La filatura italiana nel 2018/2019 (nota a cura di Confindustria Moda per SMI)
gennaio 22 | Pubblicato da Luigi Sorreca | Biella, Carpi, Como, Economia, News, PratoIl bilancio preconsuntivo del 2018
Per la filatura italiana (in questa accezione comprensiva della produzione di filati lanieri, cotonieri e linieri) il 2018 si è rivelato un anno complessivamente discreto. Secondo le elaborazioni preliminari effettuate dal Centro Studi di Confindustria Moda per SMI, basate sia su variabili macro sia su Indagini Campionarie interne, il fatturato settoriale è stimato mediamente in aumento del +2,7%, dinamica che consentirebbe al turnover settoriale di tornare ad oltrepassare i 2,9 miliardi di euro.
A differenza del più recente passato, nel corso del 2018 il mercato estero ha premiato il filato italiano, specie laniero e liniero, consentendo di contabilizzare finalmente una crescita delle esportazioni oltreconfine.
Non va tuttavia dimenticato come il bilancio settoriale possa risentire dei rincari della materia prima (si ricorda che sia la lana sia il cotone hanno sperimentato aumenti nei dodici mesi dell’anno, con l’indice Awex Eastern a +15,6% e l’indice ‘A’ a +4,4% in valuta europea), che si sono ripercossi anche sui prezzi medi settoriali. D’altra parte, l’indice dei prezzi alla produzione della filatura monitorato da ISTAT fa registrare un aumento su base annua nella misura del +2,5% in Italia e del +2,0% nel caso delle vendite oltreconfine.
Il valore della produzione (variabile questa che si propone di stimare il valore della sola attività produttiva svolta in Italia al netto della commercializzazione dei filati importati), è stimato in aumento rispetto ai livelli raggiunti nel 2017 (+2,1%).
Sul fronte estero, la filatura nel suo complesso assiste ad un’inversione di tendenza, vedendo tornare finalmente l’export in territorio positivo. In linea con quanto sperimentato nei dieci mesi, per esportazioni annue si prevede una chiusura a +3,6%, dinamica che porterebbe il fatturato estero settoriale sugli 854 milioni di euro. Del resto, l’export di filati lanieri è stato caratterizzato da dinamiche di crescita nel corso di tutto il 2018, mentre l’export di filati cotonieri, positivo nel primo semestre, ha progressivamente perso velocità. L’export di filati linieri è risultato altresì particolarmente vivace.
Contestualmente l’import dovrebbe archiviare un lieve calo stimato al -0,5%, per un ammontare complessivo di 882 milioni di euro.
A fronte del suddetto andamento dell’interscambio con l’estero, il saldo commerciale si conferma negativo ma “solo” per 28 milioni di euro, in deciso assottigliamento, dunque, rispetto al dato del 2017 ; ci si attende del resto un guadagno di 34 milioni di euro.
Il mercato interno, intercettato dalla variabile consumo apparente, si dovrebbe essere ulteriormente rafforzato (+0,2%).
Considerando il versante occupazionale, sulla base dell’elaborazione dei dati forniti dalle aziende rispondenti all’Indagine Campionaria elaborata da Confindustria Moda su un panel di aziende associate a SMI, la filatura laniera vede una flessione ancora nel primo trimestre (-1,9%) per poi assistere ad una conferma dei livelli occupazionali nel secondo trimestre e ad un timido segnale positivo nel terzo (+0,5%).
Il commercio con l’estero nei primi dieci mesi del 2018
Se si focalizza l’analisi sui primi dieci mesi del 2018, sulla base dei dati ISTAT disponibili, si ottiene uno spaccato di maggior dettaglio relativamente all’interscambio con l’estero per le merceologie in esame. In
-0,7%. Nel periodo in esame, il valore dei filati esportati raggiunge i 734,8 milioni di euro, mentre quello dei filati importati passa a 753,8.
Il saldo commerciale della filatura si abbatte, dunque, a -19,1 milioni, in aumento di quasi 32,2 milioni rispetto al medesimo periodo del 2017, variazione da ricondurre in larga parte al miglioramento del deficit dei filati in cotone.
L’avanzo con l’estero si circoscrive, invece, solo ai filati cardati e ai filati per aguglieria, così come nei primi dieci mesi del 2016-2017.
Al di là del dato medio settoriale, le singole tipologie di filato presentano tuttavia dinamiche diversificate. Nel caso dell’export si muovono positivamente i filati pettinati in lana, che sperimentano una crescita del +12,3%, i filati lanieri per aguglieria, che registrano una variazione pari al +6,6%, nonché i filati di lino, che archiviano un incremento pari al +13,9%. Tutte le altre tipologie di filato qui considerate si mostrano, invece, riflessive. In ambito laniero, le vendite estere di filato cardato flettono del -1,2%, mentre i filati misti chimico/lana cedono il -6,5%. Le esportazioni di filati di cotone frenano infine al -0,3%.
