Moda, Tessile, Abbigliamento

LA MODA MASCHILE ITALIANA NEL 2024 Nota a cura del Centro Studi di SMI

giugno 12 | Pubblicato da Luigi Sorreca | Economia, News

1. Il bilancio settoriale del 2023

La moda maschile italiana (aggregato che, si ricorda, comprende l’abbigliamento in tessuto, la maglieria esterna, la camiceria, le cravatte e l’abbigliamento in pelle) – come emerge dal bilancio settoriale riportato in Tabella 1 – archivia l’anno 2023 con un aumento del +4,7%, sperimentando una variazione più contenuta rispetto a quella registrata negli ultimi anni. Il fatturato del menswear italiano, pertanto raggiunge 11,9 miliardi di euro, coprendo così il 18,5% della filiera Tessile-Abbigliamento italiana. Le previsioni rilasciate in occasione della scorsa edizione di Pitti Uomo (Gennaio 2024), allorquando si era stimata una dinamica del +4,9%, risultano, quindi, pressoché confermate.

Con riferimento ai singoli micro-comparti qui esaminati, tutti chiudono il 2023 con variazioni positive, ad eccezione della confezione in pelle, che registra una flessione del -0,6%. A crescere maggiormente sono le cravatte, in aumento del +7,6%, seguite dalla camiceria, che presenta un recupero del +7,4%.

Il valore della produzione (si ricorda che tale variabile si propone di stimare il valore dell’attività produttiva svolta in Italia, al netto della commercializzazione di prodotti importati) ha chiuso il 2023 in crescita del +3,3%.

Con riferimento all’interscambio con l’estero, l’export ha mantenuto il suo ruolo di primo piano per la moda maschile italiana, concorrendo al 74,5% del fatturato. Su base annua le esportazioni di settore fanno registrare una variazione positiva del +6,6%, superando gli 8,8 miliardi di euro. Di contro, l’import sperimenta una contrazione del -2,3% e cala a 5,6 miliardi circa.

Alla luce delle suddette dinamiche di export ed import, nel 2023 il settore sperimenta un aumento del saldo commerciale, che risulta in attivo per 3,2 miliardi di euro.

Se si passa ora ad analizzare il mercato italiano, emerge un quadro sempre caratterizzato da una dinamica positiva, ma con valori ancora lontani da quelli pre-pandemici. Con riferimento all’anno solare 2023 gli acquisti di moda maschile da parte delle famiglie residenti segnano un timido aumento rispetto all’anno precedente (+0,4%); le rilevazioni effettuate da Sita Ricerca per conto di SMI indicano quindi un rallentamento nel ritmo di crescita.

Sempre analizzando l’anno solare 2023, la confezione concorre al 55,4% del sell-out di moda maschile, risultando così il comparto predominante, seguita dalla maglieria con una quota del 26,1%. La camiceria rappresenta il 16,5% del mercato della moda uomo; infine, detengono quote più contenute le cravatte (1,2%) e l’abbigliamento in pelle (0,8%).

Guardando alle performance per stagione, la spesa di menswear, archivia per la Primavera/Estate 2023 una flessione pari al -1,1%. Risultato dovuto soprattutto alla dinamica negativa registrata dalla maglieria e dalla camiceria, comparti importanti per la moda maschile: la prima evidenzia un calo del -1,9% e la seconda del -4,2%. Anche l’abbigliamento in pelle mostra una diminuzione (-2,1%). Cresce, invece, la confezione (+0,1%) e soprattutto le cravatte, che mettono a segno un aumento del +5,6%, che non sono però riusciti a condizionare l’andamento della stagione. Anche nell’Autunno/Inverno 2023-24 i consumi hanno riscontrato un andamento negativo, mostrando una flessione media del -4,9%: in questa stagione tutti i comparti presentano delle perdite comprese tra il -6,1% della camiceria e dell’abbigliamento in pelle e il -3,8% della maglieria.

A livello di canale distributivo (si ricorda che tali dati, essendo disponibili per stagione, sono relativi al periodo compreso da marzo 2023 fino a febbraio 2024), il mercato uomo nazionale si conferma dominato dalle catene, la cui incidenza si assesta al 47,4% (+1,0 punti quota rispetto al periodo corrispondente 2022-23); nonostante abbiano sperimentato a valore una riduzione del -1,1%. La GDO, con un calo del -2,9%, resta al secondo posto (22,2% di share): tra i canali che la compongono a calare maggiormente è il canale food (-10,6%). Continua a perdere terreno il dettaglio indipendente, sceso a quota 17,8% a seguito di un decremento del -7,5%. Anche l’on-line, dopo la crescita del +7,1% registrata nel 2022, torna in territorio negativo e flette del -4,6%; questo si traduce in una quota dell’8,7%.  Nel periodo in esame, anche gli altri due retailer fisici, ovvero ambulanti e outlet, che detengono ciascuno circa l’1,7% delle vendite di moda maschile italiana, sono interessati da un trend negativo: i primi perdono il -9,1%, mentre i secondi il -4,7%.

