Moda, Tessile, Abbigliamento

Il mondo della moda perde Elio Fiorucci

luglio 21 | Pubblicato da Luigi Sorreca | News

La moda perde un altro dei suoi grandi protagonisti: è morto a Milano Elio Fiorucci. A trovarlo la sua assistente familiare, in casa sua a Milano in Corso Vittorio Veneto, la mattina del 20 luglio. Aveva da poco compiuto 80 anni, tutti spesi a servizio della moda, ma soprattutto della ricerca costante dell’avanguardia creativa.

Nato a Milano il 10 giugno 1935, Fiorucci affronta la moda a partire da un ‘trampolino’ poco glam e molto concreto, il piccolo negozio di pantofole della sua famiglia. Parte da qui la sua vita di stilista irriverente, un artista fatto e finito sin dagli esordi, nel 1962, quando desta scalpore proponendo ad ‘Amica’ di pubblicare le sue galoche colorate, accompagnate dall’indirizzo del suo negozio: un successo inaspettato, visto che la rivista decide di piazzarle in copertina. Dal 1967, anno di apertura del suo primo store, disegnato da Amalia Del Ponte in Galleria Passarella a Milano, fino alle numerose collaborazioni con artisti, designer e colossi della grande distribuzione organizzata, negli anni Fiorucci ha scosso l’universo della moda imponendosi come vero precursore di idee e tendenze. In molti lo definiscono infatti pioniere dei ‘cool hunter’, figure che vanno in giro per il mondo a caccia di trend e stili. A 17 anni il giovane designer lavora nell’azienda di famiglia, ma guarda all’estero: a Londra in particolare, dove è affascinato dall’universo anglosassone rivoluzionario di fine anni ’60.

Da Portobello Road a Carnaby Street, Fiorucci assorbe le tendenze nate sulla strada, in particolare i jeans attillati e le scarpe colorate, che diventano presto sue cifre stilistiche, ma anche il monokini, il tanga e le giacche corte, tutti trend che arrivano in Italia grazie al designer, trasformando lo storico store di San Babila in meta di pellegrinaggio dei giovani milanesi. Il 1970 è invece l’anno degli angioletti, celeberrimo logo portafortuna del brand, ideato da Italo Lupi. Dopo l’inaugurazione del negozio di tre piani nel 1974 in Via Torino, a Milano, in cui espande la linea ad accessori e profumi, Fiorucci torna a Londra, stavolta con il suo primo store anglosassone in Kings Road. Nel 1976 è la volta del negozio sulla 59esima strada a New York: sono gli anni dello Studio 54, di Grace Jones e Bianca Jagger sul cavallo bianco, ma soprattutto della rivoluzione pop di Andy Warhol, con cui Fiorucci si lega in un rapporto d’amicizia che durerà tutta la vita. Il celebre artista decide di lanciare la rivista ‘Interview’ proprio nelle vetrine del negozio di Fiorucci.

Gli anni Ottanta sono invece il decennio delle collaborazioni, a partire dalle t-shirt e felpe Disney, fino alla collaborazione con l’azienda Du Pont, che lancia il tessuto Lycra, di cui lo stilista si serve per i suoi denim stretch, pensati per aderire alle gambe delle donne e renderle seducenti e slanciate. Non solo Du Pont tra le liaison celebri del designer, ma anche quella con Keith Haring, che nel 1984 riempie di graffiti lo store di Galleria Passarella, ‘graffiando’ con le bombolette spray l’arredamento del negozio, battuto poi all’asta. Dal Giappone agli Stati Uniti, gli oggetti di plastica, l’abbigliamento e le icone pop di Fiorucci fanno il giro del mondo e attraggono l’attenzione delle riviste patinate, riscrivendo in pochi anni la storia del costume. Da sempre schierato in difesa degli animali, dopo aver creato un impero della moda anticonformista, nel 1990 cede le redini della sua azienda a Edwin International SpA, società giapponese che mantiene a Milano la sede di design del gruppo. Tuttavia, il negozio Fiorucci di Galleria Passarella abbassa le serrande nel 2003, quando viene ceduto al colosso del low cost H&M.

Nella moda, si sa, tutto torna prima o poi, e così, nel 2003 Fiorucci fonda ‘Love Therapy’, una linea con jeans, t-shirt e accessori, con dei simpatici nanetti colorati come logo, collaborando anche con OVS, grazie alla linea ‘Baby Angel’. L’impegno di Fiorucci non si limita alla moda. Da sempre animalista e vegetariano, nel 2011 diventa garante del manifesto ‘La coscienza degli animali’ promosso da Michela Brambilla e nel 2014 decide di collaborare con il WWF creando una t-shirt speciale, contro la realizzazione delle pellicce d’angora.


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