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LA FILATURA ITALIANA NEL 2023-2024 Nota a cura di Confindustria Moda – Centro Studi per SMI

gennaio 23 | Pubblicato da Luigi Sorreca | Economia, News

Il bilancio preconsuntivo del 2023

Per la filatura italiana (in questa accezione comprensiva della produzione di filati lanieri, cotonieri e linieri) nel 2023 si stima un’inversione del trend di crescita registrato nel biennio precedente.

Secondo le elaborazioni preliminari effettuate dal Centro Studi di Confindustria Moda per SMI, basate sia su variabili macro sia su Indagini Campionarie interne, il fatturato settoriale è atteso in calo mediamente del -4,2% su base annua. Il turnover settoriale scenderebbe, dunque, a 3,1 miliardi di euro.

L’evoluzione sfavorevole del 2023 ha interessato, peraltro, tutti i comparti di cui si compone l’industria della filatura italiana: sia la filatura laniera (comparto preponderante, con una quota del 78% circa sul fatturato settoriale totale) sia la cotoniera e sia la liniera hanno sperimentato flessioni, seppur di diversa intensità.

La debolezza del mercato dei filati emerge anche dall’analisi del trend dell’indice dei prezzi alla produzione rilevato da ISTAT (misura delle variazioni mensili dei prezzi al primo stadio di commercializzazione dei beni prodotti dalla manifattura italiana): nel caso delle filature (ATECO CB13.1) tale indice da gennaio ad ottobre 2023 mostra una contrazione a doppia cifra del -15,1%. Parallelamente, a differenza dei forti rincari che hanno caratterizzato gli ultimi anni, nel 2023 si è registrato un calo nelle quotazioni della materia prima, che però non è bastato a rilanciare la domanda e ad invertire l’indebolimento della congiuntura settoriale. A tal proposito, si ricorda che in valuta europea l’indice Awex Eastern della lana, dopo aver guadagnato il +5,7% nei dodici mesi del 2022, arretra del -22,5% nel 2023; l’indice ‘A’ del cotone, aumentato del +44,6% nel 2022, nell’anno appena concluso flette del -28,5% (sempre in euro). Allo stesso tempo, le fibre chimiche (paniere SMI con diverse tipologie di poliestere, nylon e acrilico) nel 2023 sono calate del -18,2%.

Tornando all’esame del bilancio settoriale, il valore della produzione (variabile questa che si propone di stimare il valore della sola attività produttiva svolta in Italia al netto della commercializzazione dei filati importati) è atteso in contrazione del -5,3%.

Relativamente al commercio con l’estero, per la filatura italiana si stima una perdita annua delle esportazioni nella misura del -8,5%; allo stesso tempo, le importazioni dovrebbero calare del -11,2%. Tali andamenti porterebbero il fatturato estero settoriale a quota 902 milioni di euro, mentre contestualmente l’import dovrebbe scendere a poco più di 1 miliardo. L’incidenza dell’export sul fatturato totale si ridimensionerebbe quindi al 29,0%, tornando alle quote pre-Covid.

La dinamica prevista per i flussi commerciali in entrata e in uscita dall’Italia determinerebbe un miglioramento del deficit commerciale di comparto, che si avvicinerebbe a -104 milioni di euro (era -148 milioni nel 2022).

Il mercato interno, intercettato dalla variabile consumo apparente, risulterebbe anch’esso in peggioramento: ci si attende infatti un calo medio annuo del -6,9%.

Da ultimo, in linea con il trend complessivamente sfavorevole dello scenario congiunturale, se si considera il versante occupazionale, sulla base dell’elaborazione dei dati forniti dalle aziende rispondenti all’Indagine Campionaria elaborata da Confindustria Moda su un panel di associati a SMI, la filatura italiana è attesa chiudere il 2023 con un numero di dipendenti inferiore (seppur di poco) rispetto a quello dell’anno precedente.

