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Segnali di ripresa per il calzaturiero italiano

settembre 2 | Pubblicato da Luigi Sorreca | News

Se per diversi settori dell’economia nazionale può dirsi cominciata una fragile ripresa nella prima metà 2015, per il calzaturiero si tratta solo di un primo timido miglioramento, nel secondo trimestre, rispetto allo scenario insoddisfacente che aveva contraddistinto la seconda parte del 2014 e i mesi iniziali dell’anno in corso.

I primi sei mesi del 2015, dicono i dati di Assocalzaturifici, si sono chiusi con un arretramento della produzione pari al 3,2% in quantitàrispetto all’analogo periodo dello scorso anno. Il dato è quindi negativo sebbene, nella seconda parte del semestre, si sia registrato un lieve miglioramento.

Di tutte le imprese associate intervistate appartenenti al campione, quasi la metà (46%) ha dichiarato una contrazione dei volumi produttivi, mentre il 28% degli intervistati ha denunciato una sostanziale stabilità e il restante 26% un aumento dei livelli di output.

A fare da contraltare positivo, però, sono i dati dell’occupazione. Nel secondo trimestre si è registrato il secondo aumento consecutivo di occupati nel settore. Il dato di fine giugno mostra un saldo attivo di 509 unità (+0,7%), favorito dall’entrata in vigore delle misure del Jobs Act.

È proseguito, invece, il processo di selezione tra le imprese: 63 chiusure di calzaturifici da dicembre a giugno, pari a un -1,3%. A fine giugno si contano così 4.968 aziende calzaturiere, tra industria e artigianato, con77.119 addetti diretti. Il numero medio di addetti per azienda risulta di 15,5 unità, in aumento dell’1,9%.

Nei primi cinque mesi del 2015 sono stati esportati 93,1 milioni di paia di scarpe, quasi 5,1 milioni in meno rispetto all’analogo periodo del 2014, per un valore di 3,5 miliardi di euro. Si tratta quindi di unincremento in valore dell’export pari al 3,1%, accompagnato però da una riduzione del 5,2% in termini di volume.
Il segnale che proviene dai mercati è quindi chiaro: si è realizzato un cambiamento progressivo del paniere dei prodotti esportati verso calzature a più alto valore aggiunto. Soffrono i segmenti del medio, mentre l’alto di gamma continua a mostrare la sua competitività nonostante le difficoltà dei mercati.

“Stavamo aspettando una ripresa trainata soprattutto da un raggiustamento dei rapporti di cambio euro/dollaro – continua il presidente di Assocalzaturifici - ma oggi dobbiamo registrare una rapida modifica della situazione non solo a livello dei singoli Paesi, ma anche nei rapporti valutari con le principali monete internazionali. La nostra competitività però rimane confermata proprio da un dato in aumento delle esportazioni in valore nonostante tutte le turbolenze di questi ultimi mesi e in particolare delle ultime settimane”.

La situazione dei mercati rimane abbastanza duale: da un lato i Paesi UE, che registrano una stabilità delle esportazioni in valore, e dall’altro iPaesi extra-europei, che vedono aumentare maggiormente gli acquisti, ma presentano situazioni molto meno omogenee.

Le vendite verso l’Unione Europea, infatti, rimaste stabili in valore (+0,5%), cedono il 4,8% in quantità con i due mercati storici che sembrano procedere in direzioni opposte: incrementi superiori al 4% in Germania e brusco rallentamento in Francia, dopo un quinquennio di costante crescita (-4,2% in valore e -12,2% in volume).

“Non ci sorprende questo risultato del mercato d’Oltralpe perché si tratta spesso di acquisti di calzature da parte dei grandi gruppi del lusso presso i loro terzisti italiani – continua Annarita Pilotti. È chiaro che, in una situazione così complessa dei mercati, anche queste fasce di prodotto risentono della criticità della domanda in Russia ed Estremo Oriente e a cascata questo si riflette sulle vendite dei produttori italiani”.

L’export verso i mercati extra-UE, per contro, mostra nell’insieme una crescita in valore superiore rispetto alla UE (+6,1%) ma, al tempo stesso, una contrazione in volume più accentuata (-6%), con prezzi medi in aumento di quasi 13 punti percentuali.

