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Prato: dati positivi sulle regolarizzazioni

ottobre 2 | Pubblicato da Luigi Sorreca | News, Prato

Il dato più significativo sugli esiti dei controlli nell’ambito del Patto del lavoro sicuro è forse quello delle regolarizzazioni: l’83 % sul totale delle irregolarità riscontrate nel territorio della Asl 4, e quindi del territorio pratese.

Segno, pertanto, che i controlli servono a portare degli effettivi e tangibili miglioramenti nelle condizioni di lavoro nelle confezioni cinesi, principale oggetto di indagine del gruppo di lavoro a Prato.

“La tendenza positiva delle regolarizzazioni riscontrata nel 2014 è stata confermata anche per quest’anno – commenta il vicepresidente dell’Unione Industriale Pratese Paolo Crocetta -. Anche le verifiche effettuate a distanza di tempo rassicurano sul recepimento delle indicazioni fornite, così come la minore frequenza di situazioni di particolare gravità come i dormitori interni agli spazi di lavoro. Sono dati molto incoraggianti, che confermano l’appropriatezza degli strumenti e dei percorsi adottati. È quindi positivo l’impegno assunto dal presidente della Regione Toscana Rossi di rendere il Patto per il lavoro sicuro uno strumento ordinario, e quindi continuativo, anziché un’iniziativa straordinaria.”

Il significativo ammontare delle sanzioni versate assicura la sostenibilità finanziaria dell’iniziativa nel tempo. Per l’Unione Industriale Pratese rimane comunque molto da fare: una più ampia copertura delle verifiche nelle confezioni e un focus su stamperie, tintorie e rifinizioni, che presentano specifiche e gravi caratteristiche e che richiedono altrettanto specifiche misure (su questo punto vi è un progetto della Presidenza dell’Unione). Essenziale inoltre, al di là dell’aspetto fondamentale della sicurezza, l’estensione della regolarizzazione anche ad aspetti quali il rispetto delle norme in materia ambientale (gestione rifiuti, scarichi, utilizzo di prodotti chimici,…), fiscale e dei rapporti di lavoro.

“Come imprenditore del settore abbigliamento posso confermare anche personalmente che qualcosa è cambiato e che si vive in un clima diverso – conclude Crocetta -. Nei laboratori cinesi si percepisce una maggior consapevolezza di obblighi e adempimenti ed è diventato normale per molti di loro rispondere in maniera positiva e documentata agli imprenditori italiani che chiedono rassicurazioni sulla regolarità dell’azienda. Più difficile capire quali cambiamenti possano esserci stati in contesti in cui è cinese non solo il laboratorio ma anche il committente. Di certo regolarizzazione significa anche voglia di integrazione, maggior radicamento, rinuncia al meccanismo delle continue chiusure e riaperture: bisogna proseguire su questa strada.”

 


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