Moda, Tessile, Abbigliamento

CTN: chiusura positiva del 2018 ma segnali di allarme in alcuni settori-chiave

aprile 13 | Pubblicato da Luigi Sorreca | News, Prato

Le esportazioni manifatturiere di Lucca, Pistoia e Prato nel quarto trimestre 2018 e la chiusura dell’anno: risultati complessivamente buoni ma segnali di allarme su alcuni settori-chiave
Nel trimestre ottobre-dicembre del 2018 l’export manifatturiero dell’area Lucca-Pistoia-Prato ha segnato +9,6% rispetto allo stesso periodo del 2017, con andamenti comunque diversi fra le tre province: dal +0,8% di Pistoia al +1,7% di Prato fino al +17,8% di Lucca. Ampliando la visuale al complesso delle esportazioni (quindi manifatturiero più servizi, beni diversi e soprattutto prodotti agricoli, particolarmente rilevanti nel pistoiese), l’export è aumentato nel 4° trimestre del +10,4% rispetto allo stesso periodo del 2017 (+2,7% Prato, +4,3% Pistoia, +17,7% Lucca), a fronte di un incremento medio del +3% per l’Italia e del +11,2% per la Toscana.
Le elaborazioni del Centro studi di Confindustria Toscana Nord sui dati Istat fanno il punto anche sulla chiusura del 2018, che ha visto l’export manifatturiero segnare un aumento del +10% a Lucca e del +1,1% a Prato, mentre a Pistoia c’è stata una piccola diminuzione di -0,6%. L’insieme dell’export manifatturiero 2018 di Lucca, Pistoia e Prato ha segnato rispetto al 2017 +5,4%; in valore assoluto l’ammontare è stato di  7,85 miliardi di euro
Lucca
A Lucca nel 4° trimestre 2018 le esportazioni del solo manifatturiero (97% del totale) sono cresciute del +17,8%, chiudendo il 2018 a quota 4,17 miliardi (+10% rispetto al 2017).
La crescita dell’ultimo trimestre e dell’anno è dovuta in massima parte ai risultati positivi delle industrie del gruppo dell’elettro-metalmeccanica, che pesano in aggregato per il 51% sull’export lucchese; in particolare sono molto cresciute le esportazioni di macchine per l’industria della carta, +34,6% sull’anno, e le macchine d’impiego generale, +8,8% sull’anno. Guardando anche il trend di medio periodo, e fatto 100 il periodo pre-crisi, le esportazioni lucchesi di macchine sono più che raddoppiate rispetto al pareggio o alla crescita limitata nella media italiana. Tra i principali mercati del settore meccanico nel 2018 al primo posto ci sono gli Stati Uniti (+52% rispetto al 2017), al secondo posto la Cina (+37,7%) seguita dalla Spagna (+102,8%). La cantieristica navale di Viareggio, tenendo presente l’esigua significatività delle variazioni annuali e trimestrali causata da cicli di produzione particolarmente lunghi, cresce del +15,6% su base annuale (+241,4% nell’ultima parte del 2018), e al primo posto troviamo le vendite negli Stati Uniti (+132,8% rispetto al 2017), al secondo posto quest’anno il Regno Unito (+551,7%) e terza la Turchia in diminuzione però del -16% rispetto al 2017. Infine i prodotti in rame (comprendono semilavorati, cavi e apparecchiature di cablaggio), che nel 4° trimestre crescono del +4,7% e del +15% nel 2018.
L’altro cardine delle esportazioni e dell’economia lucchese è quello della carta e cartotecnica, che rappresenta quasi il 25% provinciale delle vendite all’estero con oltre 1 miliardo di euro. Nel 2018 il settore presenta una crescita vivace delle esportazioni (+9,2%); ma nel 4° trimestre si è registrata una battuta di arresto del -2,6% dopo che la produzione industriale misurata dalle indagini del Centro studi di Confindustria Toscana Nord aveva segnalato una diminuzione del -2,7%. Primo mercato del cartario lucchese nel 2018 è stato la Francia (+9,4%), al secondo posto troviamo la Germania in arretramento del -2,6%, e poi la Spagna (+7,2% rispetto al 2017). Tra i primi dieci mercati si sono registrati forti aumenti di vendite in Polonia (+22%) e negli Stati Uniti (+84%).
