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La Filatura Italiana nel 2019/2020 (Nota a cura di CONFINDUSTRIA MODA – Centro Studi per SMI)

gennaio 21 | Pubblicato da Luigi Sorreca | Economia

 

Il bilancio preconsuntivo del 2019

Dopo due anni timidamente favorevoli, per la filatura italiana (in questa accezione comprensiva della produzione di filati lanieri, cotonieri e linieri) il 2019 non si è rivelato un anno soddisfacente, così come, del resto, per il Tessile nel suo complesso. Secondo le elaborazioni preliminari effettuate dal Centro Studi di Confindustria Moda per SMI, basate sia su variabili macro sia su Indagini Campionarie interne, il fatturato settoriale è stimato, prudenzialmente, in flessione del -5,8%. Il turnover settoriale scenderebbe, dunque, sui 2.760 milioni di euro.

L’andamento negativo ha interessato sia la filatura laniera (comparto preponderante con una quota di oltre l’80% sul fatturato settoriale totale) sia la filatura cotoniera, mentre la filatura liniera vede confermare il trend positivo del 2018. Per i due principali comparti e, quindi, per la filatura nel suo complesso, inoltre sia il mercato estero sia il mercato interno hanno sperimentato una dinamica negativa nel corso del 2019.

Il bilancio settoriale sembra, peraltro, non aver giovato dell’indebolimento che ha interessato le quotazioni della materia prima nel corso del 2019, mentre appare scontare, viceversa, i rincari del 2018. A tal proposito, si ricorda che nel 2018 in valuta europea l’indice Awex Eastern aveva guadagnato il +15,6%, perdendo, invece, il -10,5% nei dodici mesi del 2019, mentre l’indice ‘A’ era cresciuto del +4,4% nel 2018, calando poi del -10,0% nel 2019.

Il valore della produzione (variabile questa che si propone di stimare il valore della sola attività produttiva svolta in Italia al netto della commercializzazione dei filati importati), è stimato in flessione rispetto ai livelli raggiunti nel 2018 (-5,4%).

Nel corso del 2019 sul fronte estero, la filatura nel suo complesso assiste ad un’inversione di tendenza, vedendo ritornare l’export in territorio negativo. In linea con quanto sperimentato nei dieci mesi, per le esportazioni annue si prevede una chiusura a -4,9%, dinamica che porterebbe il fatturato estero settoriale sugli 806 milioni di euro. Sia l’export di filati lanieri sia l’export di filati cotonieri sono stati caratterizzati da perdite nel corso di tutto il 2019: i primi tre trimestri segnano tutti delle variazioni negative, pur di intensità differente. Per il filato laniero, nel primo quarter le vendite estere calano del -2,4%, poi nel secondo del -4,2% e infine del -6,5% nel terzo; non di meno l’export di filato di cotone cede il -10,1%, quindi il -11,7% da aprile a giugno, per decelerare al -6,5% da luglio a settembre.

Al contrario, l’export di filati linieri è risultato interessato da un andamento di crescita particolarmente vivace, pur in rallentamento dal cumulato ai tre mesi (+40,8%) a quello a nove (+19,0%).

Contestualmente, nell’anno 2019 l’import dovrebbe archiviare un decremento stimato al         -3,1%, per un ammontare complessivo di 857 milioni di euro.

A fronte del suddetto andamento dell’interscambio con l’estero, il saldo commerciale si conferma negativo ed è atteso portarsi sui 50 milioni di euro, in peggioramento, dunque, rispetto al dato del 2018.

Per il mercato interno, intercettato dalla variabile consumo apparente, si prevede una flessione, nell’ordine del -4,5%, ovvero in linea con l’andamento sperimentato dalla filatura oltreconfine.

Considerando il versante occupazionale, sulla base dell’elaborazione dei dati forniti dalle aziende rispondenti all’Indagine Campionaria elaborata da Confindustria Moda su un panel di aziende associate a SMI, le filature laniere presentano una contrazione in tutti e tre i trimestri monitorati; il trend, peraltro, peggiora di trimestre in trimestre: il primo archivia un -0,8%, il secondo un -2,1% ed infine il terzo cala del -2,7%.

