‘Made in’, è ora che in Europa si sblocchi il dossier
luglio 13 | Pubblicato da Luigi Sorreca | Biella, Carpi, Como, News, PratoNella durissima battaglia per il ‘made in’ c’è chi non molla, e non solo nel sistema di rappresentanza delle imprese ma anche a livello politico. E’ il caso di Cristiana Muscardini, vicepresidente della Commissione del Commercio Internazionale al Parlamento Europeo, che da anni è impegnata – assieme ad altri parlamentari italiani e non – sul tema dell’introduzione in Europa di norme che evidenzino in maniera chiara l’origine dei prodotti, inclusi quelli tessili. Una misura di civiltà a tutto vantaggio di consumatori e produttori, che però è da sempre osteggiata dai paesi del nord Europa interessati più al commercio che al manifatturiero.
La pratica ‘made in’ è ferma presso le istituzioni europee dall’ottobre 2010. E non è un caso: fu allora che il Parlamento europeo, con un voto schiacciante (525 favorevoli, 49 contrari e 44 astenuti), si espresse a favore dell’introduzione di un regolamento per l’etichettatura obbligatoria delle merci importate nella UE. Gli europarlamentari – eletti direttamente dai cittadini europei – presero quindi una posizione netta. Lo scoglio successivo appariva come il più difficile: la codecisione con il Consiglio europeo, quindi in sostanza con i Governi nazionali e con posizioni ‘anti-made in’ che a livello politico si sapevano essere ampiamente diffuse.
Il risultato è stato il congelamento del dossier origine; ed è proprio per stimolare l’uscita dallo stallo che Muscardini si è rivolta al ministro del commercio Sylikiotis invitandolo con decisione a promuovere il confronto fra Parlamento e Consiglio.
“La vicenda del ‘made in’ potrebbe intitolarsi: chi ha paura della trasparenza? – commenta il presidente dell’Unione Industriale Pratese Andrea Cavicchi -. Perché alla fine il nodo è questo: produttori e consumatori europei chiedono di vedere riconosciuto il diritto alla conoscenza dell’origine dei prodotti, lo stesso diritto di cui godono già da lungo tempo i cittadini statunitensi, indiani, cinesi e di moltissimi altri paesi. Il Parlamento europeo, per la sua stessa natura più vicino ai cittadini, dice che questo diritto va accordato; la maggior parte dei Governi nazionali non ci sta e boicotta il dossier lasciandolo nel limbo. Una situazione insostenibile sul piano dei principi di base della democrazia, oltre che un grave danno alle produzioni manifatturiere europee. Un plauso quindi alla vicepresidente Muscardini che cerca di tenere ‘caldo’ l’argomento.”
Sul tema dell’origine e dell’origine preferenziale l’Unione Industriale Pratese ha in programma iniziative che verranno rese note a breve.