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Spedizionieri preoccupati per il fallimento di Hanjin

settembre 23 | Pubblicato da Luigi Sorreca | News, Prato

Allarme per gli interscambi commerciali via container: il fallimento di Hanjin preoccupa fortemente gli spedizionieri di Confindustria Toscana Nord

Anche gli spedizionieri di Confindustria Toscana Nord, e con loro le imprese manifatturiere del territorio, si associano alle forti preoccupazioni sorte su scala mondiale a causa del fallimento di Hanjin Shipping.

La compagnia coreana, appartenente alla holding che controlla anche le linee aeree del paese asiatico, è uno dei maggiori carrier​ al mondo: suoi gran parte dei container in arrivo e in partenza sulle rotte internazionali, veicoli indispensabili sia per l’import che per l’export.

“C’è forte preoccupazione per la situazione che si è determinata – commenta Federico Albini, presidente della sezione Trasporti e logistica di Confindustria Toscana Nord -. Il problema investe in prima battuta gli operatori dei trasporti ma ha naturalmente implicazioni enormi ​sui flussi commerciali sia in entrata che in uscita, investendo quindi una parte consistente del manifatturiero. Sappiamo che Confindustria sta seguendo la vicenda e che a livello internazionale vi sono pressioni sul governo coreano perché intensifichi il suo impegno per una soluzione. Il fallimento di Hanjin è un segnale della fase di difficile transizione che sta attraversando il trasporto via mare, con un’offerta di servizi ormai sproporzionatamente elevata rispetto alle necessità dei commerci, per quanto anch’essi in via di intensificazione.”

Hanjin Shipping ha dichiarato fallimento il 31 agosto, quando nei mari del mondo c’erano circa 85​ sue navi portacontainer, con merci del valore complessivo di 14 miliardi di dollari. Le navi sono rimaste ferme fuori dei porti per l’impossibilità della compagnia di pagare gli ingenti oneri di attracco, dell’ordine di alcune decine di migliaia di dollari per ciascuna di esse. Un primo intervento finanziario del governo di Seoul è servito a far rientrare alcune situazioni particolarmente critiche, ma al momento non si intravedono percorsi davvero risolutivi. ​Più di cinquemila ​sono i container con merci “italiane”, per la maggior parte prodotti finiti e componentistica in importazione, per un valore complessivo quantificabile fra i 300 e i 350 milioni di dollari: anche questi bloccati sulle banchine dei porti o nelle stive delle navi.

 


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