Il commercio con l’estero nei primi nove mesi del 2023

Se si focalizza l’analisi sui primi nove mesi del 2023, i dati ISTAT disponibili permettono di ottenere uno spaccato di maggior dettaglio relativamente all’interscambio con l’estero per le merceologie in esame. In tale periodo, la filatura, nel suo complesso, archivia un calo a doppia cifra in termini di export, pari al -10,1%; parallelamente, anche l’import presenta una flessione, nella misura del -14,2%. Nel periodo in esame, il valore dei filati esportati scende a 692,5 milioni di euro, mentre quello dei filati importati cala a 751,2 milioni.

Il saldo commerciale della filatura risulta negativo, dunque, per -58,8 milioni: la somma dei surplus registrati per i filati cardati di lana e per aguglieria non riesce a compensare il deficit delle altre merceologie.

Tutte le tipologie di filato qui considerate presentano dinamiche negative delle vendite estere. Più in dettaglio, in ambito laniero le esportazioni di filati sia cardati sia pettinati presentano un decremento, sebbene di entità differenti: i primi flettono del -10,2% mentre i secondi contengono la perdita al -0,9%. I filati misti chimico/lana fanno registrare una variazione negativa pari al -14,7%; più moderato il calo delle vendite estere di filati per aguglieria: -1,1%. L’export di filati di cotone, con una flessione del -21,4%, sperimenta la dinamica peggiore della filatura. Infine, i filati di lino archiviano un decremento delle vendite estere pari al -16,4%.

Le esportazioni della filatura dei primi nove mesi del 2023 si mantengono però superiori del +8,9% rispetto alle vendite oltreconfine del corrispondente periodo del 2019, anno precedente la crisi sanitaria.

Per quanto concerne i flussi in ingresso, da gennaio a settembre 2023 le importazioni di filati lanieri rimangono interessate da un’evoluzione positiva, sia per quanto riguarda i filati cardati, in aumento del +54,4%, che i pettinati, in crescita del +15,1%. Le altre tipologie di filato qui considerate si mostrano, invece, riflessive. A calare maggiormente sono le importazioni di filati di cotone, che perdono il -35,9%, seguite dai filati di lino, che registrano un -21,2%. Infine, i filati misti chimico/lana e per aguglieria cedono rispettivamente il -11,7% e il -18,7%.

La congiuntura complessivamente sfavorevole che ha caratterizzato la filatura italiana nel 2023 emerge anche dall’analisi degli andamenti sperimentati dai principali mercati di destinazione delle vendite di ciascuna tipologia di filato.

Da gennaio a settembre 2023, le principali destinazioni dell’export di filato di lana cardato evidenziano tutte delle flessioni sull’anno precedente, ad esclusione della Croazia, che a fronte di una crescita del +33,0%, guadagna il quarto posto. Entrando nel dettaglio, il Regno Unito, sebbene registri un calo del -12,5% su base annua, sale al primo posto, diventando il primo cliente dei filati cardati con una quota del 14,3% dei flussi totali di comparto. Hong Kong, sceso in seconda posizione, presenta una perdita del -21,2% e passa a uno share del 14,1%. Al terzo posto si conferma la Turchia, che registra un calo contenuto al -1,5%, assicurandosi un’incidenza dell’8,9%. Segue, in controtendenza, la sopra citata Croazia e poi il Portogallo, che frena del -5,4%. Scendendo troviamo Corea del Sud e Cina, rispettivamente in calo del -27,2% e del -25,8%. Continua a perdere terreno la Romania che, dalle prime posizioni detenute fino al 2021, scivola all’ottavo posto, registrando una flessione del -34,3%. Dinamiche favorevoli caratterizzano, invece, le vendite dirette in Bulgaria (+1,3%) e Tunisia (+3,2%).

