Moda, Tessile, Abbigliamento

Crescere in mercati sempre più complessi (di Antonio Mauro – dal n. 3/24 di ACAMPIONE scaricabile qui)

gennaio 22 | Pubblicato da Luigi Sorreca | News, Prato

L’affacciarsi di continui nuovi concorrenti nelle varie parti del mondo con costi di manodopera inferiori e, tante volte, con capacità di lavoro simili a quelle dei paesi di più antica tradizione tessile sta rendendo sempre più complessa la possibilità di operare sul mercato. Ma come crescere nei mercati complessi?

Prima del Covid, all’interno delle imprese, era comune ragionare sulla base di questa gerarchia: clienti, fornitori, dipendenti, comunicazione. Ora le carte sono state sparigliate nel senso che la comunicazione è diventata preminente mentre gli altri aspetti stanno quasi sullo stesso podio. L’e-commerce sta imponendosi sempre più, oltre che nell’abbigliamento, anche tra le aziende tessili. Da questa avanzata non sono immuni neppure le imprese di nobilitazione. Fondamentale sarà la capacità di risultare attrattivi verso l’esterno, specie se si punta ad allargare il proprio parco clienti attraendone di nuovi attivi da aree diverse da quella in cui si opera in modo consolidato. Naturalmente la comunicazione digitale non può significare solo l’e-commerce, ma l’insieme di tutte le attività che necessitano di scambi di comunicazioni. Fondamentale sarà il passaggio di informazioni tra i vari attori in tempo reale proprio ai fini di una ottimizzazione delle risorse disponibili.

Quindi con i fornitori per le richieste e le relative consegne, ma anche con i responsabili di reparto se non addirittura con le stesse macchine. L’informatizzazione ai massimi livelli costituisce solo un aspetto da prendere in considerazione per crescere nei mercati sempre più multipolari e specializzati. Altrettanto importanti saranno gli investimenti in ricerca tecnologica, la razionalizzazione continua dei processi e un’attenzione ampia alla formazione continua del personale. Quello della formazione del personale è un aspetto che sta diventando sempre più rilevante all’interno delle singole aziende. La questione è presto detta:

la scuola superiore non forma più i tecnici chimici o tessili in grado di operare in tempi brevi nei reparti di tintura o di finissaggio o di delineare lo sviluppo tecnico dei tessuti da produrre.

Ma anche ai livelli superiori, da laureato, risultano carenze di persone con formazione adeguata. Purtroppo, il problema non è solo del mondo tessile, ma generale dato che i giovani, e tra questi ancora di più le donne, paiono non essere più tanto attratti dalle lauree cosiddette STEM, ossia quelle lauree, ma più semplicemente tutti quegli indirizzi di studio che l’acronimo inglese raggruppa sotto le parole Science, Technology, Engineering and Mathematics. Voci diffuse negli anni scorsi, solo in parte oggettive, circa una crisi dell’industria tessile e di un suo mondo arretrato, buio e sporco come se fossimo ai primordi della rivoluzione industriale, continuano a creare danni enormi.

L’industria tessile e, nel suo ambito, quella della nobilitazione occupano invece i primi posti per varietà e complessità di macchinari ed impianti utilizzati. Chimica, elettronica ed informatica sono ormai componenti abituali. La stessa organizzazione dei processi produttivi segue regole e standard di riferimento molto prossimi a quelli più severi applicati nelle produzioni chimiche o della meccanica di alta precisione. Intuitivi i problemi conseguenti che, nello specifico, devono essere affrontati anche sotto questo aspetto dai nobilitatori. La non ancora del tutto superata crisi energetica ha poi messo in evidenza tre aspetti di grande rilevanza: la decarbonizzazione, la sicurezza energetica e i costi dell’energia stessa. Volendo possono essere riassunti come i tre vertici di un triangolo da maneggiare in modo unitario. L’ottimizzazione dei consumi dovrà quindi sposarsi con la ricerca di fonti energetiche rinnovabili. Ritorna allora la domanda: ma in quale modo sarà possibile fare impresa tessile in un’epoca di transizione digitale ed ecologica? Al momento sussiste solo una risposta generica. Le soluzioni di cambiamento organizzativo e tecnologico oggi disponibili devono essere calibrate sul valore delle risorse umane disponibili anche attraverso la messa in atto delle pari opportunità. Questo senza trascurare le peculiarità di un territorio in cui ritrovare tutte quelle relazioni che avevano reso importanti i distretti in termini di relazioni e di sviluppi tecnici ed economici. Sicuramente dovranno essere trovate soluzioni per superare tutte quelle fasi della filiera ancora connotate da ciò che viene definito “lavoro povero”. Un fatto è certo: solo chi sa cambiare, e soprattutto anche per tempo, vince.

Antonio Mauro

Direttore di A Campione

 

 

 

 

 

 

Scarica qui il n. 3/24 di ACAMPIONE A Campione 2023_3 LR

 


Ti è piaciuto questo articolo? Condividilo!
Realizzazione sito MB web designer | Powered by Master elettronica S.r.l.