Tessuti “illegali” import, un problema che investe tutta l’Europa e che L’ UE non vuole affrontare
settembre 24 | Pubblicato da Luigi Sorreca | Biella, Carpi, Como, News, Prato“I tessuti privi di etichetta oggetto del maxisequestro avvenuto in questi giorni a Prato sono, nonostante la mole imponente della merce, solo la minuscola punta di un iceberg che interessa un’area ben più vasta del nostro distretto.
All’origine dei percorsi illegali di tessuti, filati e capi di abbigliamento di importazione c’è un problema unico: la permeabilità fuori controllo di molte dogane europee, che da porti e da frontiere di terra fanno passare davvero di tutto. Ad essere coinvolti sembrano essere soprattutto paesi periferici, più fragili di altri e di recente accesso nell’Unione Europea: ma non soltanto loro.
Non c’è dubbio che i flussi molto intensi del commercio globale rendano i controlli difficili; tuttavia questo dovrebbe essere un motivo in più per potenziare i servizi doganali europei e renderli più efficienti. E’ quanto sta succedendo? Non sembra proprio.
Bene quindi i controlli sul territorio, a Prato ed altrove, ed un plauso alle forze dell’ordine che riescono ad intervenire quando i prodotti del tessile-abbigliamento sono già inseriti nel ciclo produttivo e commerciale interno all’Unione Europea. Ma per avere una reale efficacia bisogna affrontare il problema a monte, nel momento stesso in cui la merce arriva alle frontiere.
Il dubbio è che nell’Unione Europea non ci sia l’effettiva volontà politica di muoversi in questa direzione: il sospetto viene, viste le troppe manifestazioni di disinteresse per il nostro settore e per la manifattura in generale. Basterebbe citare l’incagliamento del dossier sul ‘made in’ o la vicenda paradossale della stampa sulle cimosse come elemento sufficiente per acquisire l’origine preferenziale; oppure ancora la recentissima vicenda dell’azzeramento dei dazi al Pakistan.
Nei prossimi giorni andrò personalmente a Bruxelles ad esporre in sedi istituzionali i problemi di Prato e del settore moda. Se l’Unione Europea ed i singoli governi nazionali tengono davvero al manifatturiero, al Pil che produce e all’occupazione che garantisce bisogna che cambino strada su molti fronti. Compresi i servizi doganali, ovviamente.”
Andrea Cavicchi, presidente Unione Industriale Pratese