Il commercio con l’estero nei primi dieci mesi del 2019

Se si focalizza l’analisi sui primi dieci mesi del 2019, sulla base dei dati ISTAT ad oggi disponibili, si ottiene uno spaccato di maggior dettaglio relativamente all’interscambio con l’estero per le merceologie in esame. In tale periodo, la filatura, nel suo complesso, inverte il trend rispetto al 2018 e archivia un decremento pari al -4,2% in termini di export, mentre l’import evidenzia una flessione pari al -2,7%. Da gennaio ad ottobre, dunque, il valore dei filati esportati passa a 704 milioni di euro, mentre quello dei filati importati risulta pari a 733.

In questo lasso temporale il saldo commerciale della filatura è pari a -29 milioni, in calo di oltre 10 milioni rispetto al medesimo periodo del 2018. L’avanzo con l’estero si circoscrive ai soli filati cardati e ai filati per aguglieria, analogamente a quanto registrato nei primi dieci mesi del 2016-2018; da gennaio ad ottobre 2019 risulta pari rispettivamente a 132 e a 49 milioni di euro circa.

Come suggerito dalla media settoriale, la maggior parte delle tipologie di filato qui considerate presenta dinamiche negative delle vendite estere, mentre la crescita oltreconfine è limitata ai filati cardati e ai filati di lino. Più in dettaglio, l’export dei filati di cotone perde il -8,2% nel periodo in esame; al contrario, quello dei filati di lino presenta un aumento pari al +19,4%. In ambito laniero, come anticipato, si incrementano le vendite estere di filato cardato (+2,6%), mentre i filati pettinati e i filati misti chimico/lana cedono rispettivamente il -7,0% e il -13,8%; da ultimo, i filati per aguglieria destinati all’estero frenano al -0,6%.

Parallelamente, da gennaio ad ottobre 2019, le importazioni di filati dall’estero mostrano ancora una volta dinamiche altrettanto divergenti per segno ed intensità, a seconda della tipologia. La filatura laniera presenta delle variazioni negative ovvero un decremento del       -6,8% nel caso dei filati cardati, del -4,9% nel caso dei filati pettinati e del -16,8% del caso dei misti chimico/lana; fa eccezione l’import dei filati per aguglieria, che archivia un incremento del +16,6%.

Le importazioni di filati di cotone, che nei primi dieci mesi del 2018 avevano accusato una contrazione non marginale (-11,1%), nel corrispondente periodo del 2019 segnano una battuta d’arresto, pari al -0,3%, mentre l’import di filati di lino cresce del +18,4%, su ritmi dunque non distanti da quelli del 2018 (+22,0%).

Oltre al quadro generale, si passa ora ad analizzare gli andamenti sperimentati dai principali mercati di destinazione delle vendite di ciascuna tipologia di filato.

Da gennaio ad ottobre 2019, Hong Kong si conferma il primo cliente dei filati cardati e, dopo due anni di calo, torna interessato da una dinamica favorevole pari al +2,3%, assorbendo così il 16,9% dei flussi totali. Anche il Regno Unito presenta una crescita delle vendite di filato cardato dall’Italia, pari al +6,3%, che si traduce in una quota del 16,8%. In terza posizione la Cina registra un aumento del +5,7%, pur con uno share sul totale dell’8,4%. Di contro, flette su toni decisi l’export destinato in Croazia (-32,6%). Anche la Corea del Sud mostra una dinamica positiva pari al +5,8%. Con riferimento a Paesi con export su valori inferiori ai 10 milioni di euro nel periodo in esame, si rilevano generalizzate crescite delle vendite dall’Italia, per lo più su tassi a due cifre, compresi tra +31,1% della Tunisia e il +11,2% del Portogallo.

