Crisi russa: preoccupazione crescente per la moda italiana
dicembre 1 | Pubblicato da Luigi Sorreca | NewsAd Est, niente di nuovo. I dati negativi riguardanti le esportazioni verso la Russia e l’ex blocco sovietico non hanno smesso di crescere in questi ultimi mesi, innescando una preoccupazione crescente nel settore della moda italiana.
La Russia rappresenta uno degli sbocchi principali per il Made in Italy, e molti marchi, che hanno basato la loro strategia di espansione internazionale su questi mercati, oggi si trovano in difficoltà. Non solamente le grandi griffe, ma anche e soprattutto tante piccole e medie imprese, in particolare nel settore della calzatura.
“Gli ordini provenienti dalla Russia si sono davvero “sgretolati”, con cali che vanno dal 30 al 40%. Temo che il calo delle esportazioni verso questo Paese non sia un semplice fenomeno passeggero, legato alle tensioni con l’Ucraina”, si allarmava qualche giorno fa, sulle colonne del quotidiano “La Repubblica”, Cleto Sagripanti, il presidente dell’associazione dei calzaturieri italiani Assocalzaturifici.
“Questa tendenza è confermata dalle difficoltà incontrate dalle boutique multimarca di lusso che prima accoglievano i nostri marchi, e che adesso sono sostituite da varie grandi catene che vendono prodotti di media e medio-bassa gamma provenienti dalla Cina o dalla Turchia”, sottolinea ancora Sagripanti.
Secondo le ultime cifre pubblicate da SMI-Sistema Moda Italia, l’associazione degli imprenditori del tessile-abbigliamento, fra gennaio e luglio del 2014 le esportazioni italiane verso la Russia di questo comparto sono diminuite del 7,9%, a 772 milioni di euro.
In un rapporto pubblicato all’inizio di novembre sui distretti industriali italiani, la banca Intesa Sanpaolo stimava che “la crisi russo-ucraina aveva pesato notevolmente sugli scambi con l’Italia, in particolare per alcuni settori, come la moda, e limitato in maniera massiccia il volume di nuovi investimenti diretti”.
Nel primo semestre del 2014, le esportazioni dei distretti italiani sono calate dell’8,5% verso la Russia e del 19,3% verso l’Ucraina, secondo la banca, che ha contato 6 distretti attivi nel campo della moda tra i 20 distretti industriali più penalizzati dalla crisi russo-ucraina.
“Ogni giorno ci troviamo di fronte a cancellazioni di ordini, riduzioni di budget, fallimenti di negozi e altri ritardi nei pagamenti da parte degli operatori russi”, spiega una fonte che lavora per una società italiana specializzata nella distribuzione di marchi di moda nella regione russa.
“Il mercato russo non cresce. La crescita del suo suo PIL è rallentata nettamente nel 2013, a causa dalla caduta del prezzo del petrolio, mentre il rublo ha perso quasi un terzo del proprio valore rispetto all’euro in un anno. Di conseguenza, c’è stata una forte contrazione delle esportazioni, accentuata dalle sanzioni occidentali. C’è da chiedersi se la crisi in Ucraina non sia servita da pretesto per frenare le importazioni allo scopo di rilanciare il mercato interno”, s’interroga la stessa fonte.
“I russi devono affrontare una crisi senza precedenti, e molti sono nel panico, perché non sono abituati a questo tipo di situazione. Il problema è che diverse aziende italiane si sono esposte molto su questo mercato. Così preferiscono rilanciare piuttosto che perdere tutto”, conclude la fonte.
Molti marchi italiani continuano infatti a investire in Russia. Dirk Bikkembergs, per esempio, ha appena inaugurato due nuovi punti vendita a Kiev, in Ucraina, e nella città russa di Pyatigorsk.
“Noi crediamo in questo mercato. A parte il problema dei tassi di cambio, sul posto stiamo subendo in particolare gli effetti di un problema politico”, afferma Tomaso Trussardi, che guida il marchio di famiglia. “Mio padre è stato uno dei primi a sbarcare in Russia, nel 1982, mercato in cui contiamo oggi una ventina di negozi. La fama e la notorietà di Trussardi è quasi più forte là che in Italia!”, prosegue.
“Quasi il 60% delle nostre vendite nella Penisola sono realizzate da cittadini russi; ecco perché abbiamo deciso di investire in questo Paese aprendovi altri negozi”, puntualizza il giovane imprenditore, pur riconoscendo che le vendite retail sono diminuite, “perché i russi non sono abituati a questo tipo di incertezze. D’improvviso, hanno diminuito le spese”.
Stesso discorso all’interno di un’altra importante griffe del Made in Italy. “Il nostro fatturato in Russia è calato di oltre l’11% nei primi 9 mesi dell’anno, ma se guardiamo le vendite al cliente finale, queste continuano ad essere positive”, indica questa Maison.
“C’è una crisi reale in Russia, ma questo mercato ha ancora delle grandi potenzialità. Non bisogna dimenticare che il mercato russo è diventato più maturo, con dei consumatori informati, che non comprano più solo del bling-bling. I consumi ripartiranno quando si assisterà al ritorno della stabilità politica e finanziaria”, confida Massimo Carraro, AD del gruppo di gioielleria e orologeria Morellato.
Nel frattempo, gli italiani moltiplicano i segni di distensione verso la Russia. Come l’organizzatore di Pitti Immagine, che dopo aver dedicato uno spazio importante alla moda russa all’interno della sua fiera milanese Super in settembre, si ripete nella prossima edizione del Pitti Uomo di gennaio, dove è stata scelta proprio la Russia come nazione ospite d’onore.