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I dati della filatura italiana nel 2017-2018 (a cura di SMI)

giugno 27 | Pubblicato da Luigi Sorreca | Biella, Carpi, Como, News, Prato

  1. 1. Il bilancio settoriale del 2017

Il bilancio settoriale della filatura italiana (in questa accezione comprensiva della produzione di filati lanieri, cotonieri e linieri) risulta ancora una volta in chiaroscuro. Da un lato nel 2017 si registra un recupero rispetto al 2016, dall’altro si ottiene una fotografia simile a quella del 2015, ovvero di un comparto “stabile”, che fatica a ritrovare una spinta verso livelli maggiori.

Secondo le elaborazioni effettuate dal Centro Studi di Confindustria Moda, il fatturato della filatura conferma il risultato del 2016, assestandosi a poco più di 2,8 miliardi di euro. Le più ottimistiche stime rilasciate lo scorso Gennaio in occasione della precedente edizione di Pitti Filati, allorquando ci si attendeva una chiusura d’anno lievemente migliore (+0,8%), sono state disattese.

La filatura laniera si conferma il comparto preponderante, concorrendo all’82,7% del turnover settoriale, mentre il filato di cotone copre il 14,8%, seguito dal filato liniero circoscritto al 2,5%.

Lievemente più performanti della filatura nel suo complesso sono risultati i filati lanieri (+0,3%), mentre una debole crescita, dopo un biennio negativo, si registra per la filatura cotoniera (+1,1%). La filatura liniera, infine, accusa una perdita di particolare rilievo.

Il valore della produzione realizzata in Italia si conferma esso stesso scarsamente dinamico e presenta una variazione pari al -0,2%.

Il 2017 vede un commercio con l’estero complessivamente “flat”. Più in dettaglio, l’export settoriale, dopo il deludente risultato del 2016 (-4,9%), ha faticosamente risalito la china e archivia nei dodici mesi una lieve flessione, contenuta al -0,4%; il fatturato estero passa, pertanto, a 824 milioni di euro. Come indicato in Tabella 2, a differenza del 2016, allorquando tutte le tipologie di filato qui considerate, avevano perso terreno, nel 2017 si riscontrano trend dicotomici. L’andamento negativo permane per le vendite estere dei filati misti chimico/lana (-4,8%), per i filati destinati all’aguglieria (-10,7%), nonché per i filati di lino (-8,2%). Di contro, sono tornate a crescere le esportazioni di filati lanieri sia pettinati (+1,9%) sia cardati (+2,7%), così come dei filati di cotone (+1,5%).

Parallelamente l’import decelera rispetto al ritmo di crescita messo a segno nel 2016 (+3,8%), mantenendosi comunque positivo: grazie ad un aumento del +0,6% su base annua si porta a 886 milioni di euro. Variazioni sopra-media interessano sia i principali filati di lana sia quelli di cotone. In particolare, il filato misto chimico/lana importato cresce del +6,2%, il filato pettinato del +3,9%, mentre il filato cardato del +0,8%. L’import di filato di cotone assiste, invece, ad una dinamica pari al +2,4%.

Flette, invece, l’import dei filati per aguglieria (-33,4%) e dei filati di lino (-21,4%).

Di conseguenza, il saldo commerciale della filatura italiana, positivo nel periodo 2012-2015, resta in deficit per 62 milioni di euro. Il surplus con l’estero è, del resto, circoscritto ai filati cardati per 146 milioni di euro e ai filati per aguglieria, in avanzo per 56 milioni. Di contro, tutte le altre tipologie vedono le importazioni eccedere le esportazioni: i filati di cotone risultano in deficit per -134 milioni di euro, i pettinati lanieri per -75, i filati di lino per -29.

Passando all’analisi del mercato nazionale, il consumo apparente, al lordo delle scorte, dopo la timida crescita del 2016 (+0,8%), si rivela invece in lieve aumento, archiviando un +0,2%.  Più nello specifico, sul dato medio della domanda domestica incide soprattutto il gravoso decremento del lino, mentre si muove sopra media sia la domanda interna del filato laniero sia del filato cotoniero.

 

  1. 1. La congiuntura nel primo trimestre del 2018

Per la filatura italiana il 2018 si apre con maggior favore, specie con riferimento alle vendite oltreconfine.

Nel primo trimestre l’indice di produzione industriale ISTAT relativo alle attività di filatura (Cod. ATECO CB 13.1) fa registrare un decremento tendenziale pari al -0,8%, in linea con quanto registrato lo scorso anno.

Con riferimento al commercio con l’estero, il primo trimestre assiste ad un ritrovato dinamismo dell’export, in crescita del +5,5% rispetto al medesimo periodo del 2017.  Parallelamente, l’import registra invece un lieve calo, pari al -0,5%.