Nei primi dieci mesi del 2019, l’export di filato pettinato destinato ad Hong Kong, al contrario di quanto registrato dal cardato, viene interessato da una performance insoddisfacente, pari al -14,3%, concorrendo comunque al 13,2% dell’export totale di comparto. La Romania, seconda destinazione, presenta invece un aumento pari al +3,3%. Al terzo posto si trova la Cina e le vendite di pettinato verso questo mercato mostrano un timido +1,4%. Mentre l’export verso il Regno Unito cala del -1,4%, crescono i flussi di filati pettinati italiani in Francia (+14,8%), Turchia (+9,5%) e Germania (+6,3%). Presentano altresì una dinamica favorevole le vendite dirette in Corea del Sud (+12,2%) e Portogallo (+35,6%).

Nei primi dieci mesi del 2019, il fatturato estero dei filati misti chimico/lana assiste ad un decremento verso i primi due clienti ovvero Austria, in calo del -3,5%, e Turchia, in arretramento del -35,9%. Al contrario, crescono del +24,2% i filati destinati al mercato rumeno. La Romania, del resto, costituisce la principale eccezione, a fronte invece di generalizzate contrazioni delle vendite che colpiscono tutti gli altri principali mercati del comparto, ovvero Portogallo, Hong Kong, Bulgaria, Francia e Spagna. Pur su valori piuttosto modesti, infatti, registrano un aumento Germania (+6,6%) e Cina (+37,1%).

Per quanto concerne i filati di cotone, nei primi dieci mesi del 2019 i flussi diretti in Germania e Repubblica Ceca presentano delle flessioni rispettivamente pari al -16,0% e al -16,5%. L’export diretto in Francia cresce, invece, del +9,6%, costituendo l’unica eccezione positiva (pur con la Tunisia, +3,9%) nell’ambito dei primi 10 mercati per valore di export. Mentre l’Ungheria contiene il calo al -0,9%, Regno Unito, Croazia, Romania nonché Spagna e Turchia accusano tutti contrazioni su tassi a due cifre.

Passando ora ad illustrare i dati di importazione, sempre da gennaio a ottobre 2019, relativamente ai filati cardati, Lituania e Regno Unito, primo e secondo supplier, mostrano una variazione in aumento, rispettivamente pari al +2,4% e al +7,7%. La Cina, dopo l’aumento superiore al +20% del 2018, accusa, invece, una contrazione pari al -19,3%. Variazioni negative colpiscono anche l’import dalla Polonia, ma soprattutto dall’Ungheria. Crescono, invece, i flussi provenienti dalla Germania.

I primi quattro “fornitori” di filato pettinato sperimentano tutti nel periodo in esame dinamiche positive: l’import dalla Polonia si incrementa del +0,6%, dalla Romania del +15,6%, dalla Bulgaria del +2,9%, dalla Repubblica Ceca del +0,1%. Flette, invece, l’importazione dalla Germania (-26,5%). Circa la Cina, si rileva un aumento significativo pari al +18,1%.

Relativamente ai filati misti chimico/lana, flette di oltre il -20% l’import da Romania e Bulgaria, rispettivamente primo e terzo supplier. Perde terreno, altresì, l’importazione dalla Turchia nella misura del -3,0%. Pur su valori inferiori, risultano caratterizzati da dinamiche di crescita le importazioni da Ungheria, Germania, Spagna, Polonia.

Infine, l’import dei filati di cotone archivia i primi dieci mesi del 2019 assistendo ad un incremento da parte dei primi tre supplier: la Turchia, assicurando il 33,3% dei filati di cotone importati in Italia, cresce del +2,9%, la Cina del +0,2%, mentre l’Egitto del +1,1%. Da India e Pakistan le importazioni cedono, invece, rispettivamente il -4,4% e il -1,2%.

Nota a cura di CONFINDUSTRIA MODA – Centro Studi per

 

 

 

Pubblicazione a cura di Confindustria Moda

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