Contestualmente, da gennaio ad ottobre 2018, le importazioni di filati dall’estero mostrano dinamiche altrettanto divergenti a seconda della tipologia. Con riferimento alla filatura laniera, l’import di cardati e l’import di pettinati crescono su ritmi piuttosto simili, rispettivamente pari al +6,1% e al +6,6%. Vivace dinamismo caratterizza anche i flussi dall’estero di filati linieri, in crescita del +22,0%. Di contro, flette del -6,2% l’import di filati misti chimico-lana, mentre il filato per aguglieria d’importazione cala del -3,1%. Le importazioni di filati di cotone, che nel gennaio-ottobre 2017 erano cresciute del +3,2%, nei primi dieci mesi del 2018 accusano un decremento pari al -11,1%.
Più in dettaglio, passando all’analisi dei principali mercati di sbocco, l’export di filati cardati accusa per il secondo anno consecutivo una decisa contrazione verso Hong Kong (-17,9%), Nazione che pur ha un’incidenza del 16,9% sul totale esportato di questo tipo di filato. Di contro, crescono le vendite dirette nel Regno Unito (+2,1%), nonché in Croazia (+20,0%) e
Cina (+69,4%). Cala, invece, del -2,2% il filato cardato destinato in Corea del Sud. Con riferimento a Paesi con export su valori inferiori ai 10 milioni di euro nel periodo in esame, solo la Bulgaria sperimenta un incremento (+52,9%), mentre gli altri mercati sono interessati da flessioni comprese tra il -5,2% della Turchia e il -27,4% della Romania.
Da gennaio ad ottobre 2018, l’export di filato pettinato destinato ad Hong Kong, al contrario del cardato, sperimenta una lieve variazione positiva pari al +0,8%, concorrendo al 14,3% dell’export totale di questa merceologia. Segue un gruppo di altri cinque Paesi partner che evidenziano tutti crescite delle vendite dall’Italia particolarmente vivaci: la Romania registra un +18,9%, la Repubblica Ceca un +35,8%, la Cina un +23,4%, il Regno Unito un +58,8%, infine la Turchia un +14,9%. Prosegue, invece, la flessione francese, che nel periodo in esame risulta pari al -4,3%. Mentre anche cala significativamente il filato pettinato destinato in Bulgaria (-35,7%), cresce quello diretto sia in Germania (+22,5%) sia in Corea del Sud (+27,9%).
Nei primi dieci mesi del 2018, similmente al 2017, il fatturato estero dei filati misti chimico/lana assiste ad un incremento verso Turchia (+6,9%) ed Austria (+7,7%), primo e secondo mercato di sbocco di questa tipologia di filato, in grado di assorbire complessivamente il 21,7% dell’export. Crescono anche Hong Kong e Bulgaria, che archiviano rispettivamente una dinamica del +2,1% e del +1,1%, mentre flettono sia Portogallo (-13,5%) sia Croazia (-30,8%). Restando nell’ambito dei primi dieci sbocchi, all’aumento della Spagna (+7,2%) si contrappongono, invece, le perdite in Francia (-13,4%), Romania (-12,2%) e Germania (-25,1%).
Per quanto concerne i filati di cotone, nei primi dieci mesi del 2018 presentano un aumento i flussi diretti verso la Germania (+20,9%), cliente che da solo assorbe il 16,5% dell’export totale di questo filato. Di contro, flettono le vendite dirette in Repubblica Ceca (-11,4%), mentre assistono ad una crescita sia la Francia (+5,9%) sia l’Ungheria (+14,3%). Segue, quindi, un gruppo di Paesi in arretramento, ovvero Regno Unito (-3,0%), Croazia (-15,2%), Romania (-4,0%) e Spagna (-9,9%). Turchia e Portogallo evidenziano, invece, delle variazioni positive rispettivamente pari al +10,7% e al +5,3%.
Analizzando i dati di importazione da gennaio a ottobre 2018, relativamente ai filati cardati, Lituania e Cina, primo e secondo supplier, mostrano una variazione in aumento, rispettivamente pari al +3,7% e al +21,1%. Il Regno Unito accusa, invece, una contrazione pari al -30,8%. Variazioni positive di particolare vivacità interessano altresì Polonia, Ungheria, Croazia e Romania.
L’import di filato pettinato sperimenta, similmente al 2017, da un lato una crescita dei flussi provenienti dalla Polonia (+14,7%), divenuta primo supplier, mentre dall’altro una flessione di quelli tedeschi (-5,3%). Cresce l’import dalla Romania (+30,0%) e dalla Repubblica Ceca (+10,9%), nonché da Thailandia (+5,3%) e Cina (+19,8%), mentre flette dalla Bulgaria (-13,8%).
Relativamente ai filati misti chimico/lana, i primi tre supplier ovvero Romania, Turchia e Bulgaria presentano dei cali rispettivamente pari al -5,9%, al -20,7% e al -12,8%. Pur su valori
significativamente inferiori, risulta positivo l’import dall’Austria, dall’Ungheria e dalla Germania, mentre registra un decremento dal Portogallo.
Infine, l’import dei filati di cotone archivia i primi dieci mesi del 2018 assistendo ad un arretramento da parte di tutti i principali supplier: la Turchia, pur assicurando il 32,3% dei filati di cotone importati in Italia, flette del -9,6%, la Cina del -2,6%, mentre Egitto e India mostrano cali rispettivamente del -11,3% e del -12,0%. Pur su livelli inferiori, si rileva una contrazione anche nel caso del Pakistan (-4,0%).