Moda, Tessile, Abbigliamento

L’abbigliamento Junior nel 2013-2014

gennaio 16 | Pubblicato da Luigi Sorreca | News

Nota a cura di SMI – SISTEMA MODA ITALIA

Il bilancio preconsuntivo del 2013

Secondo le stime preliminari, nel 2013 la moda Junior (accezione questa che comprende l’abbigliamento in maglia e tessuto per ragazzi/e di età tra 0-14 anni, intimo ed accessori inclusi) assisterebbe ad un peggioramento del trend negativo avviatosi lo scorso anno. Per il fatturato totale, infatti, si stima  un calo pari al -3,2%, corrispondente a poco più di 2,5 miliardi di euro. Come già più volte si è avuto modo di rilevare da queste colonne, sulle performance di comparto ha gravato, in particolare, la situazione del mercato interno. Di contro, i pur soddisfacenti risultati ottenuti sui mercati esteri, per un comparto che ha ancora un’incidenza delle vendite oltreconfine sul giro d’affari inferiore rispetto al complesso della filiera Tessile-Moda, non sono stati sufficienti a sostenere il bilancio settoriale. Va pur sottolineato, tuttavia, come la suddetta incidenza risulti, comunque, in progresiva crescita: nel 2013 dovrebbe sfiorare il 34%, dal 32,1% archiviato nel 2012. Del resto, nonostante i cedimenti evidenziati anche all’estero dai capi d’abbigliamento per i bebè (come più ampiamente descritto nel proseguo della Nota), l’export  dello Junior si mantiene in aumento per il quarto anno consecutivo, con una crescita media annua stimata a +2,2%, in lieve miglioramento dunque rispetto al ritmo registrato nel 2012.

Con riferimento all’import, anche per la moda Junior si rileva quanto sperimentato nel 2012-2013 dal resto della filiera Tessile-Moda, ovvero una contrazione (pur in rallentamento) dei flussi provenienti dall’estero, nell’ordine del -4,5%. La debolezza del mercato interno, d’altra parte, continua a costituire un freno alla piena ripartenza dell’importazione.

La dinamica prevista per i flussi commerciali di import/export conduce ad un nuovo, significativo miglioramento del deficit commerciale settoriale, che dovrebbe scendere a 650 milioni di euro circa.

Nel 2013 si profila, inoltre, un ritorno in area negativa per il valore della produzione (variabile che, si ricorda, tenta di stimare l’attività produttiva svolta in Italia, al netto della commercializzazione di prodotti importati),  stimato nella misura del -1,9%.

Secondo le previsioni, i consumi nazionali (in tale accezione comprensivi dei consumi delle famiglie, dei consumi extra-familiari e delle scorte) dovrebbero archiviare il 2013 ancora in territorio negativo, facendo segnare un nuovo gravoso deterioramento, pari (almeno) al -5,8% con riferimento all’anno solare, a fronte di un sell-out in netto calo sia nella Primavera/Estate sia nell’Autunno/Inverno. A differenza del passato, del resto, anche lo Junior non è più stato risparmiato dalle riduzioni degli acquisti messi in atto dalle famiglie italiane, che anche in questo ambito hanno operato una revisione dello stile di consumo.

Tornando alle performance sperimentate sui mercati esteri, è possibile circoscrivere l’analisi al solo abbigliamento per neonati (per il quale si possono isolare le voci doganali di pertinenza e, quindi, i flussi commerciali con l’estero per Nazione). Nei primi nove mesi del 2013 le vendite oltreconfine presentano, come nel 2012, una flessione a due cifre, pari, nello specifico, al -13%.

Tra i mercati di sbocco della moda bebè si conferma al primo posto la Russia, che accusa, tuttavia, un cedimento di rilievo; flette, inoltre, l’export verso Francia, Spagna e Germania. In controtendenza, si rileva un incremento delle vendite dirette nel Regno Unito (+28,6%, corrispondenti a quasi 7,4 milioni di euro) e in Ucraina (+9,2%), così come, pur su livelli ben più contenuti, in Arabia Saudita e Giappone.

