Moda, Tessile, Abbigliamento

Première Vision, le aziende pratesi in fiera da domani a Parigi

settembre 20 | Pubblicato da Luigi Sorreca | News, Prato

Sebbene la difficile partita della pandemia non sia conclusa, le fiere tessili in presenza sono ormai ripartite. Per quanto in numero inferiore a quello consueto, a Première Vision le imprese pratesi ci saranno: in 36 prenderanno parte alla fiera, che avrà luogo a Parigi in modalità fisica da domani al 23 settembre, mentre l’intera settimana 20-24 settembre sarà dedicata alla versione digitale.

Dopo l’edizione di luglio di Milano Unica, che ha inaugurato la nuova serie delle fiere tessili più importanti, e i vari appuntamenti organizzati dal mondo degli agenti, è quindi la kermesse parigina – la principale a livello mondiale – a costituire per il settore il banco di prova dell’inizio dell’autunno.

Il tessile pratese sta vivendo una fase di ripresa molto netta, anche se non sufficiente a riportare le prestazioni del distretto ai livelli pre-covid. Dal punto di vista della produzione industriale, gli ultimi dati disponibili della rilevazione del Centro studi di Confindustria Toscana Nord sul 2° trimestre 2021 evidenziano una impennata di +20,9% rispetto allo stesso periodo del 2020, invertendo una rotta che ancora nel 1° trimestre era negativa (-8,8% rispetto al 1° trimestre 2020, solo marginalmente toccato dagli effetti della pandemia). Tuttavia dal confronto con la media del 2019 emerge che per il tessile del distretto pratese rimane da recuperare una quota di produzione intorno al 18%. Un valore, questo, sostanzialmente in linea con quanto emerso dai recenti dati dell’export, che per il tessile del distretto pratese indicano, sempre per il 2° trimestre 2021, un incremento di +44,5% sullo stesso periodo del 2020, rimanendo comunque a -19,8% rispetto al 2° trimestre del 2019. Nell’ambito del tessile pratese (ma la situazione è analoga anche nel tessile italiano), è quello dei tessuti il comparto che continua a soffrire di più: sempre nel 2° trimestre 2021 l’aumento della produzione si è fermata a +15,4%, mentre è stato più rilevante l’incremento dell’export, giunto a +40,4%. Tuttavia anche all’export manca in quel trimestre una quota consistente (-27,1%) per arrivare ai livelli dello stesso periodo del 2019.

“La strada per il nostro settore rimane in salita – commenta Maurizio Sarti, coordinatore del gruppo Produttori di tessuti della sezione Sistema moda di Confindustria Toscana Nord e presidente del consorzio Pratotrade -.  Anche se, soprattutto nell’export, si è assistito a incrementi di tutto rispetto, la vita delle persone e i loro consumi di moda non sono ancora quelli di prima della pandemia, e ancor meno lo erano nel 2° trimestre di quest’anno, l’ultimo per il quale disponiamo di dati solidi. Via via che cadono le restrizioni e che i comportamenti di tutti noi si normalizzano si riaprono per la moda spazi che la pandemia aveva precluso. Ma rimangono problemi consistenti come le difficoltà di spostamento, soprattutto a livello intercontinentale, che rendono arduo quell’aspetto fondamentale del nostro settore che è la promozione. Criticità significative sono sorte anche a livello produttivo: il tessile risente fortemente, come il resto del manifatturiero, dell’incremento dei costi di materie prime e trasporti. Le lane fini ad esempio hanno conosciuto un aumento consistente di prezzo, così come cashmere, mohair e alpaca, mentre i trasporti via mare hanno subito rincari a tre cifre. Un altro punto dolente è costituito dal prezzo di energia e gas metano, in ascesa vertiginosa: l’impatto sulle lavorazioni c’è, è forte e si riverserà sul prodotto finito. Nel processo in corso di riorganizzazione e ripensamento della filiera della moda, dai brand fino alle lavorazioni a monte, è indispensabile che si tenga conto di tutto questo. Cresce sempre più l’attenzione per una moda sostenibile, per abiti realizzati rispettando al massimo ambiente e persone: a Prato e in Italia siamo in grado di venire incontro a questa importante e positiva tendenza, ma occorre che in tutti coloro che operano nella nostra filiera vi sia consapevolezza che tutto questo ha un costo. Ce l’ha sempre e ce l’ha tanto più adesso, con gli squilibri nei prezzi determinati dalla pandemia. Le imprese nostre socie e consorziate sono comunque convinte che la strada imboccata ormai da molti anni sia quella giusta: stile, servizio, sostenibilità, materiali importanti – per pregio intrinseco o per la loro storia di processo, come nel caso del riciclato – sono i nostri punti di forza, le posizioni dalle quali siamo già ripartiti e su cui contiamo per un pieno recupero.”

 


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