Il saldo commerciale trimestrale risulta, pertanto, negativo per 16,1 milioni di euro, migliorando nettamente rispetto a quello dei primi tre mesi dello scorso anno (+12,9 milioni in più rispetto al primo trimestre del 2017).

Analizzando i risultati evidenziati dalle singole tipologie di filato qui considerate, si nota come il maggior dinamismo interessi i filati pettinati (+15,2%); positivi anche i filati cardati, ma su ritmi più modesti (+1,0%), e i filati per aguglieria (+5,7%). Da gennaio a marzo 2018 crescono anche le vendite estere dei filati cotonieri e dei filati linieri, rispettivamente nella misura del +3,0% e del +7,6%. In tale contesto favorevole, risultano, invece, in arretramento i filati misti chimico/lana, il cui export cede il -9,6%.

Sul fronte delle importazioni dall’estero, si rilevano flessioni significative per il filato di cotone (-19,0%) e per il filato per aguglieria (-9,7%). L’import di filato cardato si mostra particolarmente vivace, crescendo del +23,2%, mentre quello pettinato cresce del +13,8% e quello dei misti chimico/lana del +4,7%. Infine, l’import di filato liniero cresce del +1,0%.

Se si osservano i risultati in termini di quantità, l’export si mostra in aumento anche a in tal caso (+3,8%); l’import, invece, flette, ma su tassi ben più significativi rispetto al valore                   (-8,0%). Guardando alle singole tipologie di filato, crescono le quantità esportate di filato pettinato (+10,7%), di filato di cotone (+8,0%) e di filato di lino (+15,9%), mentre le altre tipologie risultano interessate da cali. Considerando le importazioni, crescono in maniera significativa i volumi (così come i valori) dei filati cardati (+16,7%), ma anche dei pettinati e dei misti (rispettivamente +3,5% e +1,2%) nonché dei filati di lino (+6,7%). Forti flessioni, si rilevano, invece, per i filati per aguglieria (-21,3%) e cotonieri (-14,9%).

Si passa ora all’analisi dell’andamento per mercato di sbocco con riferimento alle singole tipologie di filato qui prese in esame. Per i cardati primo mercato, con una quota pari al 22,9%, risulta essere la Croazia, che in virtù di un aumento di oltre il +40%, ha superato Hong Kong, sceso al secondo posto e ancora in calo (-10,9%). Cedenti risultano anche Regno Unito (-7,9%) e Romania (-31,1%), al contrario della Cina, che guadagna un +9,6%.

Nel caso dei filati pettinati resta al primo posto Hong Kong (con un’incidenza sul totale scesa però al 14,7%); Hong Kong, nonostante il calo del -14,8%, presenta un valore quasi doppio rispetto a quello dei cardati provenienti dall’Italia. Tutti gli altri maggiori mercati sono caratterizzati da trend molto positivi: la Repubblica Ceca registra un +74,0%, la Romania un +19,1%, la Turchia +29,3%, il Regno Unito +56,9%.

I filati misti chimico-lana vedono come prima destinazione l’Austria (+9,8%), che assorbe quasi il 13% dell’export di comparto. Seguono Turchia ed Hong Kong, entrambi interessati da aumenti superiori al +25%. La Croazia, al contrario di quanto visto nel caso dei cardati, presenta un calo del -34,7%. L’export verso il Portogallo cresce, invece, del +4,6%.

Relativamente ai principali sbocchi dei filati di cotone, la Germania sperimenta un aumento pari al +20,0%, mentre la Repubblica Ceca flette del -10,3%. Ungheria e Francia crescono rispettivamente del +28,3% e del +3,9% portandosi su valori piuttosto simili; l’export verso la Croazia segna invece una contrazione del -16,8%.

Considerando l’approvvigionamento dall’estero sempre nel gennaio-marzo 2018, i primi due supplier, in grado di assicurare il 62,5% dell’import di filato cardato, sperimentano un’evoluzione positiva: la Lituania del +18,9%, la Cina superiore al +100%. In flessione del              -24,9% risulta invece il Regno Unito, sceso dalla prima alla terza posizione.

In grado di coprire il 55,4% dell’import totale di filati pettinati, i primi tre supplier evidenziano una dinamica positiva: la Polonia cresce del +24,5%, la Germania del +13,2%, la Romania del +40,5%. Di contro, la Bulgaria arretra del -11,4%.

Il 47,9% dei filati misti chimico-lana d’importazione proviene dalla Romania, che nel periodo in esame segna un incremento pari al +2,2%. Segue la Turchia, in aumento del +21,1%. Bulgaria e Portogallo sperimentano, invece, ambedue una flessione del -5,9%.

Nei primi tre mesi del 2018, tutti i maggiori fornitori di filati di cotone mostrano cali non marginali: la Turchia cala del -16,9%, la Cina del -15,0%, l’Egitto del -27,3%, l’India del             -17,4%. In controtendenza aumenta l’import dal Pakistan (+9,8%).

 


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