2. Le performance sui mercati esteri nel 2023

Il 2023 ha evidenziato una battuta d’arresto, come anticipato nel commento del bilancio settoriale (dal quale però, si ricorda, sono esclusi i prodotti junior). I dati ISTAT indicano che l’export relativo al periodo gennaio-dicembre 2023 ha messo a segno un incremento del +6,5% sul 2022, per un totale di circa 9,5 miliardi di euro; mentre l’import ha palesato una flessione del -2,6%, calando a 6,9 miliardi di euro.

Con riferimento agli sbocchi commerciali, si sottolinea come sia le aree UE sia quelle extra-UE si siano rivelate favorevoli per il comparto, crescendo rispettivamente del +7,2% e del +6,0%. Il mercato UE copre il 45,7% dell’export totale di settore, mentre l’extra-UE risulta il maggior “acquirente”, assorbendo il 54,3%. Analogamente, nel caso delle importazioni, dalla UE proviene il 48,2% della moda maschile in ingresso nel nostro Paese, mentre l’extra-UE garantisce il 51,8%, nonostante abbia registrato una perdita del -13,8% rispetto all’anno precedente.

Nel periodo in esame la prima destinazione del menswear made in Italy è risultata la Francia, in aumento del +16,8%, che ha raggiunto 1,2 miliardi di euro, pari al 12,2% del totale settoriale. Seguono Germania (a quota 10,3%) e Stati Uniti (con uno share del 9,3%), interessati entrambi da una dinamica positiva, rispettivamente pari al +0,4% e al +3,0%. La Svizzera – strategico hub logistico/commerciale per le principali griffe del settore – dopo la buona performance sperimentata nell’anno precedente (+14,1%), nel 2023 è scivolata al quarto posto a fronte di una variazione negativa pari al -26,5%, che la porta a rappresentare il 7,7% delle vendite estere. La Cina, in crescita del +13,9%, ha raggiunto i 647 milioni di euro (6,8% sul totale); parallelamente, Hong Kong, in undicesima posizione, mostra anch’esso un aumento a doppia cifra dell’export italiano di comparto nella misura del +28,8%.

La Spagna, in sesta posizione, fa registrare un incremento del +9,9%; segue il Regno Unito che contrariamente ha presentato un calo del -3,4%. Troviamo poi Corea del Sud e Giappone che hanno sperimentato vivaci variazioni positive, pari rispettivamente al +18,1% e al +19,8%. Seguono i Paesi Bassi, che viceversa sono scesi del -1,5%, assicurandosi il 3,3% delle esportazioni di comparto.

Infine, troviamo quattro destinazioni con un’incidenza compresa tra il 2,4% e l’1,5% del totale di settore, che evidenziano tutte un’importante crescita delle esportazioni italiane di moda uomo: si tratta di Polonia (in aumento del +21,2%), Russia (+44,0%), Austria (+0,7%) ed Emirati Arabi Uniti (+45,3%).

Relativamente alle importazioni, da gennaio a dicembre 2023, la Cina si è confermata il top supplier di moda uomo con un’incidenza del 12,2%, nonostante abbia accusato un decremento notevole (-25,0%). Anche il Bangladesh – rimasto in seconda posizione – ha registrato una dinamica negativa nella misura del -22,1%; seguito dalla Francia, che all’opposto presenta una crescita pari al +15,1%.

I dati dell’import di Cina e Bangladesh vanno comunque incrociati con quello dei Paesi Bassi, tradizionale porto d’ingresso per merci asiatiche, che ha rilevato un aumento del +18,2%, nonché con quello del Belgio, anch’esso interessato da una dinamica positiva (+20,5%). La Romania, al quinto posto, si è incrementata del +19,2%, seguita dalla Spagna che ha contenuto la crescita al +3,2%.

Guardando al dato di interscambio non più per Paese ma per merceologia, si assiste a performance positive con riferimento all’export per tutti i prodotti, ad eccezione dell’abbigliamento in pelle, che ha presentato una flessione del -9,6%. Nel dettaglio, la camiceria ha registrato un aumento del +17,2%; seguono le cravatte con un +13,2%, l’abbigliamento confezionato e la maglieria, che hanno palesato rispettivamente un +9,5% e un +2,3%.

Nel caso delle forniture provenienti dall’estero, le importazioni di confezione e maglieria maschile sono arretrate rispettivamente del -2,3% e del -4,8%. Al contrario l’import di cravatte ha presentato un aumento del +4,2%, mentre abbigliamento in pelle e camiceria sono cresciuti del +5,1% e del +9,9%.

