiana abbia un respiro più ampio di qualche anno fiscale. Qualche apertura in tal senso è arrivata dal Ministro dello Sviluppo Economico durante il suo intervento alla recente Assemblea di Confindustria. Attendiamo sviluppi concreti.

Nell’attesa i costruttori italiani esplorano nuove aree di business, come l’Africa Subsahariana, a cui è stata dedicata la parte pubblica dell’Assemblea ACIMIT. Il tessile- abbigliamento mondiale guarda più con attenzione a quest’area, eletta ad hub produttivo per evidenti ragioni di costi, ma anche per gli incentivi offerti dai governi locali. Aumentano di conseguenza anche gli investimenti in macchinari e i costruttori italiani non vogliono farsi trovare impreparati in questo scenario di crescita. Durante l’assemblea il chief economist di SACE, Alessandro Terzulli, ha presentato la mappa dei rischi per quest’area, mentre Marcello Antonioni, managing partner di Studiabo, ha analizzato l’import di macchine tessili dell’area e uno fornito scenario previsivo al 2022. Non è mancata la testimonianza di un imprenditore tessile keniano su come si stia sviluppando il settore nell’Africa Subsahariana. Ha concluso, poi, Ines Aronadio di ICE Agenzia per la promozione e l’internazionalizzazione delle imprese italiane all’estero, che ha ribadito l’impegno dell’agenzia governativa a sostenere le imprese che operano nell’area con iniziative promozionali mirate.


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