La Filatura Italiana nel 2021-22 – Nota a cura del Centro Studi di Confindustria Moda per Sistema Moda Italia
giugno 29 | Pubblicato da Luigi Sorreca | Economia, News- 1. Il bilancio settoriale del 2021
Il bilancio settoriale 2021 della filatura italiana (in questa accezione comprensiva della produzione di filati lanieri, cotonieri e linieri) torna caratterizzato da un’evoluzione molto favorevole, da ricondurre in via principale al rilancio che ha interessato in primis la maglieria e il tessuto a maglia nel paradigma emergente dopo la pandemia Covid-19.
Come già anticipato nella nota di preconsuntivo diffusa lo scorso febbraio in occasione della precedente edizione di Pitti Filati, la filatura archivia il 2021 in crescita: se in tale occasione si era prudenzialmente stimato un incremento nell’ordine del +21,4%, a consuntivo il fatturato settoriale mette a segno un ben più deciso +28,7% su base annua, guadagnando circa 580 milioni di euro in dodici mesi. Il turnover risulta, dunque, pari a 2,6 miliardi di euro. Rispetto al livello del 2019 resta un divario contenuto però al -6,3% (174 milioni in meno in valore assoluto.)
A simili risultati si è giunti nonostante l’andamento rialzista dei prezzi delle materie prime prevalentemente usate nel comparto. A tal proposito, si ricorda che sia la lana sia il cotone hanno registrato aumenti di rilievo nei dodici mesi dell’anno: l’indice Awex Eastern ha guadagnato il +14,2%, l’indice ‘A’ del cotone il +33,9% in valuta europea, scontando i rincari verificatisi soprattutto a partire dai mesi estivi. Con riferimento al 2021, visto anche l’esplosione dei prezzi delle fibre prevalentemente nella seconda parte dell’anno, l’industria della filatura italiana ha scaricato solo in minima parte il rincaro sul prodotto: l’indice dei prezzi alla produzione della filatura monitorato da ISTAT fa registrare una crescita del +1,8% su base annua.
Tornando all’esame del bilancio settoriale, la filatura laniera si conferma il comparto preponderante, concorrendo all’81,0% del turnover settoriale, mentre il filato di cotone copre il 15,2%, seguito dal filato liniero circoscritto al 3,8%. Guardando alle performance di ciascun segmento, tutti sono stati interessati dalla congiuntura positiva: i filati lanieri sperimentano una crescita del fatturato settoriale pari al +27,3% su base annua; la filatura cotoniera mette a segno addirittura una variazione +35,9%, mentre quella liniera evidenzia un +30,4%. Peraltro, si sottolinea che la filatura cotoniera arriva a superare del +5,0% circa il livello pre-pandemico del 2019.
Il valore della produzione (variabile questa che si propone di stimare il valore della sola attività produttiva svolta in Italia al netto della commercializzazione dei filati importati), è stimato in recupero del +28,9%, similmente, dunque, al fatturato.
Relativamente al commercio con l’estero, lo scorso anno la filatura nel suo complesso si è giovata della ripartenza del trade mondiale dopo lo stop forzato causato dall’emergenza sanitaria: l’export archivia una dinamica positiva pari al +28,6%, portandosi a 837 milioni di euro, allo stesso tempo l’import è cresciuto del +35,8%, passando a 807 milioni. Se per le vendite estere il livello raggiunto nel 2021 supera del +3,5% quello del 2019, per l’import è inferiore del -3,6%. Come lo scorso anno, dunque, la filatura italiana mostra un saldo commerciale in avanzo per 31 milioni di euro, pur minore rispetto a quello 2020 (57 milioni).
Più in dettaglio, come indicato in Tabella 2, nel 2021 le vendite estere di filati lanieri cardati e pettinati hanno visto un ritorno alla crescita rispettivamente del +28,3% e il +22,9%, mentre per i filati misti chimico/lana si registra un incremento pari al +16,5%. Se nel 2020, in controtendenza rispetto al settore, l’export dei filati per aguglieria aveva segnato una timida variazione del +0,3%, nel 2021 vede irrobustire la crescita addirittura al +33,0%.
I filati cotonieri sperimentano un aumento delle vendite oltreconfine pari al +41,5%, i filati linieri registrano, infine, una dinamica del +23,7%.
Le importazioni di filati dall’estero mostrano un’evoluzione altrettanto positiva. I filati pettinati lanieri archiviano la dinamica meno intensa, ovvero +6,1%; i filati cardati crescono, invece, del +50,3%, pur su valori assoluti ben più contenuti rispetto ai pettinati (circa un quinto); l’import dei filati misti chimico-lana archivia un +42,6%, mentre quello dei filati per
aguglieria rimbalza del +52,7%. I filati di cotone provenienti dall’estero mettono a segno un +61,5%, i filati linieri un +34,9%.