Nell’ultima parte dell’anno alcuni settori significativi dell’economia lucchese hanno migliorato la performance negativa dei mesi precedenti; aumentano nel 4° trimestre le esportazioni di prodotti farmaceutici (+5,2%, -7,3% la variazione dell’anno); i prodotti alimentari, in particolare l’olio, riprendono con +17% del 4° trimestre (-3,7% il 2018); l’abbigliamento (+2% il trimestre, -16% l’anno); il lapideo (pietre tagliate, modellate e rifinite) nel trimestre si ferma a +0,2% e  chiude l’anno a -13,8%. Il settore calzaturiero, invece, anche nel 4° trimestre diminuisce le sue esportazioni (-22,8% tendenziale).
Pistoia
Nel 4° trimestre 2018 le esportazioni di Pistoia sono cresciute principalmente grazie al tessile, al calzaturiero e al florovivaismo, settori che hanno portato l’export ad aumentare del +4,3% rispetto al 4° trimestre 2017. L’intero anno 2018 si è concluso con un tasso di variazione del +1,8%, per un valore complessivo di 1,35 miliardi di euro. La notevole crescita delle esportazioni di piante vive (+11,1% tendenziale il 4° trimestre, +3,4% l’anno 2018) non è ancora sufficiente ad allineare l’andamento della provincia al trend italiano, assai più vivace. Pistoia rimane tuttavia il primo territorio esportatore di piante vive: nel 2018 pesa per il 36,5% di vendite all’estero sul totale italiano.
L’export manifatturiero, invece, nel 4° trimestre ha registrato un aumento modesto del +0,8% e il 2018 ha chiuso a quota 1,07 miliardi, sostanzialmente in pareggio rispetto al 2017 (-0,6%). I settori della moda (tessile, abbigliamento e cuoio-calzature) sono l’aggregato più importante nelle esportazioni della provincia, con 446 milioni di euro, il 33,2% del totale provinciale 2018, seguiti dalle piante vive al 18,5%, e poi dalla elettro-metalmeccanica che pesa per il 14,8%. A distanza, troviamo gli altri settori, tutti sotto la soglia del 10%.
Nel 2018 il comparto della moda di Pistoia ha registrato un buon andamento delle esportazioni (+4,4% l’anno e +2,9% tendenziale 4° trimestre). L’industria tessile, in particolare, ha chiuso il 2018 con risultati positivi: +9,1% rispetto al 2017 (+11,1% il tendenziale del 4° trimestre). Le calzature,che rappresentano il 10% dell’export della provincia, hanno registrato una crescita del +8,2% nel 2018 e del +16,1% nel 4° trimestre, confermando il trend ascendente di medio periodo. Viceversa, nel 2018 le esportazioni di prodotti di abbigliamento e maglieria arretrano del -1,2% sull’anno, con una forte diminuzione nel 4° trimestre (-10,1%). Primo mercato di riferimento del comparto moda pistoiese nel 2018 sono gli Stati Uniti (+14%), al secondo posto il Regno Unito in diminuzione (-4,4%); terza la Germania, stabile (+0,1%).
La elettro-metalmeccanica rappresenta più anime settoriali con andamenti differenziati. L’export complessivo 2018 è stato in crescita del +3,0% rispetto al 2017 (+4,6% il 4° trimestre). La produzione di macchinari (sia per uso generale che speciale, nel complesso il 6,8% di export) ha evidenziato nel 2018 un andamento poco brillante (-1,6% rispetto al 2017), con una ripresa a fine anno (+1,7% il 4° trimestre). La consistenza esigua del ferrotranviario di Pistoia è dovuta con ogni probabilità all’attribuzione delle esportazioni di alcune grandi imprese presenti sul territorio a loro unità locali collocate in altre province: i dati Istat sull’export infatti si basano sul luogo non solo di produzione ma anche di operazioni successive. Il primo mercato del 2018 del gruppo elettro-metalmeccanico sono gli Stati Uniti (in contrazione comunque del -7,2%), al secondo posto la Francia (+24,5%), al terzo la Germania (-38,4%).
Le industrie alimentari migliorano la performance (+4,3% 4° trimestre tendenziale) ma con una chiusura di anno del -5,0% più bassa rispetto al 2017. Il primo paese di riferimento è la Germania, in crescita del +5,4% rispetto al 2017.
