CNA Federmoda punta su SMALL BUT PERFECT
maggio 19 | Pubblicato da Luigi Sorreca | NewsSi è tenuto presso gli uffici di CNA Milano l’evento conclusivo del progetto di CNA Federmoda “Putting best practices into Practices: three Italian case studies of sustainable best practice making in an EU knowledge sharing project” , vincitore della call “Small but Perfect”. Tra i partner del progetto Università Bocconi, Università di Atene, Fashion Revolution Global.
Il progetto, nato e costruito pensando ad alcune eccellenze del panorama sostenibile e circolare presenti sul territorio nazionale, ha identificato i tre pilastri della sostenibilità di CNA Federmoda: la formazione, la ricerca e l’innovazione, e il riciclo.
Capacità di fare sistema, valorizzare l’esistente, e porre CNA come promotore di linee guida verso una transizione ecologica del sistema moda che sia realmente inclusiva, e non lasci indietro nessuno: molti i temi e gli spunti emersi dalle conclusioni del progetto. Difatti, la mattinata è stata aperta con la visione del video che ha incorporato i momenti salienti delle tre visite aziendali dello Small but Perfect tour di CNA Federmoda.
É stata sottolineata l’importanza da un lato di valorizzare le eccellenze italiane, e raccontare il ruolo dell’artigianato e della micro-piccola impresa nella creazione di valore sostenibile e duraturo nel tempo, troppo spesso dimenticato, e molte volte non riconosciuto. Dall’altro, è necessario intraprendere delle iniziative per fare in modo che sia garantita la continuità dei sistemi produttivi nazionali e soprattutto la creazione di valore condiviso e diffuso.
Ripercorrendo gli ultimi appuntamenti, dopo l’evento kick-off della formazione presso l’ACCADEMIA MARIA TOMASSINI di Roberta Alessandri, il 17 aprile il tour ha raggiunto il Multilab del Centro Tessile Cotoniero e Abbigliamento SpA (Busto Arsizio VA).
Centrocot è, nel panorama europeo, uno dei centri di ricerca maggiormente riconosciuti per l’eccellenza che offre a supporto delle imprese del settore tessile abbigliamento moda. È la sua doppia anima che permette tale primato: da un lato le attività tecniche con, ad esempio, i test per il rilascio delle certificazioni, e le prove richieste dai brand per le prestazioni dei tessuti o dei prodotti, oltre che le attività di formazione; dall’altro, un nuovo pilastro fondativo, ossia l’area di ricerca e innovazione multi-settoriale, che recentemente si è dotata di un proprio Multilab.
È proprio quest’ultimo ad essere stato il fulcro della seconda visita del progetto di CNA Federmoda in collaborazione con CNA Milano. Il laboratorio multi-settoriale nasce al fine di creare sperimentazione a servizio dell’industria, e quindi delle imprese. Questo percorso si struttura nelle varie aree interconnesse che compongono il Multilab: riciclo, con le analisi di riciclabilità dei prodotti e dei materiali, e le valutazioni delle prestazioni sui materiali derivanti da riciclo meccanico e termomeccanico, oltre che le analisi ambientali sui nuovi processi produttivi. Il supporto a tali sperimentazioni è rappresentato da M3P Next Generation, piattaforma avanzata che favorisce l’incontro tra tecnologie, scarti industriali, e servizi per sostenere concretamente la transizione verso l’economia circolare dell’intero settore.
A seguire, lunedì 8 maggio si è tenuto il terzo appuntamento presso il distretto di Prato. Il focus di questa tappa è stata la circolarità, visitando il distretto del tessile che detiene il primato globale sulla economia circolare industriale per via di un know-how sviluppato in maniera sistemica già dalla metà dell’Ottocento.
La prima parte della mattinata si è concentrata sulla rigenerazione meccanica della lana, mostrata fase dopo fase da ASTRI, l’associazione tessile riciclato italiana che nasce con la volontà di valorizzare il lavoro che Prato fa da decenni, ossia quello di produrre tessuti rigenerati. È la forza della rete che fa ben comprendere il successo e il virtuosismo del distretto, poiché ASTRI rappresenta le aziende che sul territorio operano in questa filiera: la raccolta; la cernita; la successiva selezione e lavorazione della frazione dei materiali in lana, che viene distinta per colore, e ai quali vengono rimossi zip, bottoni, etichette; le lavorazioni, dalla lavastraccia al processo di asciugatura, che rendono gli stracci nuovo materiale per la produzione della lana rigenerata o lana meccanica; la fase di studio del colore – non si parla di tintura – poiché il risultato finale è realizzato attraverso l’unione di tanti colori; la filatura per la produzione del filato cardato in diverse composizioni e peso a seconda della sua destinazione.
La trasformazione dei sottoprodotti tessili e i materiali post consumo in fibra è un processo reso possibile solo dalla competenza di chi lavora nel settore, ed inoltre è possibile solo se l’intero modello di business, oltre che le condizioni di sistema, riescono ad essere “circolari” e sistemiche. Difatti, alcuni elementi particolari caratterizzano prima la lavorazione della “lana di Prato”, e di conseguenza il modello di economia circolare industriale del distretto: la macchina detta lavastraccia, è l’unica tecnologia che, grazie all’azione dell’acqua e dei cilindri, permette ai tessuti vecchi di aprire le fibre che si sciolgono dalle precedenti trame, garantendo che le fibre rimangano integre per consentire un materiale rigenerato lungo, quindi di qualità, e riciclabile infinitamente; la fase della tintura è inesistente perché un’altra caratteristica di questa lavorazione è che la fibra rigenerata è già colorata dalla precedente lavorazione; Prato è, inoltre, il distretto in cui trecento industrie sono collegate con l’acquedotto industriale “Gida”, un impianto dove le acque derivate dagli scarichi industriali vengono depurate e riutilizzate dalle industrie tessili.
La seconda parte della visita pratese è stata dedicata a Rifò che dalla sua nascita dopo il crowdfunding nel 2017 ha iniziato un percorso che unisce economia circolare, artigianalità e moda sostenibile attraverso l’utilizzo di materie prime rigenerate.