Come poc’anzi ricordato, nel 2021 la filatura vanta ancora un surplus con l’estero, sceso tuttavia a 31 milioni. L’avanzo è da ricondurre in via principale ai filati lanieri cardati, il cui surplus è stato di 136 milioni di euro, e ai filati per aguglieria, in avanzo per 81 milioni di euro; anche i filati pettinati palesano un saldo positivo, ma di soli 13 milioni. Di contro, gli altri tre comparti qui presi in esame risultano in deficit commerciale: i filati di cotone per -136 milioni, i filati di lino per -37 milioni, i filati misti chimico-lana per -26 milioni.
Per concludere, passando all’analisi del mercato nazionale, come indicato in Tabella 1, il consumo apparente, al lordo delle scorte, inverte il trend, così come l’export, e raggiunge un incremento pari al +32,5%. Nonostante la buona ripartenza, la domanda domestica risulta ancora inferiore del -9,3% rispetto al livello pre-pandemico.
- 1. La congiuntura nel primo trimestre del 2022
Per la filatura italiana il 2022 si inaugura con performance molto soddisfacenti, che da tempo il comparto non sperimentava.
Se nel primo trimestre 2021 l’indice di produzione industriale ISTAT relativo alle attività di filatura (Cod. ATECO CB 13.1) aveva fatto registrare solo un primo timidissimo segnale di recupero (+0,1%), il gennaio-marzo 2022 presenta un aumento molto vivace, ovvero +21,0%; del resto, l’attività produttiva in gennaio e febbraio si è mossa su toni a due cifre simili, rispettivamente pari al +18,1% e al +17,5%; in marzo si registra altresì
un’accelerazione al +27,1% rispetto al marzo 2021. L’anno scorso, peraltro, gennaio e febbraio si erano chiusi ancora in area negativa (con dinamiche del -15,6% e del -12,6%) mentre in marzo si era finalmente messo a segno un rimbalzo del +45,0%.
Con riferimento alle performance sui mercati esteri, si ricorda che i primi tre mesi del triennio 2019-2021 avevano archiviato una flessione dell’export: -2,5% nel 2019, -8,7% nel 2020 e infine -7,1% nel 2021. Al contrario, il primo quarter del 2022 assiste finalmente ad una dinamica positiva molto sostenuta pari al +34,1%, per un totale di quasi 250 milioni di euro. Tutti i comparti in esame palesano una crescita delle esportazioni di periodo: l’export dei filati cardati evidenzia un +56,0%, mentre quello dei filati pettinati un +31,6%. I filati misti chimico-lana e quelli per aguglieria archiviano rispettivamente un +14,8% e un +10,3%. Variazioni molto accentuate interessano anche le vendite estere dei filati di cotone nella misura del +37,2% e dei filati di lino nella misura del +40,7%.
Parallelamente l’import, che aveva chiuso il primo trimestre a -0,5% nel 2020 e a -16,2% nel 2021, mostra un mini-boom pari al +71,9%, raggiungendo i 286 milioni di euro. La variazione di maggior magnitudo interessa i filati di cotone, in aumento del +137,7%, subito seguiti dai filati di lino in aumento del +78,5%. Tali prodotti coprono così il 61,8% del totale importato di comparto. Relativamente a valori assoluti ben più contenuti, crescono su tassi più moderati i filati pettinati e i filati per aguglieria (+24,7% e +24,0%), mentre i filati cardati non vanno oltre al +2,4%. Infine, i filati misti chimico-lana chiudono in aumento del +35,2%.
Il saldo commerciale del periodo risulta complessivamente negativo per -36,6 milioni di euro (contro il surplus di 19,5 milioni del primo trimestre 2021). Al disavanzo settoriale contribuiscono i filati di lino (-15,6 milioni) ma soprattutto i filati di cotone (-81,9 milioni). Anche i misti chimico-lana presentano un lieve disavanzo (-4,6 milioni). Nel caso dei filati lanieri si rileva, invece, un surplus di 44,6 milioni per i cardati, di 1,2 milioni per i pettinati, e, infine, di 19,8 milioni per i filati da aguglieria.
Se si osservano le performance in termini di quantità, da gennaio a marzo 2022 l’export presenta un recupero del +10,0%, meno intenso pertanto di quello registrato dai valori, che incorporano inevitabilmente i rincari delle fibre. I filati lanieri crescono a volume del +29,9% nel caso dei pettinati e del +19,0% nel caso dei cardati; una dinamica del -8,6% si rileva per i misti chimico-lana; quelli per aguglieria si incrementano, invece, del +8,4% in quantità. Le esportazioni in tonnellate dei filati di cotone e di lino presentano un trend positivo, ma di diversa intensità: le prime crescono del +5,8%, le seconde del +24,7%.
Similmente, le importazioni a volume palesano una variazione in aumento, pari al +46,8%, sempre inferiore rispetto a quella a valore. Al risultato concorrono i filati cardati, in crescita del +39,4% in tonnellate, i filati pettinati, in crescita del +21,0% a volume, nonché i filati di cotone che vedono una variazione del +70,8% in tonnellate. I filati di lino registrano, infine, un +39,1%. In tonnellate, le importazioni di filati cotonieri e linieri coprono il 77,1% del totale settoriale. Le altre merceologie assistono, invece, ad un decremento dei volumi importati: -10,3% i misti, -15,3% quelli per aguglieria.