Nel periodo in esame, il principale cliente di filato di lana pettinato è la Francia, che rileva una crescita del +39,3%, concorrendo all’11,7% dell’export totale di questa merceologia. La Romania sale in seconda posizione e, al contrario del cardato, sperimenta un aumento del +2,3%, assicurandosi l’11,5% delle esportazioni. Segue un gruppo di altri tre partner che evidenziano tutti degli aumenti delle vendite dall’Italia: la Turchia cresce del +13,8%, il Portogallo del +10,9% e la Germania del +4,1%. Al contrario, Hong Kong e Cina sono gli unici paesi a presentare delle flessioni, rispettivamente del -32,2% e del -11,9%. Pressoché stabili le vendite di filato pettinato nel Regno Unito (+0,2%). Infine, Bulgaria e Repubblica Ceca aumentano rispettivamente del +16,7% e del +44,1%, chiudendo la top 10.

Nei primi nove mesi del 2023, il fatturato estero dei filati misti chimico/lana assiste ad una perdita verso Turchia (-6,0%) e Francia (-1,9%), primo e secondo mercato di sbocco di questa tipologia di filato, in grado di assorbire assieme il 22,4% dell’export. Cresce, invece, la Croazia, che archivia una dinamica del +10,8%, assicurandosi un’incidenza dell’8,5%. Seguono poi sei destinazioni tutte in flessione: Spagna (-31,2%), Austria (-41,2%), Romania             (-25,5%), Germania (-6,1%), Bulgaria (-20,2%) e Portogallo (-20,8%). A questi cali si contrappone la crescita del Bangladesh (+18,5%).

Per quanto concerne i filati di cotone, da gennaio a settembre 2023 i flussi diretti nei primi dieci mercati risultano tutti interessati da dinamiche sfavorevoli rispetto ai livelli del medesimo periodo del 2022, Ungheria esclusa (che con un aumento del +22,2% conquista la quarta posizione). La Germania, sempre al primo posto con un’incidenza del 16,8% sul totale dei filati di cotone esportati dall’Italia, cala del -24,0%. Seguono Repubblica Ceca e Francia, in flessione rispettivamente del -22,6% e del -15,4%. Anche l’export nel Regno Unito perde il -6,2% e quello in Austria il -18,9%. Tunisia e Portogallo – entrambi con uno share del 4,7% sul totale – calano: la prima del -25,7%, la seconda del -36,2%. Infine, mostrano una contrazione anche Croazia (-5,0%) e Romania (-18,4%).

Passando ora ad illustrare i dati di importazione per paese di approvvigionamento, sempre nel periodo gennaio-settembre 2023, relativamente ai filati cardati di lana, la Cina, primo supplier, mostra un vivace aumento (+98,5%); segue la Lituania, che registra un incremento del +6,7%. Il Regno Unito e la Polonia archiviano entrambi una variazione positiva a doppia cifra, rispettivamente del +54,3% e del +84,2%. Queste quattro nazioni coprono il 95,4% dell’import totale di comparto.

I primi sei “fornitori” di filato di lana pettinato, in grado di assicurare l’86,0% del totale importato di questa tipologia, nel periodo in esame sperimentano dinamiche positive. L’import dalla Romania cresce del +11,1%, quello dalla Bulgaria del +20,1% e quello della Repubblica Ceca del +29,1%. Polonia e Cina presentano entrambe un aumento di circa il +6,0%. Una crescita a tre cifre si registra per l’India (+108,9%), in sesta posizione.

Relativamente ai filati misti chimico/lana, i primi cinque supplier (che assicurano il 76,8% del totale) presentano dinamiche differenti. La Romania, primo paese, registra una crescita del +20,1%; di contro, Turchia e Bulgaria, secondo e terzo mercato di approvvigionamento, flettono rispettivamente del -42,7% e del -32,0%. Mostrano invece dinamiche positive Spagna (+36,1%) e India (+16,8%).

Infine, le importazioni dei filati di cotone sono assicurate per l’80,7% dai primi cinque fornitori, i quali archiviano i primi nove mesi del 2023 con flessioni a doppia cifra. La Turchia, primo supplier con uno share del 28,7%, registra un calo del -42,2%; l’India, seconda, vede un decremento del -28,1%. La Cina, terzo “fornitore”, chiude i nove mesi con una dinamica negativa del -35,9%; significative battute d’arresto anche per l’Egitto, con un -34,2%, e il Pakistan, con un -47,8%.

 


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