Con la ulteriore flessione del 2018 le esportazioni di mobili sono giunte a un livello pari al 40% del periodo pre-crisi, che vale oggi il 6,2% dell’export pistoiese. Gli articoli in gomma e materie plastichealtri prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi nel 2018 peggiorano le esportazioni del -12,5% rispetto al 2017, con un ultimo trimestre in caduta al -8,0% tendenziale. Le esportazioni dell’industria cartaria rappresentano l’estensione a nordest del distretto cartario di Capannori, e hanno chiuso il 2018 con 62,2 milioni di euro esportati (+6,0%), e un balzo nel 4° trimestre del +22,9%, dovuto in parte agli aumenti del costo della cellulosa che hanno inciso sul valore delle merci.
Prato
A Prato nel 4° trimestre 2018 le esportazioni manifatturiere (che rappresentano il 99% del totale) sono cresciute del +1,7%, chiudendo l’anno a quota 2,61 miliardi (+1,1% rispetto al 2017). L’81,1% delle esportazioni provinciali è composto da prodotti del tessile-abbigliamento, per un totale di 2,14 miliardi di euro, in aumento del +2,4% nel 4° trimestre 2018 e del +0,8% nel 2018 sul 2017. Allargando l’orizzonte, per il solo tessile, all’intero distretto pratese (compresi quindi i confinanti comuni del fiorentino e del pistoiese con caratterizzazione tessile), il 2018 si chiude con l’export a quota 1,6 miliardi di euro, 16 milioni in più rispetto al 2017 (+1%). Il singolo prodotto più rilevante per il distretto sono i tessuti con 817,1 milioni di euro esportati nel 2018; nell’ultimo trimestre le esportazioni di tessuti si sono stabilizzate, con una variazione del +0,5% rispetto allo stesso periodo 2017, chiudendo l’anno al +1,6%, con una media superiore di poco a quella italiana. Seguono con 487,2 milioni di euro gli altri prodotti tessili (a maglia e speciali), che nel 4° trimestre sperimentano una caduta delle vendite all’estero (-9,8% rispetto allo stesso periodo 2017) dovute in buona parte ai tessuti a maglia. Il comparto della produzione di filati, soprattutto per maglieria ma anche per tessitura, vanta nel 2018 performance molto buone, con un aumento nel 4° trimestre del +5,9% (273,8 milioni di euro esportati, +5,0% il tendenziale 2018 sul 2017), facendo meglio della media italiana (+3,8%). Nel 2018 si è quindi in gran parte recuperato il terreno perso e il valore esportato risulta superiore al livello precedente la crisi. Nel 2018 il distretto tessile pratese ha venduto per la maggior parte in Germania (12% del totale, 188, 5 milioni), che, anche se diminuisce del -5,7% rispetto al 2017, rimane il primo mercato di riferimento del tessile. Troviamo stabilmente al secondo posto la Spagna (+0,3%) e al terzo la Romania (-2,0%). Seguono da vicino Francia (+1,8%), Hong Kong e Regno Unito (-2%), Portogallo (-5,4%). Da tenere presenti, anche se con contributi intorno al 4%, Cina e Turchia che crescono rispettivamente nel 2018 del +12,7% e +6,9%, e gli USA che invece diminuiscono (-2,1%).
L’abbigliamento e maglieria della provincia di Prato hanno viaggiato nel 2018 a due velocità. In crescita costante, ancorché limitata, le vendite di abbigliamento (651,3 milioni esportati, +4,2% tendenziale il 4° trimestre, +2,1% l’anno), in frenata fino al 3° trimestre la maglieria, che si riprende nel 4° con un aumento del +13,7% tendenziale, mettendo il segno più alla chiusura del 2018 (+1,6% sul 2017). La Francia rimane il primo paese di sbocco, ma in contrazione del -4,3%; al secondo posto la Germania in crescita del +1,2%, e terza la Spagna (in contrazione del -1,1%).
La crescita brillante dell’export della meccanica e del meccanotessile, che rappresentano il 4,3% del totale provinciale con 113,9 milioni di euro, si è arrestata nel 4° trimestre con una diminuzione del -7,1%, che ha portato la chiusura annuale in territorio leggermente negativo (-0,5%). La geografia dei mercati nel 2018 cambia completamente, come è normale che sia per i prodotti d’investimento quali gli impianti di produzione tessile, e vede la Cina al primo posto e in crescita del +4,7%, al secondo gli USA (+99%), e al terzo la Polonia (+128,5%). Perdono pesantemente terreno invece gli altri mercati di riferimento (Germania, Francia, Spagna, Portogallo, Turchia); in aumento le vendite nel Regno Unito.

