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Una filiera eco-responsabile per il cachemire, creata in Mongolia

ottobre 24 | Pubblicato da Luigi Sorreca | News

La Mongolia è il secondo Paese produttore di cachemire, dietro alla Cina. Un tempo lussuosa, oggi questa materia prima è diventata più “democratica”, portando a un eccessivo sfruttamento dei pascoli per le capre (altrimenti detto sovrappascolo caprino, o overgrazing, ndr.), con la sua ovvia serie di conseguenze per gli ecosistemi e per le popolazioni dell’Asia centrale.
In quest’ottica, l’ONG francese Agronomes et Vétérinaires Sans Frontières (AVSF), in collaborazione con vari attori locali del comparto, ha creato la prima filiera di cachemire sostenibile e responsabile.
L’obiettivo? Produrre un cachemire di qualità che sia comunque rispettoso dell’ambiente e dell’uomo.  AVSF ha implementato un programma per combattere il degrado dei pascoli nel deserto del Gobi. A tale scopo, sta lavorando con due cooperative di allevatori volontari della provincia di Bayankhongor, la più popolata della Mongolia in termini di greggi di capre.
In questa regione, i pastori nomadi sono particolarmente consapevoli delle minacce ecologiche e sociali che gravano su di loro. Essi sono altrettanto impegnati a preservare la loro cultura e le loro competenze e capacità ancestrali, ma anche a salvare il loro patrimonio naturale.
Tuttavia, attuare le migliori pratiche possibili non è sufficiente. Bisogna anche individuare degli sbocchi commerciali, delle opportunità di mercato, che siano pagate dignitosamente. L’ONG ha quindi deciso di aiutarli anche in questo senso.
Sono dunque sempre più numerosi i pastori nomadi che si formano e si organizzano fra loro in nuove cooperative solidali. Gli allevatori locali applicano anche dei metodi di gestione sostenibile dei pascoli, i quali necessitano di attuare dei programmi pastorali impegnativi, garanzia di preservazione degli spazi, di un miglior foraggio per le capre e dunque di una fibra migliore.
Questo vantaggio, combinato con il fattore di tracciabilità, di origine garantita e di conservazione di competenze e know-how, ha suscitato le attenzioni del settore del lusso.
Il raccolto della primavera 2015 è infatti già prenotato in anticipo. Un segnale forte e motivante per i pastori-allevatori nomadi del Bayankhongor, che hanno scelto di adoperarsi per una filiera sostenibile.


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