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Altagamma: in Russia calano i consumi del lusso del 5%. E la ripresa arriva nel 2017

luglio 9 | Pubblicato da Luigi Sorreca | News

Le incognite politiche e i problemi economici incidono negativamente sullo shopping di moda e lusso in Russia. Per un miglioramento dei consumi bisognerà attendere il 2017, anno in cui sarà verranno ridotti i dazi sulla maggior parte dei prodotti dell’alto di gamma.

Oggi, 8 luglio 2014, gli esperti del lusso si sono riuniti a Milano per discutere di Russia e delle importanti incognite che il Paese riserva. Un mercato (il decimo al mondo e il quinto in Europa) che nel 2013 ha raggiunto i 5,8 miliardi di euro (+5% rispetto al 2013), ma che quest’anno è stimato cali tra il 4% il 6%. Dall’inizio del 2014 gli acquisti nella Federazione sono scesi del 5% (e nel nostro Paese la minor presenza di russi ha causato una contrazione della spesa del 13%). I retailer russi devono anche fare i conti con i canoni d’affitto dei negozi tra i più alti d’Europa.

«Più della crisi politica, destinata a passare – spiega Armando Branchini, vice presidente di Fondazione Altagamma – saranno le fragilità strutturali dell’economia russa a condizionare i consumi del lusso ancora per molti anni. Ed è previsto un miglioramento nel 2017, quando finalmente dopo cinque anni dall’ingresso del Paese nel Wto sarà effettiva la riduzione dei dazi sulle categorie di prodotto più coinvolte nell’alto di gamma: dalla moda ai gioielli, dall’arredo al design, dal food alle auto».

Per quanto riguarda nello specifico l’abbigliamento e gli accessori, Branchini precisa a fashionmagazine.it che, «con le nuove tariffe, i valori si allineeranno a quelli europei, e saranno nell’ordine del 10-12%».

Risolto il problema dei dazi e presumibilmente quello dell’Ucraina, «nel 2017 in Russia rimarrà la sostanziale crisi dell’industria – sostiene Branchini –  che non sta certo facilitando la formazioni di una vera borghesia. Fermo restando che i ricchi rimarranno gli stessi, c’è da chiedersi se la platea dei consumatori si amplierà o meno: ed è questa la vera scommessa per le aziende del lusso».

Concorde anche Paolo Magri, vice presidente esecutivo e direttore di Ispi, che ha sottolineato alcune importanti vulnerabilità dell’ex Urss, a partire dalla pericolosa diminuzione della popolazione – nei prossimi 30 anni il Paese perderà 30 milioni di abitanti – con ripercussioni negative sui consumi, fino alla forte dipendenza dell’economia dalle materie prime, gas e petrolio in primis, e dalle loro quotazioni, che non assicura certo stabilità.

«Nel prossimo biennio – precisa Magri – temo comunque che soffrirà di più il ceto medio, rispetto alla parte più benestante della popolazione, pertanto le vendite del lusso non dovrebbero risentirne in modo significativo. Tra cinque o sei anni la situazione potrebbe invece cambiare in peggio e se non verranno realizzate le riforme necessarie».

Dalla tavola rotonda a cui hanno partecipato fra gli altri  Alessandro Varisco, ceo diMoschino, Fabio Gnocchi direttore commerciale di Brunello Cucinelli e Stefano Core, ceo di Driade, Matteo Lunelli è emersa un’altra importante indicazione: anche nell’alto di gamma è indispensabile fare un distinguo tra i prodotti più esclusivi e di nicchia e quelli più accessibili. E riguardo ai primi, pressoché tutti si sono dichiarati ottimisti per il prossimo biennio «In Russia il vero lusso continuerà ad andare».


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