Si passa ora all’analisi dell’andamento per mercato di sbocco con riferimento alle singole tipologie di filato qui prese in esame. Nei primi tre mesi del 2022, per i cardati Hong Kong torna a essere la prima destinazione, con una quota pari al 21,8%, mettendo a segno un aumento del +124,6% rispetto al gennaio-marzo 2021. Il Regno Unito scende nuovamente al secondo posto, nonostante l’incremento del +44,2%, coprendo il 15,6% del totale export di comparto. Al terzo posto sale la Corea del Sud, grazie ad un mini-boom del +316,3%. Turchia e Portogallo vedono crescere l’export di filati cardati italiani rispettivamente del +37,2% e del +46,8%.
Nel caso dei filati pettinati, in virtù di un rimbalzo del +22,2%, resta al primo posto la Romania, con un’incidenza del 10,8% sul totale export di comparto. Seconda destinazione pur su valori molto vicini (share del 10,7%), la Francia sperimenta, invece, una crescita delle esportazioni del +42,0%. Un aumento del +23,2% coinvolge l’export dei filati pettinati destinati ad Hong Kong. Da ultimo, le vendite destinate in Germania e Turchia fanno registrare rispettivamente una variazione pari al +14,4% e al +24,8%.
Nonostante la flessione del -10,0%, i filati misti chimico-lana vedono confermare l’Austria quale prima destinazione in grado di assorbire il 13,0% dell’export di comparto. Seguono Francia e Turchia: la prima in aumento del +26,7%, la seconda del +61,4%. La Croazia, scesa in quarta posizione, vede le esportazioni di filati misti chimico-lana frenare al -1,3%. Relativamente alla Romania, si registra una dinamica del +37,0%.
Relativamente ai principali sbocchi dei filati di cotone, in prima posizione si mantiene la Germania, la cui quota sul totale di comparto passa dal 17,3% del primo trimestre 2021 al 19,5% nel periodo monitorato, grazie ad un robusto incremento pari al +54,3%. Gli altri quattro principali mercati mostrano tutti un’evoluzione favorevole, pur con tassi di intensità molto diversa. L’export di filati di cotone in Francia cresce del +33,3%, quello destinato in Repubblica Ceca del +62,8%. Le vendite destinate al Portogallo salgono del +7,7%, infine si rileva una variazione del +67,4% nel caso della Spagna.
Considerando l’approvvigionamento dall’estero sempre nel gennaio-marzo 2022, i primi due supplier, in grado di coprire il 64,4% dell’import di filato cardato in Italia, sperimentano un trend dicotomico: il Regno Unito torna al secondo posto a seguito di una flessione del -46,1%; di contro, la Lituania torna in prima posizione, crescendo del +62,7%. La Cina, sempre terza, cala del -11,8%. In aumento del +37,4% risultano i flussi di cardato provenienti dalla Polonia.
Con riferimento ai filati pettinati, la Romania e la Repubblica Ceca, primo e secondo fornitore, mostrano dei rimbalzi rispettivamente pari a +66,6% e +106,7%, arrivando ad assicurare il 38,0% dell’import di comparto. Colpita da una flessione del -35,5% risulta
invece la Polonia. I flussi di pettinato dalla Bulgaria crescono del +8,8%, dalla Cina del +50,8%.
Il 30,9% dei filati misti chimico-lana d’importazione proviene dalla Romania, il 25,9% dalla Turchia: nel gennaio-marzo 2022 la prima cresce del +16,1%, la seconda fa registrare un +25,6%. Portogallo e Polonia, con un’incidenza ciascuno dell’8,5% circa, mettono a segno un aumento l’uno del +76,9%, l’altra del +158,6%. L’import dalla Bulgaria cresce, infine del +11,4%.
Da ultimo, nel periodo in esame la Turchia, grazie ad un rimbalzo del +104,3%, arriva a coprire il 37,5% dell’import di filati di cotone in Italia. Secondo supplier, l’India assicura il 15,8%, grazie ad un mini-boom pari al +329,0%. Anche gli altri partner evidenziano dinamiche molto sostenute: la Cina del +122,6%, l’Egitto del +86,8%, il Pakistan di circa il +200%.
I rialzi dei prezzi delle quotazioni della materia prima e degli input energetici, fondamentali nel processo di produzione della filatura, rappresentano ad oggi la maggior criticità in grado di minacciare le performance del comparto. Il mese di maggio, ad esempio, ha visto un incremento tendenziale (ovvero rispetto a maggio 2021) pari al +12,8% (in euro) dell’indice Awex Eastern delle lane e un vero e proprio raddoppio (+102,0%, sempre in valuta europea) dell’indice “A” di Cotton Outlook. Valori “abnormi” rispetto a quelli di mercato stanno interessando energia elettrica, gas e carburanti. Per rispondere al meglio al rinnovato interesse della domanda per il filato di pregio italiano, il comparto è dunque chiamato a un’ennesima sfida che garantisca una gestione economica sostenibile ed efficiente.
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