Moda, Tessile, Abbigliamento

La moda maschile italiana nel 2024/2025 (Preview)

giugno 10 | Pubblicato da Luigi Sorreca | Economia, News

Nota a cura dell’Ufficio Studi Economici e Statistici di Confindustria Moda

Le performance sui mercati esteri nel 2024

La moda maschile italiana nel 2024 sul fronte delle vendite estere si è mantenuta in territorio positivo, ma con ritmi più contenuti rispetto a quelli registrati nell’anno precedente; le importazioni, invece, sono rimaste in territorio negativo. Come indicano i dati ISTAT, l’export relativo al periodo gennaio-dicembre 2024 ha contenuto l’aumento al +0,1% sul 2023, per un totale di circa 9,5 miliardi di euro; mentre l’import ha palesato una flessione del -5,4%, calando a 6,5 miliardi di euro.

Con riferimento agli sbocchi commerciali, si rileva un comportamento dicotomico delle aree UE e di quelle extra-UE: le prime crescono del +0,6%, di contro le seconde perdono il -0,2%. Il mercato comunitario copre il 45,9% dell’export totale di settore, mentre l’extra-UE risulta il maggior “acquirente”, assorbendo il 54,1%. Nel caso delle importazioni, dalla UE proviene il 48,5% della moda maschile in ingresso nel nostro Paese, parallelamente il mercato extracomunitario garantisce il 51,5%, si sottolinea come entrambe le aree si siano rilevate in calo per il comparto (flettendo rispettivamente del -4,8% e del -6,0%).

Nel periodo in esame, la Francia si è confermata la prima destinazione del menswear made in Italy, in aumento del +5,5%, ha raggiunto così 1,2 miliardi di euro, pari al 12,8% del totale settoriale. La Germania, al secondo posto con una quota del 10,0%, registra una flessione del     -3,1%, seguita dagli Stati Uniti, che al contrario presentano un incremento del +1,0%, che gli garantisce uno share del 9,4%. La Cina, a fronte di una crescita del +20,0%, raggiunge i 777 milioni di euro (8,1% sul totale) e sale in quarta posizione; parallelamente, Hong Kong, in decima posizione, mostra anch’esso un aumento a doppia cifra dell’export italiano di comparto (+13,7%). La Spagna, quinta, fa registrare un incremento del +3,7%, mentre la Svizzera – strategico hub logistico/commerciale per le principali griffe del settore – continua a palesare una dinamica negativa: scivola, infatti, al sesto posto a seguito di una flessione del -37,1%, che la porta a rappresentare il 4,8% delle vendite estere. Il Regno Unito, che detiene la stessa quota della Svizzera, mostra anch’esso una contrazione del -6,5% dell’export di comparto.

Troviamo poi Giappone e Corea del Sud, mentre il primo sperimenta una variazione positiva del +11,5%, la seconda cala del -10,9%. I Paesi Bassi, undicesimi, sono scesi del -2,1%, assicurandosi il 3,3% delle esportazioni di comparto.

Infine, troviamo la Polonia e gli Emirati Arabi Uniti che evidenziano una dinamica positiva a doppia cifra (crescono rispettivamente del +14,0% e del +32,4%), di contro la Russia, con un’incidenza del 2,0% (pari a quella degli Emirati), presenta una perdita del -1,3%. In ultimo l’Austria, in aumento del +0,7%, si assicura l’1,8% delle vendite estere di moda uomo.

Relativamente alle importazioni, nel 2024, la Cina si è confermata il top supplier di moda uomo con un’incidenza del 12,0%, nonostante abbia accusato un decremento del -6,9%. Anche il Bangladesh – rimasto in seconda posizione – ha registrato una dinamica negativa nella misura del -4,6%; seguito dalla Francia, anch’essa in calo (-9,4%).

I dati dell’import di Cina e Bangladesh vanno comunque incrociati con quelli dei Paesi Bassi, tradizionale porto d’ingresso per merci asiatiche, che hanno rilevato un aumento del +2,4% posizionandosi al quarto posto, nonché con quelli del Belgio, ottavo, che ha, però, riscontrato un importante dinamica negativa (-18,6%). La Spagna, al quinto posto, si è incrementata del +19,4%, seguita dalla Romania che, al contrario, è calata del -17,8%. Consistenti perdite si rilevano anche per Tunisia e Turchia, in flessione rispettivamente del -14,7% e del -22,2%.

Guardando al dato di interscambio non più per Paese ma per merceologia, si assiste ad una dinamica negativa con riferimento all’export per tutti i prodotti, ad eccezione dell’abbigliamento in pelle e della confezione, che hanno archiviato un aumento, ma su ritmi diversi: il primo cresce del +11,1% mentre la seconda del +0,1%. Al contrario, l’export di cravatte ha presentato una perdita del -7,4%, parallelamente quello di camiceria e maglieria è calato rispettivamente del -1,2% e del -0,1%.

 


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