Sempre con riferimento al solo abbigliamento bebè, l’import arretra del -11% nei primi tre trimestri del 2013 rispetto al corrispondente periodo del 2012. Con riferimento ai top-supplier, la Cina, pur fornendo il 40,5% dell’import di comparto, registra una decrescita del -19,8%; contestualmente, cala del 8,9% l’import dalla Francia, secondo fornitore (pur con un’incidenza del 15,3% sul totale). Continua a mantenersi, invece, dinamico il Bangladesh (terzo Paese fornitore, con una quota del 9,6%), archiviando un +15,4%. Positivo, inoltre, risulta anche l’import dall’India (+7,2%).

I principali risultati dell’Autunno/Inverno 2012-2013 sul mercato italiano

Sotto il profilo demografico, il mercato italiano dell’abbigliamento Junior, al 1° gennaio 2013, si componeva di oltre 8,3 milioni di individui di età compresa tra 0 e 14 anni. Da gennaio a luglio 2013, sulla base delle (pur provvisorie) rilevazioni ISTAT ad oggi disponibili, le iscrizioni in anagrafe per nascita sono state pari a 291.853, con un decremento di quasi 13 mila unità rispetto agli stessi mesi del 2012 (-4,3%). Dal punto di vista geografico, tutte le aree del Paese hanno fatto registrare un calo delle nascite, più contenuto al Centro      (-3%) e, viceversa, più accentuato nelle Isole (-5,1%). Il Nord-Ovest e il Nord-Est segnano rispettivamente un decremento del -4,5% e del -4,7%, mentre il Sud risulta in linea con la media nazionale.

Come già anticipato commentando il bilancio settoriale di previsione, per il mercato di consumo italiano non si vedono ancora segnali di ripartenza.

Secondo le rilevazioni effettuate da Sita Ricerca per conto di SMI, al calo senza precedenti (-5,8%) che aveva colpito la stagione Autunno/Inverno 2011-12, il sell-out dell’A/I 2012-13 risulta ancora cedente, decelerando tuttavia al -3,2%. Contestualmente, la spesa costante arretra del -2,5%, con prezzi, quindi, ancora in moderata discesa (-0,7%).

La contrazione del sell-out è stata simile sia per il segmento “bambina”(-3,3%), sia per il segmento “bambino” (-3,4%), mentre il “neonato” ha contenuto il decremento al -2,5%.

Sul fronte retail, se si analizzano i dati riferiti alla struttura distributiva (ovvero al sell-out per canale), lo Junior vede confermata la leadership delle catene, che detengono il 47% del mercato consumer nel periodo in esame, seguite dal dettaglio indipendente, sceso a quota 21%. Se si guarda, ad esempio all’A/I 2010-11, le catene coprivano il 41% del mercato, mentre l’indipendente il 25%.

A livello di performance, nella stagione invernale 2012-13, proprio le catene si sono mosse in controtendenza rispetto al dato medio, evidenziando un incremento di tutto rilievo, pari al +7,7%. Altra evidenza positiva si regista per la categoria ‘altri canali’ (comprensiva, tra gli altri, di e-commerce e outlet), interessate da un ‘mini-boom’ del +28% (da ascrivere ai segmenti “bambino” e “bambina”). Altra dinamica positiva ha interessato le grandi superfici, che hanno visto progredire del +2,5% il sell-out di moda Junior intermediato. Il dettaglio indipendente accusa, invece, una perdita particolarmente gravosa, nell’ordine del -20% (da ricondurre, anche in tal caso ai segmenti “bambino” e “bambina”, mentre per il “neonato” il ritmo di calo risulta quasi dimezzato). Infine, anche grandi magazzini, ambulanti e canale “food” sono risultati in flessione, su tassi compresi tra il -11% e il -14%.

Sulla base dell’Indagine Congiunturale svolta da SMI presso un campione di aziende rappresentativo del comparto Junior di fascia alta, gli ordini in portafoglio (pur provvisori al momento della rilevazione chiusa lo scorso ottobre) prospettano anche per il 2014 una prosecuzione del trend sperimentato nel corso del biennio 2012-2013, caratterizzato da un andamento dicotomico tra il mercato estero e nazionale. Secondo tali rilevazioni, infatti, in vista dell’incipiente P/E 2014, gli ordini italiani risultano ancora interessati da segno negativo, anche se in miglioramento rispetto a quelli dell’A/I, mentre gli ordini dall’estero si mantengono in crescita.

 


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