Il commento del presidente di Confindustria Toscana Nord Giulio Grossi

“Commentare dati come questi è piuttosto difficile. Fermandosi ai numeri in sé e per sé e ragionando soprattutto in ottica annuale dovremmo essere non solo sereni ma per molti aspetti più che soddisfatti. Il lavoro molto dettagliato e accurato che fa il nostro Centro studi ci consente tuttavia riflessioni più approfondite che prendono in esame anche i dati congiunturali e quelli dell’import. Il confronto fra i dati della congiuntura, diffusi un mese fa, e l’andamento dell’export ci conferma ad esempio che esiste una criticità ben precisa in corrispondenza del quarto trimestre dell’anno: un trimestre che, rispetto allo scopo di tracciare le prospettive per il futuro, non vale quanto gli altri ma molto di più, facendo da anticamera all’anno in corso. Se negli ultimi tre mesi del 2018 la produzione rallenta e l’export segnala anch’esso dei chiari scricchiolii in settori-chiave per la nostra industria, dobbiamo tenerci ben lontani da ogni trionfalismo.

Preoccupano anche le motivazioni che, con ogni evidenza, stanno alla base di queste dinamiche. La battuta di arresto dell’export del settore cartario, ad esempio, è in chiara connessione con l’incremento dei prezzi delle materie prime: nell’ultimo trimestre dell’anno  i valori medi all’import in Italia di pasta-carta, già in aumento anche nei mesi precedenti, sono cresciuti nel +19,1%. La caduta dell’export registra sì, quindi, un non clamoroso -2,6% , ma, dal momento che le esportazioni territoriali sono espresse in valori, è in realtà molto più accentuata in termini di quantità; e questo mentre, nello stesso tempo, l’aumento dei costi provoca una contrazione dei margini.

Quanto al distretto tessile pratese, anche nel 2018 è stato il primo esportatore nazionale in valori di tessuti, seguito da Biella; il primo esportatore di prodotti tessili come tessuti a maglia e speciali, seguito da Milano, e il secondo dopo Biella per esportazioni di filati: primati importanti, che danno la misura di quanto il distretto sta lavorando per mantenere alto il proprio profilo. Ma anche sul tessile-abbigliamento gravano delle incognite, per motivi diversi dal cartario anche se i costi di materie prime ed energia si fanno sentire anche in questo settore: i principali paesi di sbocco, Germania e Francia, segnano il passo, mentre nuovi mercati in potenziale crescita risentono del rallentamento dell’economia globale. Sempre la carta e il tessile-abbigliamento sono fra i settori che potrebbero essere colpiti dai dazi USA, con effetti a ora non prevedibili; per tutti, inoltre, rimane in corso la partita della Brexit.

In questo quadro così articolato, con insidie di varia natura e provenienza, anche una realtà come Pistoia, che si caratterizza per la compresenza di una molteplicità di settori e che quindi è in grado di generare delle compensazioni al proprio interno, è esposta a contraccolpi che si sono avvertiti già nel 2018. Per Pistoia tuttavia va detto che i dati dell’export presentano anomalie dovute verosimilmente all’attribuzione ad altre province, per motivi di regole statistiche, di prodotti del ferrotranviario realizzati negli stabilimenti del nostro territorio: il dato congiunturale del quarto trimestre mostrava anzi buoni risultati, con un +4,6%.

Per il complesso dell’industria di Lucca, Pistoia e Prato le prospettive per l’anno in corso non ci lasciano tranquilli, con una crescita italiana che il Governo stesso vede come irrilevante, certificando attraverso il Def la previsione 2019 al +0,2% e quindi, indirettamente, anche un mercato interno poco ricettivo. Mentre siamo costretti a misurarci con problemi macroeconomici incontrollabili, auspichiamo che da parte della politica e delle amministrazioni pubbliche a tutti i livelli, da quello europeo a quelli nazionale e locale, venga fatto tutto quanto il possibile per favorire le attività produttive e aiutarle a essere competitive. L’export manifatturiero è più che indispensabile agli equilibri economici nazionali: è decisivo.”

Nela foto, il  presidente di Confindustria Toscana Nord, Giulio Grossi

 


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