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La Cina trascina in positivo le Maison del lusso

novembre 9 | Pubblicato da Luigi Sorreca | News

I grandi nomi del lusso hanno stupito positivamente gli investitori con risultati trimestrali superiori alle attese. Louis Vuitton, principale fonte di reddito di LVMH, è stato il primo a sorprendere all’inizio di ottobre con una crescita organica superiore al 7 %, seguito da Dior, Kering (grazie al successo di Gucci) e Hermès. Il titolo LVMH ha guadagnato circa il 13% dall’inizio di gennaio e quello di Kering il 26%.

Dopo un primo semestre caratterizzato dal rallentamento del mercato in Cina, dalla caduta di Hong Kong, dalla diminuzione dei flussi turistici in Europa e dalla una situazione tutt’altro che positiva del mercato americano, LVMH, Kering, Dior e Hermès hanno registrato risultati migliori del previsto soprattutto grazie alla clientela cinese, che rappresenta più di un terzo del mercato mondiale del lusso.

La ripresa della domanda cinese, calata soprattutto a causa della caduta della Borsa di Shanghai nell’estate 2015 e dalla svalutazione dello yuan, si basa su diversi fattori: una miglior tenuta dell’economia cinese, una riduzione dello scarto di prezzo tra Europa e Asia e le misure intraprese da Pechino per sviluppare il consumo interno.

“L’accelerazione delle vendite in Cina è spinta da un approccio più forte al consumo e da una politica mirata a sostenere gli acquisti locali”, ha commentato Axel Dumas, alla guida di Hermès, nel corso di una conferenza telefonica. Ha però aggiunto, con prudenza: “È ancora troppo presto per gridare vittoria”.

I brand hanno beneficiato anche degli acquisti dei turisti internazionali nel Regno Unito, trainati dalla diminuzione del valore della sterlina, che hanno compensato il calo del turismo in Francia causato dagli attentati.

In un mercato in cui gli aumenti di prezzo sono limitati, le reti di negozi sono arrivate alla maturità e la domanda delle nuove generazioni è in piena mutazione, i risultati trimestrali di due big come Louis Vuitton e Gucci fanno tirare un respiro di sollievo, testimoniando, secondo gli analisti, l’appeal di tali brand e la loro capacità di conquistare quote di mercato.

Non tutti però sono “fuori pericolo”: in particolare i gruppi svizzeri Richemont (Cartier, Van Cleef & Arpels), e Swatch (Omega, Longines), i cui titoli hanno perso, rispettivamente, il 12% e il 17% dallo scorso gennaio.


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