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Moda Uomo: lieve calo nel 2013, cresce l’export

giugno 17 | Pubblicato da Luigi Sorreca | News

Come anticipato dalle previsioni rilasciate in occasione di Pitti Uomo a gennaio scorso, la moda maschile italiana archivia il 2013 in lieve calo, -0,6%, assestandosi a 8,5 miliardi di euro. Bene le vendite estere (+4,3%, per 5,3 miliardi di euro) ma è il mercato domestico che resta in territorio negativo, -9,3%.

Questi i dati raccolti da Sistema Moda Italia e diffusi alla vigilia di Pitti Uomo 86, che si svolge dal 17 al 20 giugno alla Fortezza da Basso di Firenze. Nel dettaglio, tiene la maglieria maschile (+0,1%), mentre flettono le cravatte (-6%), la camiceria e il vestiario uomo (-1%). Cresce, invece, l’abbigliamento in pelle (+5,1%). Il valore della produzione conferma la dinamica positiva (+1%). Per il secondo anno consecutivo l’import accusa un decremento (-4,4%).

I 1.090 marchi di Pitti Uomo, a cui si aggiungono i 75 brand di Pitti W, puntano certamente sui mercati esteri. Come dimostrano i dati l’export si conferma fondamentale di propulsore di crescita: in termini di linee di prodotto tutte le merceologie hanno evidenziato una crescita, eccezione fatta, come nel 2012, per le cravatte (-6,4%). Con riferimento agli sbocchi commerciali è in crescita la performance dei mercati extra Ue (+7,4%) e torna in positivo anche il mercato intracomunitario (+1,4%).

Considerando le principali piazze extra europee, crescono Usa, terzo mercato di sbocco del menswear italiano (+2%), Russia (+1,2%) e Giappone ( +0,7%). Il maggior dinamismo si registra per l’export diretto in Corea del Sud, Cina e Hong Kong, in crescita rispettivamente del +35%, del +29,5% e del +18%. La Cina si conferma primo mercato di approvvigionamento, cresce il Bangladesh (+13,7%), secondo supplier, ma flettono Romania (-10,4%), Tunisia (-5,1%) e Turchia (-15,9%). Per la moda maschile italiana il 2014 si è aperto con una prosecuzione del trend favorevole: secondo i dati Istat, l’export, nel primo bimestre dell’anno, segna un aumento del +4,7% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso; anche l’import torna interessato da un segno positivo, sperimentando una variazione del +8%.


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