Moda, Tessile, Abbigliamento

Sita Ricerca: un 2014 ancora difficile per le vendite di moda, ma il 2015 sarà migliore

maggio 29 | Pubblicato da Luigi Sorreca | News

Secondo Sita Ricerca nel 2014 la spesa di abbigliamento e accessori in Italia si contrarrà del 2%, rispetto al -6,7% registrato nel 2013. La situazione dovrebbe migliorare nel 2015 (-0,9%) per arrivare, finalmente, a un + 0,3% nel 2016. Sul fronte dei canali distributivi, continua a ridursi la quota di mercato dei multimarca a favore di quella dei monomarca e dell’online.

All’annuale incontro “Scenari e previsioni per il Fashion system” organizzato da Sita Ricerca –  il più importante istituto di rilevazioni statiche che monitora il mercato del tessile-abbigliamento attraverso un panel continuativo ed esclusivo di 4mila famiglie – si è fatto il punto sull’andamento della moda e sul sistema distributivo, con uno sguardo alle prospettive future.

Il quadro che è emerso, seppur ancora negativo, è comunque migliore di quello del 2013. Anche perché la congiuntura internazionale, come ha detto Stefania Trenti, economista del Servizio Studi e Ricerche di Intesa San Paolo, è relativamente positiva, Con una novità rispetto al passato: i mercati maturi stanno vivendo una fase di relativa stabilità (di cui dovrebbe beneficiare anche la Penisola), mentre quelli emergenti devono fare i conti con un maggiore incertezza.

«Premesso che il 2013 è stato un anno a segno rosso per tutta l’Europa – ha dettoFabio Savelli, direttore generale di Sita Ricerca -  in Italia si è assistito alla più grave riduzione dei consumi di moda degli ultimi 20 anni. La spesa di abbigliamento e accessori si è ridotta del 6,7%, a 24,1 miliardi di euro, mentre quella delle calzature è scivolata del 6,1%, a 5,7 miliardi di euro».

Sul fronte merceologico, l’abbigliamento uomo, con un calo del 9,3%, è rimasto il settore più penalizzato, seguito dal vestiario donna, -7,3%. Meglio gli accessori con un -0,8%. Forte il calo nel Sud del Paese, dove si registra anche il numero più elevato di chiusure di punti vendita, -11%, rispetto alla media del -9%.

In tema di saldi, le vendite a prezzi scontati, che già nel 2012 avevano superato quelle a prezzo pieno, nel 2013 hanno rappresentato il 53,6% del totale. « Anche se in valore assoluto hanno segnato pure loro il passo, con una contrazione dell’1%, rispetto al +17% del 2012» ha commentato Savelli.

Per quanto riguarda il sistema distributivo, quest’anno Sita Ricerca, ha suddiviso l’andamento della spesa nei format (centri commerciali, outlet center e negozi nei centri città o comunque su strada) da quello dei canali distributivi: negozi indipendenti, monomarca, ambulati, grandi magazzini e online.

La quota di business degli outlet center nel 2013 è cresciuta, adesso vale l’8% rispetto al 6,6% del 2012,  pari a un fatturato di quasi 2 miliardi di euro per l’abbigliamento e di 400 milioni per le calzature. In incremento anche il sell out  nei centri commerciali passato dal 22,7% al 27,4% (6,6 miliardi di euro il vestiario e 1,5 miliardi le scarpe), mentre cala dal 70,7% al 64,6% quello dei negozi nei centri città o su strada.

Parallelamente i negozi indipendenti continuano a perdere terreno: la loro quota di mercato è scesa al 29,7% (accusando una contrazione della spesa del 15,3%) «e la cosa più preoccupante è che adesso l’emorragia sta interessando non solo i punti vendita piccoli e deboli, ma anche i nomi eccellenti», ha sottolineato Savelli. In flessione anche la performance di grandi magazzini e delle grandi superfici specializzate, adesso all’11,1%. Mentre i monobrand sono saliti al 44% e le vendite online al 2,4%.

Per quanto riguarda le previsioni future, nel 2016 il dettaglio tradizionale sarà al 23,5%, i monomarca al 50,5% e l’online al 6,3%.

 

Elisabetta Campana per Fashion magazine

 


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