Continua la situazione critica dei Paesi CSIdove le vendite si sono ridotte nel complesso di oltre un terzo, sia in quantità che in valore, rispetto ai livelli già insoddisfacenti dell’anno precedente. In Russia il decremento è stato del 36% in volume, in Ucraina del 54%, in Kazakistan del 20%.

Questa situazione è purtroppo molto seria ed è destinata a durare afferma Annarita Pilotti, presidente di AssocalzaturificiDalle nostre indagini associative, risulta che solo il 6% delle aziende intervistate ravvisavano, a fine giugno, un miglioramento della domanda sul mercato russo rispetto a dicembre 2014, mentre per il 65% dei rispondenti la situazione sarebbe in sei mesi addirittura peggiorata. Dobbiamo quindi pensare che tutto il secondo semestre sarà all’insegna di una contrazione della domanda e preoccupazioni ci sono anche per il 2016, dati gli ultimi sviluppi internazionali”.

Note positive vengono, invece, dalla Svizzera, tradizionale “piattaforma logistica” (verso cui l’export è cresciuto, nei primi 5 mesi del 2015, del 14,9% in valore e del 3,6% in quantità), dal Medio Oriente (+14,8% e +2,6% rispettivamente), dal Far East (con l’eccezione del Giappone, ancora in affanno, che segna -9% in valore e -14% in volume) e dagli Stati Uniti. Anche in quest’ultimo mercato le calzature italiane fanno registrare incrementi importanti in valore (+16,4%), con un’invarianza nei volumi (-0,5%) e un aumento del prezzo medio pari al 17%.

Anche in Estremo Oriente la situazione appare molto disomogenea: se laCina (-1% in quantità, ma con +25,2% in valore) mostra segni di rallentamento dopo i ritmi di crescita serrati degli ultimi anni (tra il 2010 e il 2014 i flussi dall’Italia sono aumentati in volume del 120% e più che triplicati in valore, al netto dell’inflazione), Hong KongSud Coreamostrano performance decisamente premianti. Il primo registra aumenti del 22,5% in valore e del 6,8% in volume a confronto con gennaio-maggio 2014; la seconda incrementi nell’ordine del 50%. Rispetto al consuntivo 2014, l’aggregato Cina+Hong Kong ha guadagnato una posizione nella graduatoria in valore dei principali clienti, salendo al quinto posto.

Nel complesso, dall’indagine di Assocalzaturifici, emerge che gli ordini esteri registrano complessivamente un aumento (+1,2% in volume), pur con andamenti disomogenei tra i mercati.

Venendo al dettaglio per Paese, la rilevazione mostra, accanto al perdurare delle difficoltà sul mercato russo (-12,6% in volume), un calo degli ordinativi dal Giappone (-1,4%) e, in misura minore, dai Paesi della UE (Germania esclusa) con un calo dello 0,4%. Risultano positivi, invece, il portafoglio ordini di Germania (+2,5%), degli “Altri mercati” (+4,8%, in cui rientrano Medio ed Estremo Oriente) e, soprattutto, degli USA (+8%).

A fronte di ciò, si registra un assottigliamento ulteriore del portafoglio interno (-1,6%) che mostra, comunque, tassi negativi meno severi che in passato.

“Questo dato conferma che la domanda interna continua a non godere degli effetti della miniripresa che si registra nel nostro Paeseafferma Annarita PilottiI segnali economici positivi si riflettono in maggiori risparmi e non in maggiori consumi da parte delle famiglie italiane. Così, ancora una volta, la domanda interna fa intravedere segnali molto negativi. I dati relativi ai consumi delle famiglie indicano flessioni dell’1% in quantità e del 3,2% in spesa rispetto al primo semestre dello scorso anno, con prezzi medi in ribasso del 2,2%. Si tratta anche qui di un miglioramento rispetto alle contrazioni decisamente più negative degli scorsi semestri, ma siamo ancora molto lontani dal ristabilire un livello soddisfacente della domanda interna”.

Le aspettative degli imprenditori rimangono all’insegna di un leggero miglioramento per il secondo semestre dell’anno: il 57% delle aziende intervistate ha risposto che si attende “stabilità”, sia in riferimento agli ordini Italia sia a quelli Estero. Gli ottimisti (che prevedono un aumento) sono, invece, solo il 10% per il mercato interno e il 22% per gli ordini estero.


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