3. La moda maschile nei primi mesi del 2024

Nei primi due mesi del 2024 la moda maschile italiana ha visto proseguire l’export su un sentiero favorevole, mentre l’import ha evidenziato una frenata. Sulla base degli ultimi dati ISTAT recentemente diffusi, il gennaio-febbraio vede infatti l’export settoriale in aumento del +13,0%, per un totale di circa 1,8 milioni di euro, mentre l’import perde il -13,3%, calando a poco più di 1 milione di euro.

Focalizzando dapprima l’analisi sulle esportazioni, con riferimento agli sbocchi commerciali si sottolinea come sia le aree UE sia quelle extra-UE si siano mantenute favorevoli per la moda uomo, crescendo rispettivamente del +5,8% e del +19,6% nel periodo monitorato. Il mercato UE copre il 44,6% dell’export totale di settore, mentre l’extra-UE risulta il maggior “acquirente” assorbendo il 55,4%.

Nel periodo in esame la prima destinazione del menswear made in Italy è la Francia, che mette a segno una crescita del +15,3%. Seguita da Germania, che registra un timido +0,2%, e dagli Stati Uniti, che presentano un +7,9%. Al quarto posto troviamo la Cina, che evidenzia un forte aumento (+62,9%), anche Hong Kong, in nona posizione, presenta un incremento a doppia cifra, nella misura del +56,8%.

Da sottolineare la dinamica negativa registrata dalla Svizzera, che con un -35,6%, scivola in sesta posizione. Relativamente alle importazioni, dalla UE proviene il 50,3% della moda maschile in ingresso nel nostro Paese, mentre l’extra-UE garantisce il 49,7%. Entrambe le aree risultano in flessione: il mercato comunitario chiude il gennaio-febbraio 2024 con una dinamica negativa del -2,8% e quello extra-UE segna una variazione peggiore (-21,8%). In tale periodo la Cina si posiziona al primo posto, nonostante un calo del -18,3% e supera di quasi 20 milioni di euro il Bangladesh, in calo del -39,5%. Tra gli altri fornitori, gli unici a registrare una dinamica positiva sono la Germania (+11,5%), la Spagna (+7,3%) e la Svizzera (+0,7%), sebbene presentano tutti valori assoluti ben più contenuti (inferiori al 7% di incidenza sul totale).

Guardando al dato di interscambio di moda maschile non più per Paese ma per prodotto, con riferimento all’export si rileva l’ottima performance dell’abbigliamento esterno, in aumento del +23,3% rispetto al primo bimestre del 2023, nonché della camiceria (+18,1%), della maglieria (+15,7%) e dell’abbigliamento in pelle (+14,6%). Sono risultate più contenute le esportazioni di cravatte, che registrano una crescita del +3,0%.

In termini di prodotto, la flessione delle importazioni risulta generalizzata. Le vendite estere di cravatte perdono addirittura il -38,2% e quelle di camiceria il -24,3%. Anche confezione e maglieria si contraggono, calando rispettivamente del -22,1% e del -21,8%. Al contrario, le importazioni dell’abbigliamento in pelle chiudono il primo bimestre con una crescita a doppia cifra, pari al +10,6%.

Guardando il mercato italiano, secondo i dati elaborati da Sita Ricerca per SMI, il sell-out di moda maschile, nel periodo gennaio-febbraio 2024, arretra del -2,3% rispetto al corrispondente periodo dell’anno precedente. Questa dinamica negativa si rileva per tutti i comparti della moda uomo italiana. A presentare il calo maggiore sono le confezioni in pelle, che arretrano del -4,9%, seguite dalla camiceria maschile, che segna un -4,0%. La variazione più contenuta si rileva per la maglieria maschile (-0,8%).

Sulla base dell’Indagine Campionaria condotta dal Centro Studi sul panel SMI di aziende operanti nella moda uomo, la quota maggioritaria (50%) confida in una stabilità del fatturato del primo semestre 2024 rispetto al medesimo periodo dell’anno precedente. Una quota del 38% propende per un primo semestre in declino rispetto al 2023, mentre è circoscritta al 13% la percentuale di chi confida in un miglioramento. Relativamente alle indicazioni relative alla produzione, il 57% del panel teme un peggioramento nei primi sei mesi dell’anno in corso rispetto al medesimo periodo 2023, il 29% confida nella stabilità, mentre il restante 14% prospetta un miglioramento.

Al di là di queste prime indicazioni, l’appuntamento fieristico di Pitti Uomo si rivelerà ancora una volta un termometro particolarmente significativo per capire le tendenze del mercato, consentendo agli operatori del settore di formare al meglio le proprie aspettative per i mesi a venire e indirizzare, di conseguenza, le proprie strategie di business.


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