Milano Unica: presentante le tendenze A/I 2018-19
marzo 27 | Pubblicato da Luigi Sorreca | Biella, Carpi, Como, News, PratoIl connubio tra Moda e Cinema
Un parallelismo tra l’arte del montaggio cinematografico di cui è fatto un film e l’accurata alchimia sperimentale delle materie prime di cui sono fatti gli abiti
La moda e il cinema hanno da sempre una relazione profonda, si nutrono e si ispirano a vicenda. Per questo Milano Unica per il prossimo Autunno-Inverno 2018/19 ha deciso di far riferimento all’arte cinematografica, scegliendo liberamente tra opere diverse accomunate dal loro valore assoluto.
Non si è trattato semplicemente di farsi rapire dalle immagini di grandi registi che hanno fatto la storia del cinema e di citarle per la loro valenza estetica e per il loro livello ispirazionale.
«L’operazione è stata molto più complessa della semplice citazione perché sono state messe in campo fantasiose ipotesi di regia, creando nuove emozioni visive ed estetiche con stupefacenti accostamenti di opere e autori di periodi e Paesi diversi» afferma il direttore creativo Stefano Fadda.
Per questa edizione, infatti, non sono stati intrecciati rapporti tra discipline differenti ma sono state immaginate collaborazioni inedite all’interno dello stesso ambito, scegliendo quattro registi, noti a livello internazionale, e mettendoli, arbitrariamente, a dirigere film o serie televisive appartenenti ad altrettanti autori, di diversa generazione, senza deviare dal sottile solletico dell’intuizione, dall’anticamera del pensiero visuale, della logica illogica, del paradosso dei contrasti.
Sono nati così quattro grandi temi: “Edonismo e trumpismo”, “L’Agender glamourous”, “Il British performante” e “Il viaggiatore spirituale estremo”.
Milano Unica ha scelto registi, film e serie tv prendendo spunto, in alcuni casi, dalla similitudine di comportamenti sociali come ad esempio nella scelta della saga famigliare di “Dynasty”, vicina per certi versi all’immaginario americano dell’attuale trumpismo e non distante dagli interni capitolini descritti da Paolo Sorrentino ne “La grande Bellezza”.
In altri casi, l’ispirazione arriva da una sensibilità contemporanea, trasversale e globale qual è il sentimento “Agender” ripreso in chiave giocosa attraverso lo stile di Pedro Almodovar. Altre volte la scelta si è focalizzata su un piano prettamente estetico, mettendo insieme uno dei maggiori registi della cinematografia mondiale Stanley Kubrick un classico della letteratura e del cinema british come “Scherlock Holmes”, nella versione contemporanea della storica figura del detective inglese. E per finire, un crash narrativo tra il linguaggio di Quentin Tarantino e quello di Bernardo Bertolucci nel “Piccolo Buddha”. Qui l’Occidente interpreta l’Oriente, il genio del western pulp riscrive il racconto spirituale di un viaggiatore estremo alla ricerca del Maestro.
Un azzardo speculativo, un ingenuo gioco intellettuale, che ha prodotto un big bang di idee e di spunti creativi. In questo mix, l’unione dei mondi dei diversi film-maker, le sinergie dei colori delle immagini, le interpretazioni insolite delle varie pellicole superano tutti i contrasti e sfumano ogni confine, regalando una riscrittura vivace e stimolante di “opere prime” proiettate non più sullo schermo ma su lane, sete, velluti, bordure, cerniere e macramè.
In un parallelismo tra l’arte del montaggio cinematografico di cui è fatto un film e l’accurata alchimia sperimentale delle materie prime di cui sono fatti gli abiti.